Le elezioni Regionali, le Primarie a spese nostre e il “gioco” dei Super Mario per vincere facile

15 settembre 2019, 09:25 Opinioni&Contributi

Mai come oggi in Calabria è importante essere presenti, dimostrarsi attenti e non distrarsi. A poche settimane dalla grande occasione - dunque - osserviamo gli uomini, i personaggi che si agitano nei pressi del luogo della sfida. I contendenti. Gli aspiranti ed il campione.


di Rori De Luca*

Già, il campione. Che crede di potersi attribuire da sé solo il titolo e, forte di cotanta investitura, prova a decidere lui stesso anche il tempo della sfida e le sue regole. Agisce con scaltrezza, mestiere e consumata abilità.

Tanto che un suo potenziale avversario dismette i panni del contendente prescelto (che pure ambirebbe a vestire da tempo) per divenire suo alleato.

Entrambi, sfidante e campione, condividono un piano. Per imporre a tutti noi, a tutta la Calabria, una scelta tanto angusta, quanto inutile.

Il nome in comune, Mario, farebbe pensare ad una competizione elettorale ridotta ai minimi termini. Una scheda, due soli cognomi e la scelta obbligata del male minore.

Poveri noi, povera terra, povera Calabria, ridotta così a uno zimbello. Considerata cosa loro. Un affare privato, come la contesa elettorale, tradotta in una farsa organizzata.

Mi viene da credere che, se trovassero una buona combinazione tra loro (e ne assumessero il potere), i due Mario non esiterebbero ad abolire per legge il diritto di altri a competere.

E così il Presidente uscente (guai a chiamarlo così, che se fosse per lui si “prorogherebbe” sine die, per merito) indice le primarie “istituzionali” (QUI), prova a procurarsi qualche milione di euro (sette) variando il Bilancio Regionale e programma che i calabresi votino quando a lui fa più comodo.

Prima è meglio è. Giacché gli altri, i contendenti, sono ancora alle prese con le scelte altrettanto “calcolate” per individuare chi contrapporgli.

L’altro, il Sindaco uscente (lui sì che non vede l’ora di “uscire”, dal guaio che lascerà in eredità alla sua città, presto condannata al dissesto), coglie la palla al balzo e si candida a candidarsi da solo. Farà le primarie pure lui.

Insieme spenderanno qualche milione di euro (almeno il doppio del milione di cui si dice) per la messa in scena.

Infine, saranno promossi, campione l’uno e sfidante l’altro.

E noi, i Calabresi, potremo “scegliere” di affidare quel che resta del nostro futuro soltanto a uno dei due. Che questa dose di democrazia basta e avanza.

Ovviamente le cose non andranno esattamente così. Non tutto avverrà come “Mario il Presidente” e “Mario il Sindaco” hanno programmato, ma tanta arroganza e tanta prepotenza non possono passare inosservate.


Una sceneggiata pressoché privata

con il solo fine di consacrare

un vincitore che non può perdere?


C’è una questione che si sta facendo sempre più inevitabile. Una cosa che si fa sempre più presente e si avvicina, minacciando i due Mario e tutti quelli che, da par loro, hanno fatto, fanno e vorrebbero continuare a fare della politica la loro riserva di caccia privata.

Si chiama morale. Si legge questione morale. Ne parlava un certo Benedetto Croce già nel 1931 e scriveva di “Etica e politica”.

Ma cos’è dunque l’onestà politica?”, si chiedeva. E la risposta era semplice e potente. L’onestà politica non è altro che la capacità politica.

Hanno dunque ragione il campione ed il contendente che usano abilmente a loro favore le regole scritte per inibire ogni cambiamento ed impedire la sfida (e magari l’avvento) di donne ed uomini nuovi? È corretto ed accettabile l’uso politico del denaro pubblico?

Possono le risorse milionarie destinate alla Calabria essere spese per indire e celebrare una sceneggiata pressoché privata, con il solo fine di consacrare un vincitore che non può perdere?

In apparenza potrebbe sembrare così, almeno per quelli di noi che si sono rassegnati e si condannano “perché tanto non cambierà mai niente”.


Ci salveremo se sapremo porre

la questione morale

ad entrambi i contendenti,

ma prima di loro a noi tutti


Ma ci salveremo se porremo la questione morale ad entrambi e - prima di loro - a noi tutti. Se avremo coraggio e giudicheremo (in questo caso non solo si può, ma si deve) queste azioni come l’espressione

“di quella disonestà privata che corrompe la stessa opera politica, e fa che un uomo politicamente abile tradisca il suo partito o la sua patria; e per questo richiediamo che egli sia anche privatamente, ossia integralmente, onesto. Senonché non si riflette che un uomo dotato di genio o capacità politica si lascia corrompere in ogni altra cosa, ma non in quella, perché in quella è la sua passione, il suo amore, la sua gloria, il fine sostanziale della sua vita.”

Le azioni sono state già compiute e sono sotto i nostri occhi. Qualcuno ha scelto di usare quella norma e di spendere quei soldi per rimanere da solo a gareggiare, magari con l’altro che non ha disdegnato di condividere la “marachella”.

L’uno o l’altro pari sono. Di ciascuno possiamo dire che:

“se - nonostante l’impulso del suo genio, nonostante l’amore per la propria arte - soggiacerà ai suoi cattivi istinti e farà cattiva politica, allora, il presente discorso è finito perché siamo rientrati nel caso in cui la disonestà coincide con la cattiva politica, con l’incapacità politica, da qualunque lontano motivo sia prodotta, virtuoso o vizioso, e in qualunque forma si presenti, cioè come incapacità abitudinaria e connaturata, o incapacità intermittente e accidentale.”

Insomma, cari campione e sfidante, come uomini possiamo perdonarvi, ma come politici no. Dunque, dovete farvi da parte. E lasciare questa terra, questi luoghi e questi uomini a chi la sfida è pronto a raccoglierla davvero.

* Sentire Crotone