C’è tutto uno stato di esaurimento nervoso nel gruppo di potere che è crollato d’un colpo nel Comune di Crotone a seguito dell’inchiesta della magistratura sulla gestione di un impianto sportivo (QUI). Sono fallite le premesse e le promesse che avrebbero dovuto cementare l’abbraccio politico e gestionale tra il potere locale saldamente in mano ad una sola famiglia ed il potere consolidato intorno ad una consorteria di vecchi esponenti del ceto politico cosentino.
di Vito Barresi
Quello che è avvenuto è lo sgretolamento di un modello, per molti versi di un castello di carta costruito come una baracca di cartone attorno al palazzo comunale, che in men che non si dica ha subìto un’ormai irreversibile sconfitta politica, progettuale, giudiziaria che ha trovato la sua fulminea e quanto mai plateale rappresentazione nelle dimissioni dell’ex sindaco avvenute nell’arco di non più di 48 ore (QUI).
È questa l’occasione per ribadire, senza alcun sentimento di avversione, che svolgendo con spirito di indipendenza il nostro ruolo di giornalismo politico, abbiamo avuto ragione nel segnalare in tempo, analizzandole scrupolosamente, quelle che erano le tare e i difetti congeniti di un’amministrazione che è stata più volte e inutilmente richiamata, oltre ogni astio preconcetto, per la più inequivocabile e limpida nostra vocazione a tutelare e valorizzare il ruolo della critica e la voce dell’opinione pubblica.
In quella delicata vasca, non di piscina, in cui si trovano le istituzioni nel loro insieme di vasi comunicati, sta di fatto avvenendo uno svuotamento dei fanghi e dei reflui che si erano depositati sul fondo, che concorre all'azzeramento dei ceti dirigenti della politica crotonese, aprendo la pista al rinnovamento e all'adeguamento alla logica nazionale ed europea.
Ma tale azzeramento deve essere contemporaneamente sostenuto da un superamento degli schemi antichi e dall'introduzione di nuove logiche politiche, programmatiche, gestionali ed operative.
Per questo è tempo di non indugiare sul passato ma di guardare al futuro di una città e del suo centro nevralgico costituito dalla macchina Municipale.
La stessa 'infrastruttura', di servizio e sostegno alla comunità cittadina, sta per passare sotto la gestione controllata dello Stato, attraverso la nomina e l’insediamento di un commissario prefettizio e con esso di una terna di funzionari ministeriali chiamati a rimettere ordine negli atti e nelle procedure pubbliche, a ridare sicurezza ai cittadini nella legalità, ripristinando la certezza dell’imparzialità di trattamento della pubblica amministrazione locale.
Dal punto di vista della politica si apre un periodo molto delicato che potrebbe anche portare ad un prolungamento della convenzionale fase di commissariamento oltre i canonici 18 mesi, fino a quasi 2 anni di sospensione della ordinaria vita democratica comunale.
Tra gli altri, questo sarebbe uno dei costi più pesanti della fallimentare esperienza dell’amministrazione di Ugo Pugliese, penalità che potrebbero essere solo parzialmente attutite nella misura in cui il vecchio sistema di potere, monopolizzato da ormai ben noti raggruppamenti localistici, risulteranno messi fuori definitivamente dalla scena regionale, negando loro l’accesso in Consiglio Regionale.
Non a caso le elezioni regionali del 26 gennaio 2020 saranno affrontate e vissute da tali gruppi politici, fortemente destrutturati dall’azione giudiziaria, come una vera e propria linea del Piave, la trincea sulla quale resistere ad oltranza per difendere i propri privilegi, gli stessi che interrottamente, da circa 40 anni, fanno da collante e cemento al fulcro di arcaiche cricche e camarille territoriali falsamente di sinistra.
Il superamento dell’epoca del servaggio, il passaggio dalla logica clientelare e del “padronage” politico a una nuova dimensione della politica intesa non come scambio ma come servizio, passa necessariamente dalla scelta che gli elettori faranno di una nuova rappresentanza crotonese nel Consiglio Regionale della Calabria.
Altrimenti sarà stata vana sia l’azione della magistratura che quella incombente del commissariamento prefettizio.