Dimissioni di Pugliese, l’attesa di un gesto forte tra dignità politica e immediato scioglimento del Consiglio

7 novembre 2019, 22:00 Politica.24

Può farlo solo lui. Duramente richiamato a concentrarsi interiormente sul suo prossimo futuro, proprio nel momento più crudo e severo della sua esperienza pubblica, ora Pugliese deve dare prova di saper raccogliere tutte le sue forze morali per scegliere definitivamente da che parte stare.


di Vito Barresi

Se cioè sollevarsi con dignità da questo pantano che lo infanga e rischia di sommergerlo, nel gorgo appena annunciato di svariate e circonstanziate accuse e incriminazioni (QUI), pensando e decidendo rapidamente di uscire dal vicolo cieco in cui si è cacciato.

E con ciò liberandosi da eventuali errori passati, salvando la faccia e la propria identità, incrinate se non deturpate da ombre e voci che si riverbano in tutta la città, la Regione Calabria e il Paese intero in base alla ricostruzione giudiziaria di una vicenda di illegalità, soprusi, violazioni di legge, atti ambigui e ingarbugliati, che potrebbero infine individuarlo e condannarlo in quanto essere stato solo lui, esclusivamente lui, il catalizzatore unico di tutte le negatività che si sono addensate nel tempo e improvvisamente scatenate sulla gestione amministrativa comunale e nel sistema della politica e di potere della città.

Non fosse altro perché la riacquisizione della sua dignità passa obbligatoriamente da un gesto forte come questo, che poi è quello di mandare a casa tutti i nani e i ballerini che lo hanno fin qui zavorrato senza contribuire minimamente ad elevare sia il livello della gestione amministrativa che il grado di competenza, responsabilità e maturità del ceto politico crotonese.

Dall’ostracismo, pesantemente inflitto dagli inquirenti e dai giudici delle Procura della Repubblica di Crotone (con un provvedimento forse più pesante e moralmente afflittivo dei domiciliari, cioè l'espulsione fisica dalla città, munito di un foglio di via che lo costringe al soggiorno obbligato in altra dimora calabrese) egli potrebbe in un sol colpo riscattarsi, anche nel giro breve di una sola notte, presentando al Segretario Comunale e al Presidente del Consiglio Comunale le sue irrevocabili dimissioni come atto politico di scusa non solo verso i suoi “mandatari” politici ed elettorali, quanto verso tutti i crotonesi che osservano basiti e sgomenti in che stato è ridotto il primo cittadino di una città ferita nell’onore civico e nell’immagine collettiva presente e futura.

Non altre opzioni, proposte o percorsi dovrebbe a nostro avviso prendere in considerazione Ugo Pugliese, per tornare a essere un professionista rispettato e un cittadino crotonese rispettabile, se non le dimissioni senza alcuna condizione né condizionamento, lasciando immediatamente la carica che ricopre, probabilmente adesso anche insidiata e vacillante sotto i colpi dell’applicazione di norme specifiche afferenti alla legge Severino da cui potrebbe desumersi l’ormai probabile sua sospensione prefettizia dall’esercizio delle pubbliche funzioni.

D’altra parte la sua amministrazione allegra e “alla carlona” non poteva che essere ignara delle regole della legalità, in tal modo da non poter che produrre simili risultati.

Sia chiaro, noi intendiamo nettamente distinguere le responsabilità politiche e istituzionali dai reati al momento contestati in ipotesi al sindaco e ad altri dirigenti, funzionari e assessori comunali.


In tilt la cabina di regia

che fa capo ai Demokratici,

vero centro di potere


Come pure qui si potrebbe avanzare una lettura più tecnica e sostanziale dell’azione penale e giudiziaria che di fatto ha rotto l’anomala “staffetta” tra via Firenze e il Palazzo del Comune, mettendo almeno temporaneamente in tilt e fuori gioco la cabina di regia che fa capo ai Demokratici, vero centro di potere nella quotidiana determinazione degli atti e delle disposizioni municipali.

Fatto questo che non nasce dal caso bensì, come abbiamo scritto e ripetuto tante volte, da un Comune disamministrato da oltre 25 anni almeno, senza timore di essere smentiti, anzi confermati dalla condivisione di indagato di uno dei dirigenti di punta e di spicco, oggi in pensione, dei due precedenti sindaci Senatore e Vallone, che di fatto costituirebbe, molto esemplificativamente, il raccordo tra passate e presente amministrazione.

Proprio la responsabilità politica della “non discontinuità” è certo il fardello più gravoso che rischia di diventare pietra tombale apposta sulla sindacatura di Pugliese.

Lo stesso che dopo aver declamato un “nuovo ordine” non ha saputo dare seguito coerente ad alcuno dei suoi progetti, sempre se ne aveva avuti, anzi si è impantanato nelle vecchie logiche dell’inedia per conservare le rendite di posizioni politiche e non.

La sua mancanza di visione politica “popolare”, “democratica”, sociale, civica e strategicamente lungimirante, colta, generosa e preparata ha aperto un vuoto tanto ampio da scoraggiare ogni positivo e serio impegno, e da qui il costante, continuo, anche urtante ricorso agli avventurieri di ogni pasta e risma, non più stata una soluzione d’occasione quanto invece l’inveterata prassi di gestione, la maldestra e inquietante necessità condivisa con altri.

L’episodio giudiziario del momento si incunea e si somma, non accidentalmente, alle istruttorie della Corte dei Conti, finendo per consegnare ai cittadini crotonesi una rappresentazione del futuro istituzionale e amministrativo a tinte fosche, ossia l’approntamento di uno scenario in cui purtroppo saranno richiesti, e forse persino sollecitati e ammirati, nuovi e ben più pericolosi avventurieri rispetto a questa stessa leva politica allevata e svezzata in politica da un dissennato mallevadore.

Da questa inchiesta che sta affondando il panfilo del Sindaco e la paranza della sua coalizione Prossima Crotone, sostenuta e voluta dai DemoKratici e da Calabria in Rete, nella pozzanghera di una piscina dalle acque sporche di una arruffata impreparazione amministrativa, le carenze di Pugliese sono state moltiplicate e strumentalizzate da un ambiente sociale, economico e politico che lo ha sospinto sul baratro personale della vergogna e del ludibrio.

Subendo un colpo politicamente e umanamente durissimo che sta già cominciando a pagare ma che non può neanche per un istante in più far gravare a danno del popolo.

Gettandolo, ancora una volta, sulle spalle già incrinate di una città e di una provincia umiliata, messa in ginocchio dal suo fin troppo disinvolto e sportivo pressappochismo.