Oggi su Amazon non si vende e non si compra! Immaginate un cartello siffatto sulla home page del più grande ipermarket sul web? Per il momento inimagginabile anche se mai dire mai... se c'è il famosissimo 'black friday' perchè non proporre un planetario, universale 'green friday' in cui tutti decidiamo per un giorno di non comprare nulla su Amazon per salvare l'Amazzonia?
di Vito Barresi
L'idea, una semplice proposta, è questa: promuovere un momento simbolico mondiale, un giorno di sciopero dei consumi, astenendosi di comprare anche uno spillo, un solo ago di pino, sulla più grande piattaforma dell'e-commerce on line, che porta il nome proprio della millenaria foresta, sudamericana. Un'iniziativa non contro Amazon ma a favore di un piano globale per salvare l'Amazzonia.
Lo "sciopero alla rovescia" dei consumatori riecheggia, oltre che la leggendaria azione sindacale di Giuseppe Di Vittorio e dei braccianti disoccupati nel sud italiano del secondo dopoguerra, anche il famoso 'staccate la spina' di Marshal Mc Luhan. Quando il più importante sociologo della comunicazione indicò la presa del telefono analogico come l'amplificatore delle richieste di un famoso gruppo terroristico italiano.
Mentre l'Amazonia continua a bruciare, mentre l'ecosistema continua a perdere attimo per attimo centimetri di terra e spazi della biodiversità, ad Amazon, minuto per minuto, nelle enormi casse del colosso commerciale aumentano i profitti, crescono i dobloni d'oro che scendono in cassaforte come fossero i famosi dollari nei depositi di Zio Paperone.
Che fare? Semplicemente fermare il vorticoso mondo che gira intorno ad Amazon con un gesto pacifico, volontario, consapevole che è quello dell'astensionismo consumistico attivo.
Non un boicotaggio ma una limpida scelta del consumatore che si farà parte di un impegno più ampio, contribuire cioè in un solo giorno a incidere su quello che in sociologia si chiama 'pacco standard', altrimenti detto il 'paniere' dei prodotti di largo consumo, con un azione giusta a sostegno della svolta climitatica.
D'altra parte a parlate di "GreenFriday" era stata l'editrice ambientalista "Terra Nuova", che da 40 anni "adotta una filiera di produzione della rivista e dei libri ecologica, certificata e rispettosa dei diritti dei lavoratori, basata su scelte "verdi" che salvaguardano le foreste", invocando "un giorno in cui essere liberi dal consumo fine a sé stesso, dagli sprechi e da questa sudditanza all’avere, tutto e sempre".
Per contribuire a salvare la foresta ammazzonica basterebbe un solo giorno di astinenza mondiale dagli acquisti sul grande supermercato online che porta il nome dell peso 'immensa riserva verde brasilina, il colosso dell'e-comerce Amazon di Bezos.
Da qui l'idea rimodulata di promuovere una Giornata Mondiale di protesta e solidarietà per salvare l'Amazzonia astenendosi per un giorno intero, in ogni parte del pianeta, da acquistare anche con un centesimo su Amazon.
Ecco, in fondo è questo che si vorrebbe chiedere ai responsabili e proprietari del colossale cartello del consumo diano anche loro un obolo alla solidarietà ecologica mettendosi dalla stessa parte del loro nome Amazon: pro o contro l'Amazzonia?