Che mi rilasso in Umbria... Se passa la notte dei nuovi ciarlatani chi sarà il nuovo Presidente della Regione Calabria?

31 ottobre 2019, 07:00 Politica.24

“Ma vai in Umbria? Vai in Umbria per rilassarti? Io non mi rilasso in Umbria... Che mi rilasso in Umbria...non mi rilasso in Umbria...” Potrebbe essere definitivamente passata la notte cupa dei nuovi ciarlatani, di quelle donne vice e quegli uomini ameba che fingono di fare l’amore per stuprare nell'urna delle elezioni regionali i cittadini calabresi?


di Vito Barresi

Attenzione al quesito nella scheda elettorale immaginaria, l’exit poll dei nostri ri-sentimenti è stretto: meglio un altro Ciarlatano, una zombie vispa ingiallita come una pera camorra alla Cittadella o una buona, sana e solida guerra di Liberazione elettorale per scacciare definitivamente i morti di Reggio Emilia dalla Regione Calabria?

In un mondo che non vuole più i calabresi in mezzo alle scatole come evitare che un nuovo ciarlatano ne diventi presidente? Bella domanda quando non ci vogliono più a sinistra, non ci vogliono più al centro, e chissà perché a ricercare la Calabria c’è rimasta soltanto la Lega di Salvini... Bisognerebbe chiedersi come mai ormai tutti ci scartano.

E da qui ricominciare a rompere davvero le scatole, anzi ad aprirle per portare a vista le scorie che contengono da tempo, che sono poi il retaggio della nostra indifferenza, inciviltà, impreparazione, ignoranza.

Scatole ben sigillate, ecoballe di rifiuti organici difficilmente biodegradabili. Che sono poi i veri ostacoli frapposti sempre all’avvio di un autentico processo di liberazione per i calabresi rispetto al loro più remoto e recente vissuto di regionalismo, dai più ormai giudicato inadeguato alle nuove sfide del presente.

Liberare la Regione Calabria dalle pesanti catene del passato. Le stesse arrugginite catene che fanno pensare ai riti pagani e animistici in auge tra i carcerieri delle migliaia di prigionieri di guerra della Magna Grecia.

Uomini ridotti in schiavitù nelle segrete di Vigna Nuova, mura templari adesso ridotte a discariche abusive, pascoli bradi di pecore che brucano erbette inquinate da formaggio Dop, nei pressi del torrente seminterrato del Papaniciaro, proprio sotto le colline d’argilla che contengono l’immensa, ricolma, flautolente Magna Discarica dell’Antica Kroton.

Si parla d’antico quando siamo in mezzo a quei titoli che fanno Stige, Lande Desolate e quant’altro, mentre ancora si conta il numero pitagorico dei soldati catturati durante le campagne belliche sterminatrici tra le polis di Kroton e Sybaris, quasi un calco immaginario e invisibile che riporta l’elenco di consiglieri e presidenti regionali arrestati, vicepresidenti ammazzati come capretti di latte, nella quasi totale indifferenza della popolazione.


Ci vorrebbero nuovi palcoscenici

dove svolgere la vita pubblica

e decisionale di una regione

in grande difficoltà e senza

prospettive reali di crescita


Per cui può sembrare non una vocazione ma persino una accademica pretesa pensare come vera, sostenibile e praticabile una Liberazione della Regione Calabria del tutto utopistica.

Tuttavia l’utopia incarna e sostanzia il cambiamento reale delle cose che di sicuro è un costante sentito dire, un modo come un altro per affermare che bisogna profondamente credere alla profusione di nuove energie per trasformare realmente lo scenario politico.

Ci vorrebbero nuovi palcoscenici dove svolgere la vita pubblica e decisionale di una regione un grande difficoltà e senza prospettive reali di crescita secondo i parametri ordinari non solo del Bilancio dello Stato ma dei veri fattori di produzioni presenti e attivi sul territorio e nei sistemi economici locali.

Questo lievito di Liberazione che poi significa nient’altro che ridare dignità e orgoglio ai calabresi psicologicamente destrutturati dai grandi delitti del malaffare politico prima ancora che dalle violente smargiassate della ‘ndrangheta, libertà nelle scelte e nelle decisioni per tutti i cittadini che risiedono in questa terra, significa anche concretamente realizzare nuovi spunti programmatici e momenti costruttivi capaci di interrompere consolidate abitudini, in grado di determinare l’ideazione, la progettazione, la programmazione di fattori della prospettiva.

Per disegnare il prossimo quinquennio di regionalismo, di operosa vita calabrese, spezzare le catene della consuetudine e aprire le porte del Consiglio Regionale al coraggio dell’impegno morale, ideale, persino all’arte di fare nuova e più bella la Calabria, a partire da una nuova immaginazione regionalista.

Avere la visione di una Calabria aperta alla crescita e alla contemporaneità comporta un cambio di prospettiva e di mentalità per ripensarla nella sua integralità e integrazione territoriale, ossia nella sua pluralità e unicità di risorse umane e naturali.

Unire la Calabria non per farne una Cittadella ma per renderla Magna, grande nel suo contesto italiano, europeo e mediterraneo.

Nella foto: Luigi Spanò, “Lettura dei Silenzi n.11”