Sardine Pitagoriche: "le Soubrettine Mediatiche che parlano con i Lupi Mannari della politica non ci rappresentano”

6 dicembre 2019, 12:05 100inWeb | di Vito Barresi

Alla vigilia della festività dell'Immacolata divampa la polemica tra le Sardine Pitagoriche, una “costola” dei Verdi autonoma e libera che non fa riferimento organizzativo al movimento nazionale antisalvini e i “feudatari” delle “6000 Sardine” che si sono arroccati sul ponte di comando in quel di Catanzaro.


Le Sardine Pitagoriche accusano i sedicenti capi regionali delle “6000 Sardine”, e tra questi, quella che promotori crotonesi della manifestazione di sabato 7 dicembre - alle ore 18 in via Veneto - definiscono la soubrettina mediatica catanzaresedi essere scesa a patti con il più lercio vecchiume della politica regionale, facendo eco propagandistico e prestando il fianco ai vecchi lupi mannari della politica calabrese.

Le Sardine, rincarano i crotonesi, non si faranno mangiare dagli squali. Grave sarebbe, a loro dire che il movimento venga strumentalizzato con mezzi e argomenti non corretti da parte di chi intende favorire un candidato Presidente alla Regione Calabria contro un altro, magari facendo intendere che le Sardine calabresi invece che contro gli squali e i pescecani che hanno devastato la Calabria, siano contro il Tonno in scatola di Pippo Callipo.

Le Sardine Pitagoriche in piena indipendenza e autonomia, da sempre e non da qualche attimo tv contro il leghismo e l’antimeridionalismo, scendono in piazza anche a Crotone per protestare contro i nemici della democrazia che prendono il colore del razzismo, dell'odio, del sovranismo e del ritorno ad un nazionalismo tanto più pericoloso in una realtà fragile come è sempre di più quella calabrese.

Ma per le Sardine Pitagoriche sarà anche una buona occasione per ritrovarsi in allegria e solidarietà sui grandi temi dell’accoglienza e del confronto con i più deboli che rappresentano la parte principale di una società come quella calabrese in cui sempre più i temi dell’ecologia e della giustizia sociale mettono in evidenza la disparità e la tracotanza dei ceti dirigenti che detengono, si spera ancora per poco, il potere alla Regione Calabria, tenendola prigioniera del clientelismo e del voto di scambio.