Una Giunta a Maggioranza di Genere. Proposta alla Governatrice di una regione dove le donne non votano

9 febbraio 2020, 15:15 Politica.24

Il paradosso ci sta tutto. Perché a 75 anni dal suffragio universale esteso anche alle donne, da quando in Italia, era il primo febbraio 1945, la politica entrò nella vita del genere tanto sottomesso dal potere patriarcale secolare, 'son la mondina, son la sfruttata, son la proletaria che giammai tremò...', come in una favola accade in Calabria la curiosa coincidenza che per festeggiare la ricorrenza c'è voluto quasi una 'contraddizione in termine': eleggere con la più alta percentuale di astensionismo femminile mai registrata in tutta la storia della Repubblica Italiana per la prima volta una donna alla carica di Presidente della Regione. Che fare? Sono in molti, uomini e donne in Calabria che, rivolgendosi alla nuova governatrice chiedono che il suo nuovo esecutivo rompa la continuità maschilista varando in discontinuità innovativa una giunta regionale a Maggioranza Donna.


di Vito Barresi

La nuova governatrice Iole Santelli (ma non sappiamo, sentite le precedenti battute berlusconiane se qualche vetusto maschilista della Premiata Casa delle Libertà oserà magari sbroccare in “una governante”…) avrà sicuramente modo di affrontare, come forse altre non hanno saputo fare bene nelle precedenti legislature, l’importante questione politica del genere, tanto più evidente dopo questo risultato elettorale del non voto, in una realtà regionale, sociale, economica e culturale fortemente marginalizzata e isolata persino rispetto al resto del Mezzogiorno d'Italia.

Anzi, sono convinto e mi permetto di suggerire e auspicare, che la governatrice Santelli vorrà mettere immediatamente mano a quella che oggi appare non solo al modesto opinionista che ne sunteggia brevemente il fatto, come la vera contraddizione che sta alla base del mancato sviluppo calabrese, cioè la rilevanza e l'incidenza che dovrebbe assumere, quale prioritaria scelta e decisione del governo regionale in formazione, la “nuova questione femminile calabrese”.

Un'immensa contraddizione sociale, umana e relazionale che rivendica di essere opportunamente conosciuta nei suoi aspetti specifici economici, giuridici, psicologici, sociologici, per essere puntualmente e rigorosamente affrontata, indicandone le vie di miglioramento nella più giusta direzione progettuale, programmatica e legislativa.

Ora appare evidente che, in attesa di un più vasto programma in proposito, è necessario aggiornare immediatamente quanto già fatto nella stessa storia del regionalismo calabrese, se si solo si fa cenno al famoso “Progetto Donna” (Legge Regionale 19 aprile 1995, n. 22, Istituzione Progetto Donna) cominciando con il passo strategico di dare applicazione al principio di genere, assegnando in giunta i vari assessorati in misura eguale e paritaria, esclusa la presidente, metà deleghe agli uomini e metà alle donne.

Da qui il ragionamento potrebbe anche allargarsi sulla mancanza di specifiche politiche di genere, all’urgenza di determinare le condizioni giuridiche, democratiche ed istituzionali, oltre che funzionali, di pari opportunità come d’altronde è previsto dal dettato costituzionale, purtroppo ampiamente disatteso e disapplicato in questa realtà del Sud.

Per fronteggiare l’astensionismo di genere (oltre il 66% del 56% totale) occorre evidentemente collegarsi più complessivamente allo stato della condizione femminile in una regione periferica, subalterna ma soprattutto economicamente e socialmente, svantaggiata e sottosviluppata, entrando nel vissuto e nella realtà dello specifico femminile contemporaneo.

Con proposte forti e scelte coraggiose. A cominciare dalla Giunta a Maggioranza Donna.