Qual’è il “Punto R”, il luogo geometrico reale a più alto rischio per un treno Freccia Rossa, considerato non a torto un gioiello della tecnica e della sicurezza? Il Punto di Rischio probabilmente si trova nello spazio in cui più platealmente e catastroficamente può avvenire l’immediata, diretta e incontrollabile sconnessione tra l’Alta Velocità e un segmento, persino un apparentemente “non incidentale” centimetro della rete ferroviaria fisica, tra rotaie, scambi, binari e accessi in stazione su cui transita un treno a trecento chilometri di andatura.
di Vito Barresi
Probabilmente è anche per una banale sottovalutazione del rapporto di equilibrio, sempre fragile e a rischio, esistente tra la rete ferroviaria e motrice d’alta velocità, tra un binario triste e solitario e la bellissima, meravigliosa macchina locomotiva vestita di fiammante livrea ipertecnologica che, non solo in Italia ma nel mondo intero, si può sempre morire di treno (QUI).
Dall’ultimo dei punti marginali di questa mitologia del treno automatico, invincibile e super veloce, comodissimo e soggetto al vincolo dei più accurati standard di sicurezza, la furia che con un silenzio sibilante dà spettacolo nel paesaggio e nel sogno ferroviario della sua supersonica velocità, pochi faranno attenzione al fatto che, molto spesso, la corazzata tecnologica deve passare le “forche caudine” di tante smagliature e buche nere dislocate su un percorso materialmente e storicamente appartenuto alle mappe storiche di una antica geografia ferroviaria italiana.
Per cui se occorre chiedersi, comunque, quali siano i rischi a cui sono esposti intere comunità, gruppi di operatori, tecnici, operai, imprese, funzionari con l’avvento del sistema di mobilità integrata e totale denominato Alta Velocità, allo stesso modo è necessario riflettere sul fatto che probabilmente, anzi quasi certamente, un incidente, una tragedia, un disastro di immani proporzioni può improvvisamente verificarsi solo quando sulla linea insorge un’incoerenza imprevedibile, nella forma “accidentale” di un devastante contrasto tra l’alta velocità e un punto, persino millimetrico e infinitesimale, della rete ferroviaria.
Se il rischio zero non esisteva da prima nella storia dei treni e delle infrastrutture ferroviarie degli ultimi secoli di storia sociale ed economica, ragionare oggi di rischio e sicurezza nel nuovo contesto tecnologico dell’alta velocità, significa individuarne ripetutamente i punti di pericolo sempre incombenti ma latenti dove insiste o potrebbe verificarsi una imprevedibile disconnessione tra l’alta velocità e la rete, tra il dinamico e lo statico, l’assetto variabile a pendolino e la strutturale permanenza della strada ferrata, laddove l’aporia, il buco nero, deve trovare la sua immediata soluzione, la copertura necessaria per abbassare ogni soglia di rischio esterno.
Avevamo pensato che nella società evoluta, nella società “automotive” il rischio di morire sul lavoro fosse in qualche modo un’ipotesi superata, un qualcosa di quasi assurdo che ha a che fare con l’idea antica delle macchine e delle industrie manifatturiere.
Al contrario dobbiamo prendere atto che a misura dell’evoluzione tecnologica cresce contemporaneamente e smisuratamente anche l’ambito dell’apparente fatalità, nella logica della causalità e della coincidenza dell’errore invisibile dentro il panorama spesso senza vista dei macrosistemi autoreferenti.
Ecco perché più che mai la sicurezza sul lavoro è e deve essere uno degli elementi fondamentali che deve caratterizzare non solo la rete ferroviaria dell’Alta Velocità ma nel suo complesso tutto il territorio italiano, le utenze e le comunità che ne usufruiscono i servizi.