Vox Populi: l’attesa a Crotone di un “prefetto di ferro” che rigeneri un ente “opaco”

27 novembre 2019, 07:42 Imbichi

Terminato il dibattito politico ed ultimato il giro d’interviste ai vari consiglieri comunali uscenti, sarebbe opportuno rivolgere il microfono ai cittadini. Chiedere loro cosa pensano delle recenti indagini, e valutare quel “vox populi” che tutti i politici inizialmente dicono di voler ascoltare.


di Francesco Placco

Nelle ultime settimane si è detto di tutto e di più, sulle dimissioni di Ugo Pugliese e sull’indagine che ha rotto definitivamente l’esperienza di governo (LEGGI) nata appena tre anni fa.

L’ultima voce, insistente tanto negli ambienti politici tanto nei bar, era quella di un presunto pressing sull’ex sindaco, avviato per indurlo ad un ripensamento. Ma proprio ieri, con un breve comunicato (LEGGI), Pugliese ha confermato quanto già detto, ed ha stroncato ogni pettegolezzo.

Nel frattempo, stralci di intercettazioni vengono pubblicati a più riprese mezzo stampa, e la “regia clandestina” denunciata nero su bianco dal Gip pare piuttosto evidente. Nonostante ciò, il divieto di dimora è stato revocato a buona parte degli indagati, oramai impossibilitati a reiterare eventuali comportamenti criminosi. L’iter legale prosegue e non si può far altro che attendere.

E se l’attesa si inganna con pettegolezzi e voci di corridoio, è anche vero che serve per capire lo stato d’animo di una città. Cosa ne pensano i crotonesi di quanto accaduto? Una domanda che evidentemente è stata posta poco, messa da parte per favorire più articolati dibattiti di natura politica e programmatica.

Ma, soprattutto, una domanda di fronte alla quale non si può nascondere l’amarezza di chi ci aveva creduto per davvero, e la solita indignazione - un po’ vavazzùna - di chi non perde occasione per urlare che “è tutto uno schifo”.


C’è chi arriva a dire che

“ci vulìssa na’ bùmma”

e chi invece media per

“una demolizione” del palazzo


Il sentimento che traspare, purtroppo, non è solo quello di totale abbandono, ma anche quello di mero disinteresse. La principale istituzione locale “si è fatta i fatti suoi”, “ha pensato ai suoi tornaconti” o ancora “ha favorito i soliti amici”.

C’è chi arriva a dire che “ci vulìssa na’ bùmma”, e chi invece media per “una demolizione” del palazzo comunale. Una ricostruzione integrale, o anche “un licenziamento di massa”, con buona pace di chi ha sempre lavorato onestamente.

“Ci vorrebbe un prefetto di ferro”, ripete più di qualcuno, riferendosi all’omonimo film ambientato nella Sicilia degli anni ’20. È la storia di Cesare Mori, inviato sull’isola per contrastare Cosa Nostra, e che utilizzerà ogni mezzo a sua disposizione, arrivando addirittura ad assediare un’intera città privandola dell’acqua. Il tutto, per delegittimare il potere del capobastone locale, Don Calogero, che alla fine si suicidò.

La chiave, forse, risiede proprio nella delegittimazione. La delegittimazione di una “regia clandestina” che pare inestinguibile, e che si ripresenta di elezione in elezione, di sindaco in sindaco.

La delegittimazione delle “vecchie logiche politiche”, che vedono ancora oggi, alle porte del 2020, assessori e dirigenti comunali pronti a far prendere decisioni a soggetti esterni alla cosa pubblica. O, quantomeno, a scambiarne tranquillamente il numero di cellulare.

Una popolazione delusa, tradita, che alle porte dell’ultimo mese dell’anno spera in un commissariocon gli attributi”, che non si limiti alla mera gestione dell’ente ma che si prodighi a fare qualcosa per riportare il tutto, quantomeno, alla normalità. Un bel regalo di Natale, in attesa dell’inizio delle danze per la prossima tornata elettorale.