Mons. Santo Marcianò, addio a Mario un Giovane Carabiniere tra Fede e Divisa

29 luglio 2019, 19:00 Il Fatto
Mons. Santo Marcianò

La divisa e la fede queste le stelle polari che hanno orientato la breve vita del vicebrigadiere ucciso a Roma. Perché in fondo a questa tristissima pagina, di fronte alla salma che va via, l’ultimo pellegrinaggio in terra per questo giovane Carabiniere, “il vero segreto di Mario”, ha detto Mons. Marcianò, sta tutto racchiuso nella “straordinaria testimonianza di fede che lo ha reso ‘luce del mondo’, tra i ricordi intensi e commoventi: la promessa di matrimonio nella Grotta a Lourdes, i pellegrinaggi a Lourdes, Loreto, Medjugorie”.


di Vito Barresi

Mons. Santo Marcianò, l’ordinario militare per l’Italia, sa trovare il tono giusto per dare senso alle parole sacre dell’omelia, a Somma Vesuviana, per le esequie del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega.

Tocca a lui, questo calabrese robusto, un reggino doc nato proprio all’alba dei mitici anni ‘60, con la faccia autentica alla Corrado Alvaro, un sacerdote cresciuto tra la gente d’Aspromonte, a dare l’ultimo saluto, il commiato del cordoglio e della pace eterna al carabiniere ucciso a Roma nella notte del 26 luglio.

Nel silenzio gravido di lacrime e di dolore, nella generale e assoluta attenzione di tutto il tempio gremito da famigliari, parenti, amici, commilitoni, cittadini, Don Santo ha pronunciato parole scolpite nel cuore che spezzano il marmo del freddo distacco, il gelido e persino perfido rancore irrazionale che pare neanche scalfire la luminosità semplice e umile, tratteggiata dal presule:

“Sconvolti, i suoi colleghi riferiscono di come incarnasse a perfezione la missione del carabiniere, con competenza e destrezza ma anche con una dedizione e una cura della persona superiori a ogni regolamento scritto; era capace - abbiamo sentito da tante testimonianze - di vegliare una notte intera in ospedale, accanto a una madre vedova e alla figlia, o di provvedere ai pasti e alla dignità dei criminali arrestati".

"Sì, ha servito persino la vita dei criminali, anche di colui che lo ha accoltellato e che, certamente, egli avrebbe voluto difendere dal dramma terribile della droga che disumanizza e rende vittime dei mercanti di morte, soprattutto i giovani”.

Santo Marcianò, nato a Reggio Calabria il 10 aprile del 1960, è un tutt’uno con la storia della Chiesa Calabrese e Ordinato nella cattedrale di Reggio Calabria da Mons. Mondello, parroco a Santa Venere e vicario parrocchiale a Santa Maria del Divino Soccorso, padre spirituale nel Seminario Maggiore Pio XI, rettore dello stesso e docente di Liturgia e Teologia Sacramentaria, direttore del Centro Diocesano Vocazioni, membro della Commissione Liturgica Pastorale, presidente del Collegio dei Revisori dei Conti e membro del Collegio dei Consultori, giornalista pubblicista, arcivescovo dell’arcidiocesi di Rossano-Cariati, segretario della Conferenza Episcopale Calabra e segretario della Commissione per l'Ecumenismo e il Dialogo della Conferenza Episcopale Italiana, dal 10 ottobre 2013 è ordinario militare per l'Italia.

La sua vicinanza al mondo delle divise, alla vita delle Forze Armate gli ha fatto cogliere gli aspetti più umani e affettuosi del profilo del vicebrigadiere, una vita amaramente perduta ma fulgidamente sacrificata al dovere che si riflette nella:

testimonianza di una non comune capacità di donare amore, amicizia, gioia. Era la sua vita, perciò ha potuto servire la vita fino alla fine, offrendo una lezione indimenticabile che lascia senza parole e ha fermato l’Italia, con una partecipazione di popolo poche volte registrata”.