Salvini tra un “immaginario” golpe d’agosto per gettare l’Italia nel caos e la ritirata dell’Armata Brancaleone

12 agosto 2019, 20:00 100inWeb | di Vito Barresi

C'è un famosissimo film di Alfred Hitchcock con un titolo stuzzicante come il preambolo di un nuovissimo programma politico: L’ombra del dubbio. Ma non è a questo che intendo riferirmi. Anzi per essere più chiaro, esplicito, vorrei proporre un gioco d’estate, cioè provare a comparare le ombre del dubbio con la straordinaria, indimenticabile, pellicola del grande Monicelli, girata a Le Castella, luogo cult dove l’ormai ex ministro degli interni (che ancora non di dimette dalla sua amatissima “cadrega”) ha in qualche modo simulato il remake di Vittorio Gassman, crociato neofita, itagliano vero, eroe medievale, alla testa Capitano di una mirabolante Armata Brancaleone composta da “stamarrati” del sud e olentoni del nord.


di Vito Barresi

Tutti in fila a chi viene poi adesso, il tormentone dell’estate al Papeete, sapore di mare, lo sai che i watussi, vamos a la playa, che al posto di ostentare stendardi crociati e simboli sacri contro i nemici del Cristianesimo, inneggiavano allo scannamento in mare dei cani mussulmani, rigorosamente via selfie and social.

A parte tutto, ora che mancano pochi giorni a Ferragosto, e il mondo intorno non si placa, neanche si calma, sotto la sferza canicolare di un caldo che tocca temperature Fahrenheit, forse sotto l’ombrellone o la quiete di un albero in montagna, con gli slogan attempati delle antiche opposizioni al regime democristiano, si potrebbe persino discettare sul gravissimo tentativo di Matteo Salvini, in qualità di ministro degli Interni di gettare l’Italia nel caos, proprio nel bel mezzo delle ferie agostane.

Giorni che devono il loro nome al primo imperatore romano che aveva inteso, dopo il golpe ordito per assassinare Cesare, il dittatore populista ante litteram, regalare qualche giorno di vacatio al Senato di Roma, come oggi, forse, avrebbe voluto, con la sua marcia balneare, proprio l’italiano neo converso ministro dei porti chiusi e delle casse aperte.

Ma l’obiettivo di Salvini, il suo tentativo di gettare l'Italia nel caos, è clamorosamente fallito.

D’altra parte lo stesso ci aveva abituato a essere una sorta di sconfitto di Stato, un perdente vip che utilizza tutti i mezzi pubblici, dalle berline blindate alle moto d’acqua della polizia, considerando che la propagandistica operazione dei porti chiusi era andata a picco sotto i colpi di una giovane e coraggiosa comandante, la Carola che, con mano ferma ha saputo spezzare non diciamo le reni ma comunque i freni posti alla solidarietà e all’accoglienza dal ministro leghista, sconfitto anche da tanti altri che in svariate occasioni avevano intuito l’efficacia di quell’antico detto secondo cui chi sbraita eccessivamente se non è un cane, sicuramente, è una tigre di carta, o se si vuole un gigante dai piedi d’argilla.

Tuttavia, adesso è necessario capire se effettivamente ci sia stato, almeno concettualmente, un qualche disegno, una conseguente “pianificazione” di un progetto, per cui escalation di polemiche, scontri frastornanti in piazza, rotture incomprensibili di alleanze di governo, si possono sintetizzare in quanto mai rapidissime manovre flat, decisioni a quota cento per arrivare impulsivamente persino allo scioglimento anticipato delle Camere.

Rimanendo fantasy, genere giallo Mediterraneo, una specie di noir moscovita, una spy story ambientata in Russia da Ian Fleming, qualcuno potrebbe anche vaneggiare, ipotizzare, ricostruire nei minimi dettagli, lì dove si nasconde il diabolico, che a Parlamento sigillato, proprio all’apice del solleone, Salvini avrebbe potuto prendere un’abbronzatura protetta, invidiabile, mettendosi al riparo da qualsiasi accusa di aver avuto parte, contezza o conoscenza di quella strana connection neo zarista, tra intelligenza, rubli, scalata del potere e, infine, scacco matto a Conte, consegna chiavi in mano dell’Italia sul piano geopolitico al duo Putin-Savoini e compagnia del Bolshoi.

Così il ministro in bermuda decide di mettersi a correre follemente, nelle torride notti d’estate, verso sud. Con esiti quantomeno deludenti per non dire politicamente ed eticamente disdicevoli.

Quando mai si era visto, nella storia di prima seconda terza e quarta Repubblica, un Ministro degli Interni mettersi ad aizzare le risse in piazza, incitare allo scontro, assumere atteggiamenti talvolta persino provocatori, usufruendo della Polizia di Stato, quasi umiliata come fosse il servizio d’ordine della Lega Nord a Pontida, che se non fosse stato per la serietà e il senso del dovere dello Stato di svariati Prefetti come quelli di Catanzaro e di Catania, loro sì, che insieme ai questori e tanti funzionari e dirigenti di Ps hanno impedito che le manifestazioni di piazza si trasformassero in aperti e pericolosi scontri con le forze dell’ordine, come stava per succedere a Soverato, dove è mancato soltanto un Fiat che le cose degenerassero in una manganellata di mezzanotte, contro gli stessi attivisti del partito di governo che sventolavano sul muso dei celerini le bandiere del Movimento 5 Stelle?

Appena dopo ferragosto alla pubblica opinione bisognerà far conoscere nei dettagli quanto è accaduto in questi folli giorni di agosto, perché è andato fuori di testa, fuori controllo, qualcosa attorno a un ministro che invece avrebbe dovuto garantire in tutto il paese tranquillità, sicurezza, affidabilità proprio nelle settimane che sono dedicate a ritemprarsi dopo un anno duro, vigilare sulla quiete della vacanza al mare, ai laghi, nelle isole, in montagna.

Dopo quanto avvenuto a Soverato, e poi successivamente a Catania, laddove lo stesso Salvini ha potuto, perché i fans bramosi di selfie erano talmente esigui, constatare che stava per svanire il sogno di una marcia su Roma, il ministro abbronzato, si è ripreso dalla sbronza di finta folla, forse realizzando di trovarsi nell’angolo, messo ai margini non solo del gioco politico parlamentare ma anche da quello elettorale e dei sondaggi.

Ecco perché potrebbe esserci in mezzo qualche grado di separazione, suspence, improvvisi cambi di scena, anche se poi alla fine del racconto tutto si lega. Si, sì proprio così, tutto si lega, ma facilmente anche se solo automaticamente nel Nord mentale, psichico politico di Matteo Salvini, che non lo stesso luogo geometrico e politico del flemmatico Sud, dove il sogno di qualche notte di mezza estate è quasi rovinosamente svanito in un baleno di ostili proteste a reddito minimo garantito.

Tanto che per Matteo Salvini, travolto da un insolito destino nell’azzurro mare Mediterraneo, altro non restava che tuffarsi in acqua sotto la torre del fiabesco castello dell'Armata Brancaleone.