Dimissioni Pugliese: prima mossa da sindaco “senza fili”. Avanti il prossimo sperando in un taglio col passato

12 novembre 2019, 08:46 Imbichi

La fine dell’amministrazione Pugliese rappresenta l’ennesimo naufragio della classe politica crotonese. Un naufragio di cui non si sentiva alcun bisogno, e che porta con sé numerose ombre, emerse nelle intercettazioni telefoniche, e nel quale si rischia di rimanere eternamente intrappolati.


di Francesco Placco

Chi l’avrebbe mai detto che l’amministrazione Pugliese si sarebbe infranta a causa della piscina comunale? (QUI) A dire il vero, sono in molti ad aver sollevato la questione in tempi non sospetti, ma diciamocelo: con tutti i problemi che ci si trova ad affrontare quotidianamente, la piscina sembrava l’ultima delle preoccupazioni.

Eppure, fatale fu quella leggerezza nella “gestione delle cose”, almeno secondo quanto sostengono gli inquirenti: una gestione “alla buona”, tra amici, alla quale effettivamente si stava provando a dare una sistemata.

In una questione dove è ancora difficile definire chi siano i buoni e i cattivi, Pugliese compie la sua mossa, la prima - probabilmente - da sindaco “senza fili sulla testa”, e decide di staccare la spina (QUI).

Una decisione che gli fa onore e che arriva nel bel mezzo di un’indagine che ancora è tutt’altro che conclusa. La gestione della cosa pubblica, d’altronde, era diventata già una sorta di forzatura, tra rimpasti, antipatie e scortesie varie: era, a tutti gli effetti, una legislatura ibrida, che cercava di stare in piedi per forza di cose, nel tentativo di trascinarsi fino alla morte naturale.

Ad uscirne sconfitti, però, non sono i singoli soggetti della vicenda. Ad uscirne sconfitta, in primis, è proprio la città di Crotone. La stessa che si voleva “tutelare” e “valorizzare”, così come scritto in quel vanaglorioso programma presentato appena tre anni fa, senza ricorrere alle vecchie logiche che hanno caratterizzato la solita politica locale.

Una missione palesemente fallita, in sfregio a chi ha sostenuto, sinceramente, la candidatura del “sindaco nuovo”, e più in generale di tutta la cittadinanza.

Quale immagine si vuole trasmettere quando, leggendo le intercettazioni telefoniche (quindi conversazioni realmente accadute), si intravedono cose tipo “andare a parlare al vero sindaco”, o “a colui che tutto muove”? O quando si leggono frasi come “pianificare tutti insieme”, o “tanto siamo tutti d’accordo”? Espressioni non proprio edificanti, che non fanno altro che confermare quello che si va dicendo da tempo.


A pagare lo scotto sarà Pugliese,

ma quel “sistema clandestino”

denunciato nelle carte dell’ordinanza

pare impermeabile, inestinguibile


Le logiche sono sempre quelle. E, a ben vedere, anche le persone, i soggetti, sono sempre loro. A pagare lo scotto questa volta sarà Pugliese, ma quel “sistema clandestino” denunciato nelle carte dell’ordinanza pare impermeabile, inestinguibile.

Si tratta di un virus, un cancro difficile da individuare, fugace e fumoso, che si ripresenterà anche al prossimo giro elettorale. Giro elettorale che ha risvegliato gli animi di molti, in città, tra arrivisti e protagonisti veri, e che nelle prossime settimane avrà degli sviluppi sicuramente interessanti.

L’unica constatazione che vale la pena fare, è quella sul fallimento. Un fallimento politico che imperversa da anni su una città che non riesce ad essere quanto meno normale, e dove (volendola prendere a ridere) non bastano due sindaci a gestire una piscina comunale.

Una città dove i favoritismi verso gli “amici” sono la norma, dove il pubblico si piega al volere di pochi, dove l’interpretazione della legge e delle norme è fatta a proprio uso e consumo, dove si cerca ogni modo per lucrare su beni e servizi. Una logica sì fallimentare ma, diciamocelo, soprattutto clientelare.

Alle porte del 2020, è difficile prevedere il futuro di una città come Crotone, dove l’eradicazione di “quella vecchia classe politica” sembra impossibile, o addirittura improponibile. Anche perché, come emerse sempre nel corso di un’altra intercettazione telefonica, “bisogna votare per la pagnotta”.

Quel che è certo, è che oltre ad un’inevitabile rinnovamento politico è necessario anche un profondo sconvolgimento sociale, senza il quale ogni bel discorso (compreso quello che avete appena letto) non sarà altro che aria fritta.