La Nuova Era della Callipocrazia. Calabria al voto tra vecchi schemi e forza vendita

4 gennaio 2020, 16:10 100inWeb | di Vito Barresi

Nel quartier generale del commendator Callipo si affollano come ogni giorno, fino a notte tarda, galantuomini e clienti delle tre province calabresi per consultare il programma elettorale fresco come un uovo di giornata, appena esposto a scaffale tra scatolette e trancetti di tonno yellowfin all’olio d’oliva, con peperoncino fresco piccante di Calabria e patata della Sila I.G.P.


di Vito Barresi

Si dovesse predire il futuro della Calabria seguendo il Programma di Callipo si starebbe davvero allegri, sempre allegri che il nostro piangere fa male al Re, del Tonno.

Persino la più lercia della cartomanti di strada, attrezzata con tarocchi di Marsiglia antiquariati, per quanto adeguatamente abilitata da corso di formazione professionale delle Regioni Calabrie alla manomissione degli exit-poll, direbbe con certezza oracolare che queste elezioni sono come il sei gennaio che tutte le feste porta via, via, via, vieni via con me … tutti pronti ad aspettare il primo treno senza frecce per una fuga biblica verso la più sconosciuta destinazione del mondo.

Tutto un mondo di sapori messo a disposizione con tatto olfatto immaginario dalla forza vendita alla vasta platea dei clienti e dei consumatori.

Una aromatica geometria gastro-elettorale proposta a una regione affamata e perduta che si presenta come una casa in rovina dopo che il piano quinquennale devastante imposto ai calabresi da uno stalinoide uscito dai boschi, come un coboldo fuggito da un kolkoz comunista, ha disintegrato ogni fede e ogni speranza.

Un intreccio confuso e affastellato tra il copia incolla e la prova d’esame ai concorsi dell’Usl dove già si sa chi vince come le tre carte, una fustella di note tecniche allegati ai report europei del tempo giurassico della Cee 1990, un vademecum svogliato in cui è quanto meno inutile rovistare per cercare la valle dell’oro sulla riva dell’Ancinale, il diamante nel letame delle zone speciali della miseria e della legge della povertà, almeno uno straccio delle jannacche antiche, degli ori albanesi, l’eredita perduta di questa terra desolata, wast land, per dirla poeticamente alla Eliot.

All’attento setaccio le liste che tra loro già si accapigliano sono un coacervo di candidature localiste e familistiche, persino frazione del paese della 'nduja, uno per tutti tutti contro tutti, la vuole o non la vuole la busta di Covelli al suo baraccone dell’Epifania, un branco di piccoli figli famelici del grande lupo mannaro che è stato temporaneamente ricacciato nella foresta silana, pronto a ringhiare appena s’insedia la nuova giunta.

Gente di battaglia e di niente tra loro stridenti, candidati incollati con la coccoina ma scollati da un quadro generale di unità, solidità e solidarietà organica che sarà ben difficile da venire, soprattutto nei giorni prima della disfatta che di una chimerica vittoria.

Lo scenario elettorale di centrosinistra appare davvero curioso almeno da quanto lasciano intendere i numeri veri che sono tenuti strettamente riservati dalla dea Calliope.

I partiti romani, i pilastri della politica di un tempo, sono completamente spariti dalla Calabria. I loro segretari nazionali, incanalati dai commissari designati a sedare la guerra tra le varie fazioni in lotta, si limiteranno a fare qualche incursione aerea con scalo a Lamezia, estemporanea microfonatura con relativa intervista da parte di uno dei 100 giornalisti già in pole position per avere un contratto quinquennale in Consiglio, Regione o Assessorato di personale riferimento.

Poi la messa in onda sui canali locali, la tubatura che porta le notizie degli schieramenti in campo e cosparge le masse anziane di ulteriore veline confusionali.

Pippo ha presentato il suo programma sbrigando la faccenda come una relazione al bilancio aziendale, senza approfondimento, senza discussione in assemblea, senza emendamenti e riforme, senza voto e nemmeno acclamazione per alzata di mano della forza vendita.

Il programma Callipo è finalmente su catalogo anche online. Trasparenza, Trasparenza mi punge vaghezza di te… c’è chi canta e chi dice sottovoce nel mentre i signorotti delle clientele locali che controllano le varie greppie di voti provinciali sono stati quasi tutti sistemati in attesa di essere accontentati.

La Calabria è lunga, e la Regione la sa più lunga. Per il momento Callipo sembra prediligere gli spostamenti sulla fascia tirrenica, Lamezia, Diamante, Scalea, gli ambiti viciniori ai pizzitani. La sua è piuttosto una postazione fisica che non un'unità mobile che sposta la pattuglia propagandistica al fronte esterno. Si riserva di andare tra i monti e mette le vele con il faccione rubicondo sulle rotonde e ai crocicchi tra una fiumara e l'altra.

Sarà ben altra cosa quando dovrà affrontare l’estenuante linea ionica, il mare oceanico che sverza nel Mediterraneo globale, e da lì scrutando l’orizzonte avversario raggiungere i lembi estremi di una terra franta che va da Rocca Imperiale fino a Calanna.

La Protezione Civile in tuta elettorale allerterà certamente pure gli scrupolosi scrutatori, ancora senza seggi né carteggi.

È probabile che i bravi compilatori dovranno restare svegli fino a notte fonda, dopo estenuanti ore di attesa, vedendo crescere l’affluenza come un’onda anomala solo nelle ultime ore di cabina. Ma resteranno in guardiola, fermi, sull’attenti, non fosse altro per conoscere e partecipare, alla fine di un travagliato, sottile, capzioso, viaggio elettorale.

Quello che dovrà definitivamente stabilire quando e come inizierà la nuova era della Callipocrazia.