Arriva un nuovo assessore perfettamente “mascherato” (finalmente non “mascariato”) nella storia della Regione Calabria. Un vero primato che inorgoglisce soprattutto il milione di calabresi che hanno disertato le urne (e a santa, o santella, ragione si dovrebbe riferire a Mattarella!). Per il vero i bambini aspettavano Zorro ma questo si chiama “Ultimo”, un capitano dell’Arma non si sa bene se in quiescenza o in aspettativa, certamente in omaggio al fatto inoppugnabile e ovviamente avvilente che questa terra è sul serio ultima in ogni graduatoria e classifica d’Europa. L’alto graduato della Benemerita viene a infoltire il vasto repertorio di commissari sfusi, militari e servitori dello Stato in regime di continuità di carriera oppure in missione straordinaria, chiamati a svolgere ruoli proconsolari in vari settori di un ente Regione che agisce nelle ben note Lande Desolate descritte e “attraversate” dal coraggioso Giudice Gratteri.
di Vito Barresi
In Italia ogni regione ha la sua maschera, il suo volto territoriale e regionale. Un’impronta, una marca che racconta inevitabilmente chi siamo, da quale radice veniamo. Giangurgolo è la maschera che inchioda i calabresi alla propria storia.
Ma fino a ieri la Calabria aveva solo lui, Giangurgolo e il suo fido Coviello, ora invece ne può vantare anche due con l’esordio di Capitan Uncino, scusate “Ultimo” (QUI), che non è vestito di giallo come il super famosissimo Capitan Ventosa di Striscia la Notizia.
A sentir lui, nell’attimo in cui capta con la ricetrasmittente la voce flebile della bella Governatrice, avrebbe in serbo un programma amministrativo sull’ambiente, materia che impegna da Greta Thunberg a Papa Francesco l’intero pianeta, ben chiaramente sostanziato dalla suddetta dichiarazione di accettazione d’incarico:
“Il mio obiettivo sarà quello di tutelare l’autodeterminazione delle comunità calabresi senza l'interferenza delle mafie di ogni tipo”.
Un autentico capolavoro di chiarezza, una dichiarazione programmatica orgogliosamente ambiziosa. Tanto da farci ricredere persino sul volto vero di Giangurgolo, inteso che sia stato lo specchio reale di un perenne tentativo di sfuggire alla marginalità della storia regionale. Insomma, un nascondersi dietro un travestimento per ingannare innanzitutto se stessi, e poi il fato, il destino, e comunque la politica di chi comanda, ieri oggi e domani, in un’Italia del potere che sempre esclude la Calabria.
Dietro la maschera di Giangurgolo c’era il calabrese vivente, ma anche quello attuale con le sue inquietudini contemporanee, la sua fragilità nello spazio e nel tempo della civiltà dello spettacolo, il suo tatuaggio nell’epoca del gossip tipizzato, della globalizzazione multietnica.
Chi c’è realmente dietro il travisamento del capitano che dovrà dedicarsi ai laghi silani, alle foreste aspromontane in fiamme, all’inquinamento del mare sulla costa di Diamante in piena stagione balneare, ai depuratori bloccati a ferragosto, all’impatto del Ponte di Messina sul paesaggio, ecc. ecc.?
Chi è veramente il nuovo assessore che dovrà vigilare sulla discarica di Pianopoli, sui piani alti della mega-fabbrica di Sovreco, sulle pale eoliche, sulla riserva marina di Isola Capo Rizzuto, sui parchi regionali, sulla bonifica Eni di Crotone dove ancora non si sa bene che fine abbia fatto persino la nomina ministeriale di un qualificassimo Generale dei Carabinieri in funzioni di Commissario?
Misteri che inquietano un tantino vivendo una fase di totale smarrimento nazionale, ma suvvia niente drammi se da Roma ci pensa la Governatrice Santelli a dare fiato, per quel che lei ne avrebbe, al morale dei calavrisi.
Anche quest’anno in fondo al Carnevale dei calabresi torna il sentimento del rimorso, l’impressione della paura, la colpa del peccato, quasi mai la consapevolezza autocritica dell’errore.
Tanto che finita la baldoria la maschera di Giangurgolo e del fedele Coviello torneranno a essere confuse con le più tetre, violente e illegali maschere della cronaca nera che conosciamo quasi sempre durante il resto dell’anno.
Ma con l’arrivo di Ultimo in versione mascherata finisce anche la solitudine di Giangurgolo e dei tanti umili servitori dello Stato tra cui pure si poteva scegliere in Calabria e non invece a Roma.
Benvenuto Capitano Ultimo nell’ultima regione d’Italia e nella sede romana della Regione Calabria. Anche per lei il ballo in maschera comincia qui … D’altronde è carnevale … e a carnevale anche nel Bruzio ogni scherzo vale ...