La crociata anti Bergoglio dei sanfedisti calabresi. La Chiesa tra chi non si schiera e chi rema contro il Papa

15 gennaio 2020, 22:35 100inWeb | di Vito Barresi

“Se il cammino della sinodalità è quello che ci si aspetta dalla Chiesa del Terzo millennio in Calabria siamo in forte ritardo”. Spacca il minuto l’affermazione di una delle tante voci di chi sta dentro il gregge senza mai un belato di troppo. Ed è questa una delle chiavi di lettura più immediate che appare evidente, a primo ascolto, in un mondo ecclesiale calabrese particolarmente segmentato e chiuso nelle gelose gilde delle vicarie diocesane, tra le sottane e i golfini di un clero abbastanza invecchiato con sprazzi salienti di giovani preti, rimasto particolarmente lontano dai traguardi e dalle nuove missioni, specie quelli della Fratellanza universale e della nuova ecologia umana e integrale, la conquista di una inedita sinodalità, che con coraggio segnano le scelte difficilissime e ma poi non tanto complicate del magistero di Francesco.


di Vito Barresi

Sarà pure irrilevante, ma comunque sempre suggestivo, ritrovarsi in una chiesa artisticamente tra le più significative del Sud, con davanti un mosaico raffigurante San Francesco d’Assisi in estasi e preghiera, per incontrare il mio interlocutore, un’eminenza grigia della chiesa calabra, che però non ha voglia di notizia sconvolgente ma semplicemente vuole restare un “anonimo diocesano”, pronto a scambiare qualche opinione su quale sia concretamente sia come sia, tra i vescovi della Calabria, l’accoglienza reale e fattiva, aperta e in uscita alle encicliche e al soglio di Francesco.

Di sicuro, non da adesso, si stanno muovendo sotto traccia, e anche con rapidità inconsueta, la contraria ancora non fazione di Calabria, che non forma per altro l’Armata Sacra alla guida di un qualche novello Cardinale Ruffo, pronta a sradicare gli alberi della libertà in parrocchia.

Anzi, per la verità senza battute di spirito, la curiosità che si scopre in terra bruzia forse consiste nel dover registrare che gli avversari della nuova Chiesa in Amazzonia, sono molto consapevoli piuttosto di far parte non di una crociata, non di una cospirazione, ma di una rete vasta che aggrega random i nemici occulti di Papa Francesco.

Non siamo in un monastero alla Umberto Eco, né tanto meno in un segreto vaticano alla Dan Brown, perché qui si avverte il riflesso di una nuova luce, aspirazioni di gruppo coeso che va in viaggio in terra santa, quando si parte ovviamente dalla questione dei due papi, dalla riaccesa controversia sul celibato dei presbiteri, dalla lettera riservata inviata dal Cardinale Hummes a tutti Vescovi del mondo, da poco pubblicata sul blog del vaticanista Aldo Maria Valli.

Le eminenze quelle in veste vescovile non parlano di certe cose, anche se quella lettera l’hanno ricevuta anche in Calabria, invitati a fare presto nel stringersi attorno al Papa, in vista dell'imminente “promulgazione di una nuova esortazione apostolica che presenta i nuovi cammini per la chiesa e per un'ecologia integrale stilati sotto la guida dello Spirito Santo durante il sinodo per l'Amazzonia nell'ottobre dello scorso anno”.

In uno, si può scrivere abbastanza verosimilmente, che quel che sta al centro del discorso è quell'impressione di fredda e distaccata accoglienza che si avverte e percepisce in Calabria nel mondo ecclesiastico regionale, quasi l’ostilità di un ambiente poco incline all’entusiasmo per le scelte di Francesco.

I pastori diocesani delle chiese locali sembrano maestri pitagorici coperti dall’embargo del non detto, per cui glissano, evitando più che si può il commento, la glossa, la citazione nelle proprie omelie dell’insegnamento del Papa attuale, fin quasi ad espungere l’ordine del discorso bergogliano, anzi qualcun altro derubricandolo in quanto gesuitico più che curiale, si culla restare nel solco secolare, latino e vaticano.

