La vicenda dell’ulteriore allargamento della discarica di Columbra segnala a tutti i crotonesi un grande vuoto istituzionale e politico per la città, un'assenza di idee e di propositività a dir poco sconcertante in merito alle prospettive future di sviluppo economico e ambientale del Capoluogo è del suo territorio.
di Peppino Cosentino
Le coordinate politico-istituzionali, passate, presenti e future, insegnano che anche dalle situazioni più negative possono essere generate nuove opportunità.
Proprio in questi momenti non è logico né utile dare spazio a reazioni estemporanee perché ciò che occorre è un ragionamento, cioè adottare un metodo di interlocuzione basato sul confronto per trasformare quella che si palesa immediatamente come una pesante subalternità rispetto a decisioni altrui, nel protagonismo convinto e intelligente del ceto dirigente di una città che ha più che mai bisogno di una adeguata tutela dei propri interessi collettivi, della consapevolezza della responsabilità del bene comune e della difesa delle proprie prerogative e peculiarità.
L’ulteriore sacrificio richiesto a Crotone potrebbe per questo opportunamente essere ribaltato e bilanciato dalla individuazione di un nuovo percorso progettuale, le cui quotazioni non possono che essere ecocompatibili ed eco sostenibili.
Questo nuovo percorso progettuale non può che puntare a una “visione” del problema e della sua soluzione senza ridursi a una semplice e scomposta “reazione”, magari di stampo qualunquista e populista, per contrastare e superare la decisione autoritativa e sbagliata che il presidente della giunta regionale Mario Oliverio, con l’assenso e il favore dell’assessore crotonese Antonella Rizzo, vorrebbero imporre alla città di Crotone perché a loro dire solo oggi si scopre la dimensione regionale dell’emergenza rifiuti, mentre in realtà si coglieva ad ampie mani fin dal primo giorno di insediamento di questa amministrazione regionale.
Dal declino manifatturiero ad un
“Nuovo Hub Industriale Regionale”
In termini di proposta concreta ripensare Crotone, dopo il declino manifatturiero, come a un “Nuovo Hub Industriale Regionale di una Filiera Produttiva dei Rifiuti”, non è affatto un'idea peregrina.
Perché in primo luogo c'è il bacino, la miniera, con il grande vantaggio di una materia prima che non finisce mai, verrà mai meno e che reclama di essere trasformata in una vera e propria risorsa produttiva quando oggi è soltanto un pesante costo sia fiscale che ambientale a solo carico dei cittadini e dell’assetto ecologico di una regione a forte vocazione turistico qualitativa.
È su questa idea che bisognerà spingere e martellare, ponendola al centro di una discussione analitica e di una sua verifica metodologica e organizzativa, tenendo conto che il ciclo dei rifiuti, come quello delle risorse idriche, non può più essere concentrato sulla disinvolta attribuzione dei costi ai soli enti locali, con gravami incredibili, balzelli, tasse e imposte aggiunte alla già deficitaria condizione economica della cittadinanza, proprio quanto si vuole perpetuare una logica di smaccata e insopportabile diseguaglianza e disparità, che concede tutto il profitto e il plusvalore, derivante dallo sfruttamento di questa miniera, nelle mani spesso avide e ingorde dell’ombrello protezionistico formato in Calabria da un ben noto e ristretto numero di imprese del settore.
Per questo bisogna immediatamente elaborare una proposta diversa, un progetto alternativo e verificabile con cui si costruisce la struttura operativa di un nuovo soggetto futuro che dovrà essere unico, pubblico, con un’unica sede regionale, in grado di farsi carico dei costi e non solo di godere degli enormi gettiti degli abbancamenti.
Così come successivamente servirà individuare un adeguato e competitivo modello di gestione dell’intero ciclo dei rifiuti regionali che porti beneficio anche economico e ambientale, un soggetto pubblico preposto alla regia, al controllo, all'osservatorio e alla certificazione, sia sul piano dell’impatto ambientale che di una ordinata pianificazione territoriale.