Salvini a Crotone nel gelo della post politica tra aria di successo e venti impetuosi di astensionismo di massa

10 gennaio 2020, 22:46 100inWeb | di Vito Barresi

Moderato bagno di folla con concertino di sardine varie per Salvini. I fans, poi neanche un centinaio, hanno atteso non molto per gustare e vivere il momento fantastico del selfie che orologio al polso è stato di durata superiore rispetto alla rapidissima cerimonia di inaugurazione della nuova sede provinciale della Lega a Crotone.


di Vito Barresi

Salvini è arrivato in serata rigorosamente senza cravatta né giacca, in “cardigan” cachemire azzurrino, vistoso ma semplice. Con passo rapido e saluto con braccio in posa Boris Johnson, entra nel portone condominiale imboccando una scala a tre piani fatti a piedi che lo porta nell’appartamento che ospita gli uffici leghisti.

Un benvenuto privo di fiatone anzi lesto, entrando in un soggiornino con poster da Giussano, calorosamente accolto dai leghisti pitagorici, per porgere un brevissimo saluto.

L’ex vice presidente del Consiglio ha evitato specifiche polemiche, se non quella verso il gruppetto di giovani contestatori che con fischi, slogan e ritmo antifascista 99 Posse, aveva marcato il territorio sottostante, non ha toccato temi di più scottante attualità, specie quello che lo assilla a livello nazionale, la vicenda della nave Gregoretti e la grave accusa di sequestro di migranti.

In attesa delle decisioni della giunta immunità del Senato, che potrebbe dare il via libera alla scena processuale contro un ex ministro degli interni, il leader della Lega sembra preferire farsi cullare dall’onda lunga del suo successo e dalle lusinghiere previsioni dei sondaggi che lo danno piazzato e vincente alle prossime elezioni regionali contro la truppa assemblata in tutta fretta dall’avversario Pippo Callipo.

Per cui l’eco delle sue esternazioni pomeridiane (“Vergogna, profonda vergogna per i parlamentari abusivi di Pd e 5S che vogliono processarmi, vogliono mandarmi in galera, ma hanno paura e vergogna quindi rimandano. Perché dopo il voto in Emilia? Perché hanno paura di perdere la faccia. Se siete uomini e non conigli o chiacchieroni, subito. Sono qua, venite a prendermi, non ho paura”) è rimasto sottaciuto sebbene aleggiante al contempo nettamente sullo sfondo.

Perché, in sintesi, il passaggio significativo del brevissimo intervento che Salvini ha devoluto ai suoi sostenitori jonici, tra cui tanta presenza di vecchia etichetta missina con sprazzi di ex comunisti a cui è stato rivolto finanche encomio da parte del Capitano con elogio alla vera sinistra, è stato praticamente quello più semplificato di segnalare all’uditorio calabrese di non sprecare anzi cogliere l’occasione propizia, a portata di mano di conquistare l’alternanza, sanzionando con clamore di maggioranza ed effetto trascinante nazionale, il colossale fallimento della giunta del devastatore Mario Oliverio, che per cinque anni ha deformato la vita economica e democratica di questa regione, con il beneplacito diretto dei vertici romani del Pd.

Realista quanto consapevole della possibile portata del suo successo ha rimarcato il fatto saliente della prossima presenza certa e consistente della Lega in Consiglio regionale, richiamando tutti e sottilmente che nello spirito di scuderia si fa squadra vincente, specie se i cavalli locali si riconosceranno appartenenti a uno stesso “capitano”.

Poi la discesa in strada, le foto d’occasione, la firma autografa sul suo ultimo libro a favore di una gentile lettrice che certamente sarà anche convinta “elettrice”.

Senza grandi sforzi oratori, Salvini passa e va via velocemente. La Calabria è già in tasca ai leghisti? Lo sapremo prestissimo. Semmai, tra speranze, impegno e tante illusioni, a quasi quindici giorni dal voto l’impressione è che, fuori, la serata salviniana si percepiva abbastanza fredda.

La temperatura della politica regionale tende meteorologicamente al gelo con la forte incognita che pesa su tutti i candidati rappresentata da un possibile rifiuto di massa di andare alle urne. Un vero e proprio sciopero del voto, una reazione impressionante che punta sulla X di un astensionismo diffuso e crescente.

Probabilmente un fattore sociale sottovalutato che con i suoi effetti modificherà profondamente l’identità, la forma e i caratteri sia delle istituzioni che di un nuovo ceto politico chiamato ad amministrare la più arretrata e complicata regione del Mezzogiorno e del Paese.