È da questo torpore, dentro cui si muove l’efficientismo apparente di una macchina anticata, che sgorga l’infittirsi di un vociare sconnesso seppure alto e insistente che, secondo alcune fonti ben accreditate, consolida una prassi orante sul taglio della tutela della religiosità popolare e basta, un modus operandi di passivo disinteresse, una specie di inerzia Donabbondiana, visto che, dicunt, i vescovi calabresi avrebbero fatto ben poco per sostenere il Papa in questa difficile e radicale svolta teologica che impegna la Chiesa principalmente in Europa e nel Mediterraneo.

Gli spifferi, per quanto ovatti, alimenterebbero lo spirare di un vento gelido, allargando il mugugno contro il res novatore, una fronda che non si fa aperto dissenso, a canna d’organo, ma che diventa il fraseggio del momento all’orecchio, il mormorio delle anticamere segreterie nei palazzi vescovili con stemmi baronali, una solida opposizione immateriale antibergogliana, un fronte tradizionalista e neoconservatore, ben sostenuto da qualche vescovo emerito in pensione, che alimenterebbe e rinfocolerebbe costantemente l’astiosità e persino il disprezzo senza fare più alcun mistero di avversione al Papa sudamericano.

Ci sarebbero, in tale postazioni di resistenza, alte e conosciute figure, onusti prelati della Chiesa calabra che hanno scelto di schierarsi anche in politica con la destra, avendo in ubbia il cattolicesimo sociale democratico in stile post-democristiano, cinguettando talvolta amorevolmente con esponenti di spicco della Lega di Salvini.

Personaggi di stampo ultra revivalista che combattono e che avversano con veemenza, persino odio e rancore di classe, l’attuale insegnamento Petrino sui temi dirimenti dell’accoglienza ai migranti, della Fratellanza tra i popoli del Mediterraneo, della difesa e della tutela dell’unità europea oltre quelli straordinari e profetici di una ecologia umana integrale e universale, contro il cambiamento climatico, per la difesa e la salvezza del pianeta.

Da questo versante l’assenza di sostegno e di aiuto da parte delle voci più importanti della chiesa calabrese appare sempre più marcata.

Tanto più evidente considerando che al momento nessuno dei Vescovi e degli Arcivescovi che orientano e guidano la vita spirituale regionale avrebbe dato prova di vera solidarietà e aiuto al sempre più difficile e controverso papato di Bergoglio.

Passando in rassegna i vari articoli e gli interventi pubblicati sul sito della chiesa calabrese, la testata online “Calabria Ecclesia”, in termini di indice di rilevanza sono pochissimi se non inesistenti gli approfondimenti, le analisi e le indicazioni sulle più recenti attività sinodali, specie se si fa ricerca con parola chiave attorno ai due temi della Fratellanza universale e della nuova ecologia integrale.

Scarsi richiami, nessuna indicazione di linee operative in sede episcopale, totale assenza di momenti di formazione e preparazione diocesana, specialmente con riferimento alla prossima esortazione molto attesa che sta già suscitando grande interesse ma ben frastagliate e differenti risposte.

Per cui sono tanti i cattolici in Calabria che si chiedono cosa stia succedendo tra i vescovi della Regione.

Gli stessi che in quanto capi religiosi nei loro rispettivi territori, apparirebbero completamente disinteressati per non dire spiazzati dalla nuova evangelizzazione proposta dal magistero, fermi a un passaggio a livello in aperta campagna, in buona sostanza su un’immagine di Chiesa molto tradizionalista e novecentesca, che porterebbe indietro le lancette, a tempi in cui tra le pievi le campane suonavano a stormo.

Tutto ciò accrescerebbe lo smarrimento e il disorientamento di ampia parte dei fedeli, giustamente pure in attesa di un più coerente adeguamento ai temi proposti dal papato.