La Conferenza Episcopale Calabra verso Bari al grande incontro “Mediterraneo frontiera di pace”

7 febbraio 2020, 18:50 100inWeb | di Vito Barresi

Almeno a leggere la nota conclusiva dei lavori dell'ultima sessione invernale della Conferenza Episcopale Calabra (3 e 4 febbraio 2020, Seminario Pio XI, Reggio Calabria), non se ne è direttamente discusso. Tuttavia l'imminente appuntamento più importante di questo primo trimestre di vita ecclesiale italiana, il grande simposio internazionale di Bari promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana sul tema “Mediterraneo frontiera di pace”, in calendario nei giorni tra il 19 e 23 febbraio, sta mobilitando le diocesi calabresi, impegnate ad allargare gli orizzonti della fede e della partecipazione andando oltre gli angusti confini di inefficaci quanto improduttive rinchiusure campanilistiche.


di Vito Barresi

Sebbene tra i vescovi calabresi non vi sia stato alcun specifico passaggio di approfondimento collegiale su contenuti e organizzazione dell’Incontro di riflessione e spiritualità, l’attesa per l’evento è apparsa comunque condivisa.

Vuoi per il carattere simbolico, di una conferenza a cui si apprestano a partecipare ben 60 rappresentanti delle Chiese di 20 Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum, vuoi per la presenza del Santo Padre che, domenica 23 febbraio, avrà modo di evidenziare lo straordinario significato, quasi di un sinodo del Mediterraneo, in cui rifulge non solo il valore religioso della fraternità tra i Vescovi, nella condivisione di gioie e fatiche che vivono i popoli del “grande lago di Tiberiade”, secondo la profetica intuizione di Giorgio La Pira, ma anche l’importanza strategica di un modello di dialogo e di coesione mediterranea di evidente rilievo geopolitico.

In ogni caso l’attenzione è tanta in ogni sede episcopale calabrese verso un appuntamento di grande rilievo anche dal punto di vista meridionale, per l'incidenza che i risultati di Bari dovranno avere nel riorientamento dell’azione pastorale nei singoli territori e ambiti diocesani.

Non c'è dubbio, infatti, che i primi echi di questo gigantesco processo di ristrutturazione teologica, ideologica e persino storico-geografico di una Chiesa Italiana e di un cattolicesimo europeo che intendono ripartire da quell'ombelico del mondo spirituale che è stato ed è ancora il Mediterraneo, si comincino a sentire e a cogliere, sia nel Mezzogiorno che in Calabria dove in particolare, si fanno avanti interessanti proposte concrete e fattive, tipo quella riportata nel documento conclusivo della riunione di Reggio in cui, nell'augurare “buon lavoro alla neoeletta presidente della Giunta Regionale, On. Jole Santelli ed all’intera Assemblea Legislativa calabrese”, si è auspicato:

“la creazione di un polo dell’innovazione che ponga la Calabria al servizio dell’area euromediterranea, allo scopo di recuperare centralità ed attrarre investimenti, oltre a trattenere le intelligenze e le risorse umane professionalmente qualificate e facendo della legalità il metodo di ogni intervento”.