Dopo il successo dei Verdi alle politiche in Austria anche in Calabria cresce la speranza che l’onda ambientalista, l’effetto Greta Thunberg che ha coinvolto tanti giovani calabresi nella giornata mondiale per il clima, possa avere il suo rimbalzo nel dibattito politico che si è aperto in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del consiglio regionale e la scelta del candidato a Presidente della Regione Calabria. Come si sa in Tirolo gli ecologisti per la prima volta sono diventati la seconda forza alle spalle dei popolari Oevp, sorpassando i socialdemocratici Spoe e l’ultradestra Fpoe.
di Vito Barresi
Esperti, tecnici, politologi, sociologi, romanzieri, letterati, giornalisti, medici, scienziati di importanza mondiale, una vera e propria costituente dei cervelli in fuga, tutti giovani e le donne che sono fuori della loro terra per motivi di studio e di lavoro, ormai ripetono all’unisono una sola verità: “il futuro della Regione Calabria se non è verde non ci sarà, si sta alzando forte il vento del riscatto, il desiderio di giustizia, il bisogno politico di una svolta climatica per questa terra, una svolta che deve essere davvero storica, epocale”.
Parte da questi sentimenti, quasi un emozione diffusa, l’appello di speranza che da ogni parte della Calabria vuole giungere all’attenzione, all’orecchio e allo sguardo, di Nicola Zingaretti e quant’altri a Roma dovranno decidere come allestire una Nuova Alleanza Regionalista 2020-2030 per la Svolta Climatica in Calabria.
Solo attraverso un grande patto che ponga al centro della Regione Calabria un programma climatico e ambientalista di sviluppo infrastrutturale si potrà uscire dalle beghe di vecchi sodalizi che nulla hanno più a che fare con la politica positiva e la civiltà di questa regione.
Svolta ecologica, beni comuni, messa a frutto dell’immenso patrimonio regionale e delle risorse naturali che oggi sono saldamente e avidamente strette nelle sole mani di gruppi monopolistici locali e multinazionali, guerra in ogni comune, borgo rurale e quartiere alle diseguaglianze, alle disparità territoriali, possono diventare i punti qualificanti di un programma politico regionalista e ambientalista per dare alla Calabria la dignità perduta in questi ultimi anni sprecati in cattiva amministrazione e brutta sotto-politica, per come tante inchieste della magistratura hanno certificato e accertato.
Alla ricerca di un candidato utile che sia di superamento del ritardo provocato dalle ultime due giunte regionali di Scopelliti ed Oliverio, le cittadinanze, comunali e provinciali, l’associazionismo, l’opinione pubblica, le stesse forze politiche interessate ad una radicale alternanza di modelli e di sistemi di governo regionale, devono rapidamente approntare un programma convincente che sappia ribaltare questa situazione indecorosa di estrema vulnerabilità e di svantaggio in cui si trova per intero e in ogni sua parte geografica la Regione Calabria.
Per uscire da questa terrificante “landa desolata” in cui è stata gettata una delle regioni cerniera negli assetti geopolitici dell’immensa area di libero scambio euro mediterranea, che ha al suo centro il Mezzogiorno d’Italia, occorre affrontare la sfida dell’alternanza politica e istituzionale, costruire sulle macerie del passato una Nuova Regione Calabria, in grado di affrontare gli anni che vanno dal 2020 al 2030.
Tutto ciò richiede un radicale mutamento nei rapporti di forza sociali, economici e ambientali, con un diverso volano di sviluppo che inverta la rotta e rompa con le perverse e abominevoli logiche di tipo assistenzialistico, clientelare, tardo industrialista e pseudo sindacalista, le stesse di chi ha portato tanti guasti ed enormi delusioni a milioni di calabresi.
Da qui la necessità di formare per le elezioni del Consiglio Regionale della Calabria un’Alleanza Regionale Verde e Ambientalista che guidi e orienti lo sviluppo e la modernizzazione della Calabria degli anni 2020-2030, aprendo le porte di una Regione chiusa, gretta, angusta, inquinata e persino intaccata dalla ‘Ndrangheta, dal crimine e dal malaffare, spazzando via il tanfo della corruzione e del voto di scambio, aprendo porte all’autodeterminazione, alla libera partecipazione dei cittadini, delle comunità e dei territori, al vento nuovo del cambiamento, all’aria pulita dell’alternanza e del ricambio.