Jole Santelli la Presidente con gli ‘orologi sciolti’ entra in Cittadella area sacra di un’onnipotente burocrazia regionale

17 febbraio 2020, 19:30 Politica.24

Jole Santelli come in una pagina di Marcel Proust va alla ricerca del tempo perduto? Arriva sottovoce, con quel suo consueto “silenzioso slow”, la neo Governatrice della Calabria, e sussurra il suo saluto “ai dirigenti, ai funzionari e agli impiegati di questo palazzo”. E come una madeleine azzera subito il cronometro del passato per dare un nuovo stacco, un’altra sincronia e diacronia, per accordare le lancette degli uffici pubblici al suo bioritmo, alla propria contemporaneità politica, facendo risuonare il suo primo comandamento con la lentezza suadente di un “chiunque mi conosce sa bene che purtroppo non conosco molto gli orologi”.


di Vito Barresi

C’è stato, all’atto dell’ingresso mattutino della Santelli (QUI), il dissolversi di un misurato senso dell’attesa, che era rimasto sospeso nell’aria tra l'inedia e lo sconforto, una venatura di quel distaccato e talvolta pervicace scetticismo catanzarese che i calabresi hanno imparato a conoscere nel corso di 50 anni di vicende regionaliste, campaniliste, che hanno intriso la storia dell'ente regione.

A Germaneto, circonvallazione agro terziaria di Catanzaro città, scocca l’ora della Santelli, la prima donna sul soglio del regionalismo calabrese che subito impone come riflessione non già il vasto programma di cambiamento e sviluppo ma più semplicemente il prioritario impegno di riuscire a mettere nel fuso orario delle nuove forze politiche al comando, ora legale meridiana e antimeridiana, diurna e notturna, la pachidermica burocrazia regionale.

La stessa che vanta un numero di dipendenti, tra stabili e precari, determinati e indeterminati, di quasi 15 mila persone in organico, cioè un contingente da pianificazione sovietica, adesso chiamati a timbrare il cartellino rispettando l’orario di lavoro della nuova “Era Santelli”.

Troppo presto e troppo poco per esprimere seppure preliminari opinioni e osservazioni in merito al rapporto che si instaurerà tra consiglieri regionali, assessori, nuovi direttori e dirigenti, membri dei vari staff, rappresentanze e segreterie particolari che porterà con sé, “la mia squadra” ha detto la Santelli, il nuovo al potere nella Cittadella, composto da veterani della vecchia politica del centro destra e nuove leve dal più grintoso istinto padano e salviniano.

Cosa non facile e di non poco conto perché può capitare a qualunque cittadino di questa Regione italiana di varcare il confine che unisce, e più che altro separa, il resto del mondo reale calabrese con la Cittadella del potere regionale, con quel che ne consegue in termini esperienziali a proposito di efficienza, efficacia, velocità, trasparenza, economie di scala, ecc. ecc.

Oltrepassata la soglia, la zona di delimitazione per chiunque sia, esploratore dell’ultimo momento, avvezzo scalatore di rampe e scale che portano, come in una spirale di Escher, alle antistanze dei dipartimenti, nelle anticamere delle sezioni, nei soggiornini al piano delle strutture, negli ambulacri presidenziali e assessorili, avrà la netta sensazione di trovarsi in un Palazzo che è un involucro modernissimo in cui sono custodite i reperti archeologici di un mondo del passato, con le sue regole, il suo look del tutto dissimile dall’abbigliamento del fuochista, i riti e le cerimonie di un potere politico che può vantarsi di avere una storia di ieri calata nel paesaggio solare del mondo attuale.

Un mondo lento, criptico, segmentato, anche se apparentemente non gerarchizzato dove si naviga a vista, in una condizione di incertezza e di impalpabile disorientamento, dove i fili e persino i telefoni sono stati staccati non si sa quanto con le precedenti amministrazioni, comunque ridotti al bisbiglio degli interfonici tra un ufficio e l'altro.

Sconquassato nei suoi sottili, impercettibili, invisibili ma non immateriali equilibri politici e di potere, bruscamente saltati con l'avvento alla Procura della Repubblica di Catanzaro del grande giudice antimafia Nicola Gratteri, la cui apparizione negli assetti, poco trasparenti della burocrazia regionale, si è fatta sentire come una vera e propria deflagrazione, un tuono olimpico, un fulmine di Zeus, non con il guanto soft ma con la mano di ferro della legge che ha mandato agli arresti più volte non solo consiglieri ed assessori regionali ma anche più di uno tra dirigenti e funzionari che avevano seguito procedure distorte o quanto meno soggette alla verifica della giurisdizione penale.

Qui, dove non c'è la stessa percezione del tempo ma si vive l'eternità della burocrazia, dove convivono e si scontrano due universi paralleli, da una parte il ceto politico dei dominatori della vita pubblica, dall’altro l’esercito e le divisioni del personale impiegatizio; qui dove molto spesso i politici arrivano di notte per decidere le cose nel mentre il processo operativo e strumentale si svolge di giorno, capovolgere le logiche e le dimensioni non sarà mica facile. Non ci vogliono orologi.

Scopelliti aveva nella sua stanza un bel quadro di Don Chisciotte. Avrà ragione la Santelli a dire che non servono orologi, che bisogna azzerare almeno il tempo immobile e infinito della burocrazia calabrese?

Tanto che l’arredatore della casa, l’interior design cosentino che certo è nello strascico della nuova regina del costume bruzio, potrà suggerirgli di coordinare la tappezzeria del suo planetario ufficio su vista Corace, con una bella riproduzione, a prezzo di mercato, degli Orologi sciolti di Salvador Dalì.