Fermo restando tutto l’interesse investigativo per accertare obiettivamente lo svolgimento dei fatti, occorre subito prendere atto che c’è un clima nuovo tra Giustizia e Città.
di Vito Barresi*
E per questo riconoscere che “all’umiltà” dimostrata da Ugo Pugliese di collaborare all’accertamento della verità, mettendo a disposizione la propria carica e annunciando le dimissioni da sindaco (QUI), ha fatto riscontro il tatto, la misura, il senso dell’equilibrio giuridico-istituzionale dei magistrati della Procura di Crotone, di cui non sempre si era avuto riscontro in altre vicende, in altri luoghi di un passato recente e non lontano, evitando oggi e significativamente superficiali protagonismi, debordanti trionfalismi, per sottolineare piuttosto l’efficienza della propria funzione.
Da quasi venticinque anni i rapporti tra Magistratura e Politica a Crotone sono stati “strutturalmente” caratterizzati da una anomala e impropria sovrapposizione di sfere di influenza e di competenza, con punte di distorsione tale che hanno portato all’acme di varie sequenze e sequele di vicende dove o vi era stata assenza della funzione giudiziaria oppure, rectio, persino un eccesso di intervento della stessa che alla fine ha generato il quasi totale ridimensionamento di importanti istituzioni territoriali.
L’emblematica cronaca infinita della Provincia che si concluse con una sorta di “commissariamento” dell'ente ispirato e sovrinteso dall’allora “guardia” al Palazzo di Giustizia (Tribunale e Procura) ebbe il suo riflesso in sede comunale quasi automatico, aumentando ancor di più gli squilibri e le carenze che nell’arco di un decennio sancirono non una “Pax” ma una tregua, persino inquietante, tra Procura e Politica nel comune di Crotone in cui spesso le amministrazioni svolgevano le proprie funzioni in maniera “elastica”, nel mentre in Procura, per patto tacito quanto interessato, si evitava di intervenire.
Se questo è realmente l’anno zero
da quanti sarà recepita e fatta propria
la lezione e l’indicazione che ne deriva
allorquando si proporranno
per le future amministrazioni?
Perché non si ripeta più questa storia “maledetta e distorsiva” del passato, se è vero come è vero che Crotone e le varie amministrazioni di questi ultimi tre decenni che vanno dal 1994 al 2019, si sono impantanate nella melma dell’illegalità, è altrettanto vero ricordare che il Palazzo di Giustizia è stato anch’esso un Palazzo di lobbie, dove si è fatto strame di conflitti di interesse, lucrando il favore di intere carriere, svolte nella propria città da magistrati crotonesi che come tali non potevano garantire alcuna “terzietà” né imparzialità rispetto alle scelte e alle decisioni politiche e amministrative degli enti locali.
Per cui il “lodo” tra politica e magistratura veniva ad essere racchiuso nel maldestro brocardo dei praticoni della politica, dei procacciatori d’affari e dei sedicenti pronubi di contatti e collegamenti per cui: “se viene Pinco è un criminale ma se Pallino mi è affine al più subirà un paternalistico monito e neanche un'esile pena pecuniaria”.
Questa svolta di “normalizzazione” che è apparsa evidente ed alla luce nel “patto” che figurativamente abbiamo definito “corridoio umanitario” per Pugliese, in cui prevale il buon senso della legge, quasi come se davanti ad uno studente che si comportasse male non perché di indole negativa ma in quanto manovrato da un cattivo “capoclasse”, il preside decidesse di cambiarlo di “sezione” (al che ci sarebbe da chiedersi che cosa sta succedendo nella “sezione” dove è rimasto solo il “Frantesco” capoclasse in sella...), e se questo è realmente l’anno zero da quanti sarà recepita e fatta propria la lezione e l’indicazione che ne deriva allorquando si proporranno per le future amministrazioni.
Il “nuovo corso” inaugurato dalla Procura della Repubblica di Crotone dovrà essere interpretato quindi dalle rinnovate classi dirigenti politico-amministrative nell’ambito di uno spirito di collaborazione, ben inteso pur restando nettamente separate le funzioni amministrative da quelle giudiziarie, con il fine unico e condiviso di ridare legalità piena a tutto l’impianto della città.
Perché tra i tanti “demeriti” amministrativi che sono stati rappresentati e fin troppo convenientemente “accollati” a Pugliese spicca almeno il “merito” conclusivo di essere ritornato nel solco della ragionevole correttezza politica e istituzionale senza più eludere le responsabilità che contraddistinguono l’agire di quanti si cimentano e si impegnano nella cosa pubblica.
* In collaborazione con Peppino Cosentino