Cosa ci vuole per ottenere dalla società locale un buon sindaco che sappia guidare la città nel primo quinquennio degli Anni Venti? È questa una delle domande che più ricorrentemente ascoltiamo per la strada, nei luoghi pubblici di incontro, persino nelle discussioni in famiglia che si accendono e si sviluppano in queste prime settimane del nuovo anno 2020.
di Vito Barresi
Bene, come tutte le preparazioni, il piatto che deve essere servito nel giorno della festa, cioè quando si andrà alle elezioni, previste appena scadrà il mandato del commissario prefettizio e la città sarà restituita al pieno esercizio del gioco e del confronto democratico, occorrono alcuni ingredienti di base.
Per imboccare una via che sia unitiva e non divisiva, che faccia grande la nuova identità e il gonfalone nobile e popolare della nostra antica città, sarebbero indispensabili determinate doti ed esperienze civiche certificate in un apposito curriculum vitae di tipo europeo.
PRIMO REQUISITO. Sebbene non siano richiesti specifici titoli, se non quelli delle normali certificazioni che attestano i diritti politici e di cittadinanza, il candidato interessato alla carica deve essere robustamente dotato di una ampia, consolidata e condivisa cultura del dialogo.
La via maestra da imboccare per entrare dal portone principale del Palazzo del Comune è prioritariamente quella di avere una adeguata preparazione culturale al dialogo, ampia e in grado di ricostruire un clima di accoglienza, comunicazione e confronto tra l’ente locale e il suo territorio, tra il centro e la periferia, tra gli amministratori e gli amministrati, tra le istituzioni pubbliche e i cittadini, tra lo stato e la comunità locale.
Una cultura del dialogo è la precondizione indispensabile per rinnovare il tessuto civico della società crotonese, per costruire insieme una dinamica, attiva e propulsiva buona prassi della coesione sociale e della solidarietà comunale.
SECONDO REQUISITO. Il candidato a sindaco dovrà essere dichiarato idoneo alla prova prevista sulle materie di “collaborazione comune” ideando, proponendo e formalizzando in atti deliberativi una politica di cittadinanza attiva, produttiva, volontaria, con gruppi informali che vanno dai comitati tematici alle social street e altre forme di aggregazione spontanea di cittadini, oltre che con le associazioni legalmente riconosciute, istituzioni scolastiche, comitati di genitori, fondazioni e imprese promotrici del cosiddetto “volontariato aziendale”, valorizzando il principio di sussidiarietà, art. 118 della Costituzione, che sostiene l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, volta al perseguimento di finalità di interesse generale.
Collaborazione vuol dire non stare sopra un albero ma darsi da fare per attuare un “vasto programma” di modernizzazione della mentalità cittadina, puntare sulle straordinarie risorse umane che a ogni livello sono molto spesso sottoutilizzate e persino depresse e frustrate.
TERZO REQUISITO. Dimostrare abilità e qualità nel metodo della conoscenza dei problemi, della condivisione e della visione integrata di scenario socio economico, storico, amministrativo, istituzionale, quale alta capacità di raccordo e interconnessione multipiano e multilivello tra realtà locale, globale, comunale, regionale, nazionale, europea e mediterranea.
Conoscenza reciproca tra sindaco e cittadino significa relazionalità, cioè vederlo in azione sorridente e impegnato ogni mattina, compreso il sabato e la domenica, assicurandosi che nella sua stanza la luce sia accesa in ogni ora della vita comunale.
Last but not least, un valido candidato deve dare tutto il suo impegno affinché l’amministrazione comunale sia sempre più trasparente, accessibile, disponibile al confronto per la risoluzione di conflitti e problematiche, al fine di garantire maggiore partecipazione collettiva e certezza del pluralismo nella concreta attuazione dei programmi e delle scelte condivise, attivando il continuo ascolto dei bisogni dei cittadini, il contatto e l’interlocuzione, la conoscenza reciproca, il dialogo e la cooperazione comunale.