Quando la storia di una Madre fragile non è solo l’acronimo di un Museo d’Arte Moderna in Campania ma la realtà dura del disagio e del dolore c’è sempre qualcosa cosa di nuovo, antico, tragico che ritorna nei nostri tempi attuali. Come nella storia di una donna napoletana che, d’improvviso, ha gettato nel panico la tranquilla vita di un paesino di marina jonica in Calabria, rompendo l’incanto di luce nell’ora blu, la pace serena di una comunità senile, il corso di vita tranquillo di attimi infiniti, i giorni andati di un sud eterno e statico che non ha più spazi del rimorso nè più domanda alcuna da avanzare.
di Vito Barresi
Tutto è avvenuto tra le vie di Cariati, uno degli ultimi comuni dell’alto Jonio cosentino, confinante con il crotonese, dove l’urlo di una mamma che teneva stretti alle sue mani, come una Cornelia con i Gracchi nella Roma di patrizi e plebei, quelle più piccole, innocenti, candide, tenerissime dei suoi due bimbi, ha squarciato la solita routine di provinciale lontananza di questo splendido villaggio di periferia.
La donna, arrancando stramba e desolata, nella condizione ingiusta e insopportabile, ha rotto come un tuono angosciante, per un solo, brevissimo istante, la finta e fasulla dimensione del normale ordine delle cose.
Così e a suo modo ha dato un segno di umana pietà e misericordia, all'abituale paesaggio sonoro di un esodo notturno, la lunga fuga senza soste né fermate di quanti qui s’imbarcano sui pullman di linea che vanno verso il nord, sfrecciando veloci sul megalotto che non c’è della Statale 106, oltrepassando Fiumenicà e poi Trionto, sulla stessa dorsale dove altre donne in silenzio complice scontano oltraggio e schiavitù, sessismo e disonore.
Lei, venuta a Cariati non si sa bene per chi e per come, viaggiando dal sud nel più profondo sud, approda sulla riva di un mare solitario e immenso che guarda all’Africa e all’Oriente.
Ma non per fare Nausicaa, forse semplicemente per salvarsi dal suo umano e personale naufragio di madre, per gridare sete e fame di giustizia di genere, scaricare con il canto del dolore e della follia, il fardello pesante della sua diseguaglianza, la disparità della propria vicenda complicata, il sacrificio e lo svantaggio di una donna senza destino, manifestandolo ‘liberamente’ e teatralmente, tra le viuzze fredde di mare d'inverno dove posano gli usci piccole botteghe del reddito di cittadinanza.
Sono arrivati con lesta presenza da buon samaritani i Carabinieri in servizio nella stazione locale con loro il comandante Nicodemo Leone.
Hanno convinto la donna alla calma, al ragionamento e ci sono riusciti con tatto, con “la premurosa attenzione che ogni componente dell’Arma pone nei confronti della vulnerabilità”.
Persino con una grazia che ha cancellato la rigidezza scabra dell’intervento, gli uomini della Benemerita che mai mancano di prestare soccorso all’umanità sofferente, senza enfasi se non quella del dovere normale, similmente fossero in un riquadro dell’ultimo calendario che ne racconta tante di storie simili, con i bellissimi colori di Mimmo Palladino e la prosa di cronaca e impatto morale di Melania Mazzucco.
I due figliuoli sono stati già accolti e affidati a chi se ne prende cura nell’immediato.
Ma poi infine guardando il volto la sottile desolazione psicologica, come non pensare a lei, alla mamma ora in custodia presso i servizi sanitari dedicati, di cui loro hanno più che mai immenso e intenso bisogno?
C'è in questo squarcio di cronaca non l’assurdo ma il concreto passo della vita popolare che declama a memoria un verso di Alda l'indimenticabile, con quei toni mentali che suonano sui tasti neri per far piangere, commuovere nel profondo lo scandaglio dei sentimenti, eppure sommuovere alla lotta contro le ataviche diseguaglianze femminili.
Perché adesso è reale il fatto che le sue impronte digitali, altro non sono che il rantolo di una denuncia che si spera possa vibrare nelle vene della vita di questa Calabria, che spesso non ha occhi per guardare gli altri.
Se non volgere la testa con allarme e incredulità quando la voce di una donna si fa intensa e minacciosa di rabbia e disperazione, violenta di dolore e solitudine, cancellando d’un colpo le false vibrazioni delle solite sirenette che fanno la gioia stolta e cretina dell'effimero potere maschilista.