Docente dell’Unical, l’Università della Calabria, in Diritto civile della sanità e dell’assistenza sociale a Giurisprudenza e avvocato che si interessa prevalentemente di diritto amministrativo e diritto sanitario.
Parliamo del professore Ettore Jorio, componente di Trasparenza, Fondazione senza scopo di lucro che ha nella sua mission ha quella di attrarre i saperi universitari e le conoscenze dei migliori laureati e favorire così lo start up delle istituzioni locali e regionali.
Dunque, una vasta conoscenza dei problemi della Pubblica Amministrazione, tant’è che anche il Comune di Crotone si era affidato mesi orsono proprio agli esperti della Fondazione per essere seguito e formato al perseguimento delle migliori performance di gestione della cosa pubblica e, in particolare, essere accompagnato da esperti, tra cui lo stesso Jorio, nello sviluppo di politiche di risanamento e di programmazione della gestione delle risorse regionali e locali.
Il docente, in un suo articolo di qualche giorno fa, in vista delle imminenti elezioni regionali (del prossimo 26 gennaio) si è rivolto direttamente ai candidati alla presidenza di tutti gli schieramenti in campo, sollecitando, tra l’altro, una priorità “assoluta” che riguarda la città di Crotone e il suo hinterland.
Da qui abbiamo ritenuto opportuno ascoltare Jorio, nell’intervista che pubblichiamo a seguire, per meglio comprendere quale fosse questa “priorità” e quali le possibili proposte e idee da indirizzare ad una nuova classe dirigente regionale e anche locale, una volta rieletta, ed orientate alla valorizzazione del territorio e della provincia pitagorica.
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Professore Jorio, lei ha lanciato un allarme, “Disinneschiamo Crotone”, in un suo ultimo articolo nel quale suggerisce i temi caldi da affrontare e risolvere ai candidati a Presidente della Regione: un linguaggio quasi da “artificiere” dell’esercito a proposito di Crotone, come mai così “crudo” e diretto?
“La Città di Crotone, alla quale sono legato per tante importanti conoscenze professionali, tra le quali mi piace ricordare il compianto bravo Massimo Marrelli, è ridotta davvero male. Io la frequentavo: prima, allorquando da giovane venivo ad imparare la politica e il dibattito che ne derivava dalla maestranze impegnate nelle sue attività industriali che comportavano una conseguente elevazione del confronto sindacale e istituzionale locale.
Successivamente, come professionista ivi impegnato con imprenditori che rappresentavano e rappresentano il gotha nelle attività di riferimento, specie di ambito salutare e affine. Quindi, vedere questa splendida città - abitata da altrettanto splendidi cittadini - ridotta nelle sue attuali condizioni mi ha ispirato un urlo solidaristico, dal momento che divenuta un ordigno pericolosissimo pronto ad implodere”.
In particolare a cosa si riferisce quando parla addirittura di ordigno?
“L'assoluta trascuranza per il suo ambiente - prima nel corso dell'attività esercitata dalla Pertusola e, poi, di bonifica dopo la sua chiusura, che se non ricordo male è avvenuta alla fine degli anni '90 - ha fatto sì che divenisse un'arma letale rivolta verso la propria comunità. E' divenuto oggi il simbolo (ahinoi) sottaciuto dell'incuranza istituzionale in relazione al risultato delle peggiori irresponsabili aggressioni all'ambiente e alla salubrità dei cittadini, produttivo di morti innocenti e di menomazioni, dei quali nessuno fa la conta al fine dell'emersione del rischio reale in una prospettiva risolutiva del problema.
Crotone registra patologie oncologiche gravissime, determinate da processi cancerogenetici, prioritariamente prodotti dalla diffusa presenza di quantità enormi di metalli di risulta delle attività industriali metallurgiche dismesse. I drammi si moltiplicano nella quasi indifferenza generale della politica, nazionale e regionale, nonostante i gridi di allarme degli operatori sanitari severamente impegnati e coinvolti nella problematica.
Nessuno si preoccupa che la Città di Crotone e dintorni possano rappresentare la Casale Monferrato della Calabria, ancora tutta da scoprire atteso il naturale differimento nel tempo dell'insorgenza di una siffatta tipologia di malattie. Ciò in quanto la Città è costruita su materiale di risulta altamente tossico e le sue acque sono costrette a conviverci quotidianamente”.
Da qui il disinnesco?
“Certo. Abbiamo tutti l'obbligo, seppure con ingiustificato ritardo, di cominciare a trattare seriamente la tutela dell'ambiente, preoccupandoci di proteggerlo e di rigenerarlo ove è stato offeso per colpa dell'uomo. A Crotone è stato mortificato più che altrove e gravemente, tanto da essere divenuto causa di morte di tanti crotonesi e di numerosi bambini assediati da patologie oncologiche, offesi dalle istituzioni e quindi privati delle chance di vita che altrove consentono una esistenza ordinaria.
Ho usato questo termine per due ordini di motivi. Il primo nel senso che è irrinunciabile arrestare il macabro sviluppo di un tale terribile fenomeno. Compito del Ministro e delle autorità commissariali è pertanto quello di interessarsene ‘da ieri’, ma realisticamente, e quindi di bonificare ‘l'ordigno’, facendo cessare il prima possibile una situazione che sta generando da tempo danni irreversibili nel disinteresse totale. Non solo. Di attivare proficuamente il lavoro di bonifica commissariata da anni che fa fatica persino ad esistere.
Il secondo riguarda invece il dovere di "estrarre" quel brutto «innesco» del quale fa uso corrente la politica che si propone alle cariche, abituata a vendere il suo prodotto prescindendo dalla sua realizzazione. Il riferimento odierno è prioritariamente alla Zes, pensata e disegnata male, che potrebbe essere finalizzata alla generazione di una area vasta funzionale che colleghi strutturalmente lo Jonio a partire da Isola Capo Rizzuto sino ad arrivare al comune di Corigliano-Rossano idoneo a programmare l'insediamento di attività produttive generatrici di lavoro e benessere, grazie anche al supporto attrattivo di quel museo archeologico all'aperto che è qualificato simbolo nel mondo”.
In sintesi, cosa propone dunque ad un futuro Presidente della Regione?
“Non mi sento in grado di proporre alcunché. Suggerisco (e da calabrese lo pretendo) ai candidati il compito di proporre comprensibilmente alle collettività calabresi il loro modello di intervento e di fornire alla comunità degli elettori il plastico di quanto intendano realizzare. Saranno loro a crederci o meno”.
Anche Crotone è prossima, probabilmente in primavera, all’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale: come dovranno contribuire a questo ‘disinnesco’ i nuovi amministratori locali?
“Come non saprei dirlo in due parole. A Crotone occorre un Sindaco che sia, per intanto, simbolo del rinnovamento. Meglio, quel nuovo che sappia: pretendere e ottenere dalla Regione e dallo Stato, ma anche dall'UE; realizzare quanto utile al lavoro dei giovani e la progresso della città; ascoltare i cittadini e sottoporsi periodicamente al loro esame; curare la Casa di tutti meglio della propria, prioritariamente nella tenuta dei conti; amare indistintamente la propria collettività cui garantire il massimo della generosità”.