Questa volta i rapper si rassegnino. Non sono stati tanto lesti nel trovare il sound giusto per le porte allertate dell’anti virus. Prima di loro e di tutti è comunque venuta la storia bellica e militare che per segnalare l’allarme ha tradizionalmente usato la sirena meccanica, la macchina che avvisa la popolazione a rintanarsi immediatamente nei rifugi. Sta di fatto che qualche vecchio nostalgico si sarà pure rammaricato che il premier Conte non abbia messo nel ciuffo o nel mazzo delle norme che disciplinano la vita sotto il corona virus, anche l’uso della sirena, e di più consegnando ai sindaci, come un tempo ai podestà, compiti e funzioni per azionare il salvifico dispositivo. Magari alle 18.00 in punto di ogni calar del giorno.
di Vito Barresi
Saremmo tutti di buon grado entusiasti se a Roma, capitale del potere politico, militare, religioso e repubblicano, dunque luogo per eccellenza e ad alta definizione d’immagine globale, ne venissero presto ripristinate, alcune di quelle ancora delle 23 esistenti, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
A quel tempo, gli stessi anni delle Fosse Ardeatine, se ne contavano 51 di postazioni segnalate nelle carte degli archivi storici.
Sirene disposte a rete e tra loro collegate su una linea di cavi chiamata “catenaria”, utilizzata sia per la comunicazione dell’allerta ai centri decisionali ed alle forze di sicurezza, sia per attivare le sirene.
Era solito che l’allarme scattava con 6 suoni di 15 secondi, intervallati da pause di uguale tempo. Quell’ululato faceva interrompere ogni attività, inducendo tutti a rifugiarsi nei sotterranei pubblici dislocati in vari punti della città. Il cessato allarme si sanciva con un fischio lunghissimo di due minuti. E se mancava la corrente o il sistema si inceppava, in tal caso di avaria, si poteva optare per 3 colpi di cannone ad intervalli di 5 secondi.
Le sirene del Regime Fascista, all’epoca, erano in larga parte fabbricate da un’industria storica italiana, “La Sonora” di Garbagnate Milanese, premiata ditta fondata nel 1911 e ancora oggi presente e attiva nel settore strumentistico degli allarmi, per come si può apprendere sull’omonimo sito aziendale:
“Siamo un’azienda certificata e produciamo: Sirene e lampeggianti per Polizia, Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Ambulanze Imbarcazionie Capitanerie di Porto; Allestimenti auto e moto per la Polizia Locale: Sistemi di allertamento per Comunità, Aziende, Industrie, per i Comuni e per la Protezione Civile; Segnalatori luminosi e sirene per l'automazione e l'industria”.
Chissà se anche per noi sarà necessario prendere opportunamente spunto da un’ormai desueta “Istruzione sulla Protezione antiaerea - La segnalazione dell'allarme”, emanata dal Ministero della Guerra nel 1938, dove si disponeva quanto segue:
“Il segnale di allarme deve essere udito sia di giorno che di notte, tanto nei luoghi aperti quanto in quelli chiusi; deve essere quindi trasmesso con mezzi opportunamente distribuiti nella località da allarmare ed atti ad emettere segnali sicuramente percepibili e non confondibili con altri del genere. I più adatti allo scopo, e perciò comunemente usati, sono i mezzi acustici rappresentati normalmente dalle sirene ed eccezionalmente da campane, cornette, ecc.”.
Visto il silenzio, il silenzio urbano in cui sono caduti borghi, città e paesi d’Italia, un tocco di vintage al paesaggio sonore, con il ripristino delle antiche sirene anti aeree, non sarebbe poi tanto sgradito.