Crotone e la grande bruttezza: tra il gusto del “tamarro” e il buio che ci pervade. Ripartiamo dalla bellezza

10 gennaio 2020, 07:24 Il Fatto

Cosa è accaduto negli ultimi anni nella mia, nostra Crotone? Basta farsi un giro e, con mente non assuefatta da tanta bruttezza, vediamo la nostra città. Che negli anni passati si sia intervenuti in città con un minimo di gusto è facile da riscontrare, su tutti la bella Piazza Pitagora per non andare troppo indietro!


di Giuseppe Monizzi*

Ma negli ultimi anni qualcosa è sfuggito davvero di mano e siamo stati capaci di riempire la nostra città di brutture incredibili, improvvisazioni e opere poverissime che forse raccontano, più di ogni altra cosa, il buio che ci pervade da qualche tempo: non solo povertà, arretratezza e disoccupazione, ma tutto questo scritto in maniera indelebile e definitiva nella nostra città.

La fuga incredibile dei figli che portano con se gli anziani genitori a ri-radicarsi verso il nord Italia si accompagna ad una sagra del brutto che vuole punteggiare l’architettura della città. Il disegno e la realizzazione di ogni luogo urbano può servire nella storia a ritrovare se stessi in una comunità smarrita, auspicando che anche questa narrazione non scada nella incultura di una società.

Il brutto trovava casa nel passato in testimonianze che potevano nascere nelle periferie, spesso venute su abusivamente e senza nessuna regola, a Crotone tale violenza ha invaso ormai il cuore della città stessa.

È una gara del brutto che parte dall’incredibile ri-scrittura della fontana di piazza Rino Gaetano (il mare rappresentato dal cemento avrebbe causato anche in Africa una rivolta di popolo!), vicino la Lega Navale, passando dal piazzale del cimitero fino alla punteggiatura di sculture contemporanee, forse semplicemente mal installate.

Luci “tamarre” su Piazza Gandhi già distrutta e abbandonata, concludono, se possibile, la galleria dell’horror! Come contrappasso può capitarti però di godere di un concerto gospel sul sagrato del Duomo tenuto da crotonesi rimasti qui e bellissimi, o rappresentazioni teatrali originali tenute da attori figli di questa terra. Davvero i fiori non rinunciano mai di sbocciare, anche se nel letame!

Ritroviamo il gusto del bello, solo dal bello che abbiamo tutti in noi perché figli della Magna Graecia, possiamo riscrivere una storia fatta di figli che tornano e di genitori anziani che non decidono di scappare con loro!

*Architetto