Cosa sta accadendo nei porti italiani dopo l’epidemia di Corona Virus in Cina? Quali sono state le immediate ripercussioni nei commerci navali tra l’Italia e il colosso industriale e commerciale asiatico, specie dopo la firma dell’ormai famoso quanto dimenticato Memorandum Italia Cina sulla Via della Seta? Cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro ad uno dei porti più grandi del Mediterraneo, il grande Hub globale di Gioia Tauro, dove le attività di transhipment con la Cina, l’estremo e il Medio Oriente sono superiori al 80% delle merci e dei container in movimento?
di Vito Barresi
Domande queste che purtroppo non si sentono intonare nel dibattito, del tutto assente sia in Italia che in Calabria, Regione che è ancora in attesa della formazione della prima giunta guidata da una donna, l’on. Jole Santelli.
Che Gioia Tauro sia il primo e più impegnativo banco di prova per la nuova governatrice non è una fantasia quanto invece una dura realtà attestata da tutti gli indicatori di settore, secondo cui il mega porto calabrese (una vera e propria cattedrale nel deserto la cui accanita quanto discutibile costruzione avrebbe provocato immensi e irreparabili danni ambientali e climatici non solo all’areale Calabria tirrenica ma a un intero ecosistema mediterraneo), rantolerebbe in una profonda crisi aziendale, con un crollo dei movimenti portuali, totale merci e in tonnellate, superiore al 40% dei precedenti periodi.
D’altronde era stata proprio la stessa neo governatrice ad affermare nel corso della recente campagna elettorale, davanti al commissario Agostinelli dell’autorità portuale di Gioia Tauro, il suo interesse prioritario verso questa infrastruttura, dichiarando di essere stata
“lieta di ascoltare un racconto di cose fatte, di aspettative, di una realtà che finalmente sembra avere invertito la rotta. Gioia Tauro è una delle realtà più interessanti dell’Europa meridionale ed ha necessità della totale sinergia fra Autorità, Regione e Stato. Per quanto mi riguarda, nell’assoluto rispetto dei ruoli, credo che la Regione Calabria debba impegnarsi con tutte le sue forze per un effettivo rilancio, che non è più solo un sogno ma può diventare un’importante realtà”.
Per cui è d’uopo e urgentissimo capire quali siano, sul momento e nella prospettiva del breve-medio periodo, gli effetti della crisi sanitaria che divampa in Cina, l’impatto che sta già provocando sulle banchine del porto calabrese, probabilmente minando, appena all’inizio del 2020, i propositi di rilancio e di programmazione ritualmente sbandierati dai vari ministri pentastellati, sempre presenti nelle propagandistiche visite a questo scandaloso “santuario” dell'inefficienza e dello spreco su cui la Commissione Europea dovrebbe e potrebbe, en passant, qualche volta una tantum, gettare il proprio sguardo vigilante e indagatore.
Per la costituenda Giunta Santelli a trazione salviniana, al di là delle invettive qualunquiste e sovraniste della Lega e di Berlusconi, affrontare concretamente la crisi di Gioia Tauro, un porto già di per sé marginalizzato dal Belt and Road Initiative (Bri), che ha dato priorità alle competenze infrastrutturali e di conseguenza gli investimenti dei porti di Genova e Trieste, sarebbe l’occasione buona di dar prova del buon governo.
Anche se più di qualcuno si dice abbastanza certo che il naufragio della Giunta Santelli sul Porto di Gioia rischia di avvenire già sul bagnasciuga della vicinissima Tropea.