A Caporetto, alla fine di ottobre del 1917, l’esercito italiano venne annientato da quello austriaco e tedesco. A Bergamo i mezzi militari dell’Esercito Italiano carichi di salme innocenti si sono incolonnati in un tristissimo corteo funebre in marcia verso altri crematori regionali. È questa la foto spietata della nuova Caporetto nazionale, l’impressione della realtà nella consapevolezza di cercare la verità, le cause, le colpe, la giustizia.
di Vito Barresi
Dolore, rammarico, ansia, rabbia e lacrime, sgomento. I reduci piangono come a Caporetto 1917 per una rotta disastrosa che divenne un modo di dire famigliare per gli italiani, il luogo comune per eccellenza per indicare una sconfitta, una catastrofe mortale lungo tutta la linea della vita.
Quella che si sta vivendo, proprio sul finire di un inverno terribile e allucinante, appena alle porte della primavera, nel giorno di San Giuseppe, molto probabilmente sarà narrata nei libri di storia, come la Caporetto Sanitaria italiana, il simbolo di un disastro non solo epidemico e amministrativo ma anche morale e umano che certamente dovrà avere sia generiche attenuanti che precise responsabilità.
Un disastro, è bene chiarirlo subito, di cui i Presidenti delle Regioni interessate più delle altre, Fontana, Bonaccini e Zaia, al comando della Lombardia, dell’Emilia Romagna e del Veneto, non hanno personalmente alcuna responsabilità, anche se è necessario comunque e in cornice ad ogni ragionamento, sia di retrospettiva che di prospettiva, tenere sempre ben presente che come osservava acutamente lo storico Carlo Maria Cipolla in “Miasmi e Umori”:
“le malattie non si sviluppano nel vuoto. Sarebbe un grave errore limitarsi a una concezione eziologica delle malattie limitate alle azioni di microbi e di virus. Microbi e virus sono attori di primo piano nel quadro patologico. Ma gli studi epidemiologici ci hanno reso sempre più avvertiti del ruolo e dell’importanza dei fattori ambientali e socio-economici nell’eziologia, nell’incidenza e nella prevalenza delle malattie.”
Sta di fatto che, anche se non è il momento, una delle chiavi d’accesso per comprendere l’intera vicenda, l’intricata vicenda dell’improvvisa epidemia di Covid 19, sarà quella di puntare l’indice accusatore verso i programmi politici e amministrativi regionali in tema di sanità pubblica in queste stesse regioni colpite dal virus.
Da Formigoni a Fontana, passando per Maroni, il tema è stato quello della privatizzazione della sanità regionale. Purtroppo questi sono i terribili risultati...
Il fatto poi che la Regione Lombardia, dove ha dominato il potere leghista e berlusconiano, sta trascinando l’intero sistema sanitario nazionale verso una cocente e dolorosa sconfitta, cioè alla struggente catastrofe di una epidemia il cui tasso di mortalità in assoluto e ancor di più percentualmente ha superato quello della stessa Cina, non può passare, neanche un minuto dopo, sotto silenzio.
Un Parlamento, un ceto politico dominante, non potrà certo attardarsi in qualche bieco atteggiamento di falsa solidarietà di casta ma affrontare immediatamente la questione dell’accertamento della verità e della giustizia per le tante vittime ignare, individuando anche ed eventualmente qualche responsabilità politica in quest’apocalisse. Pensando prioritariamente a una commissione d’indagine parlamentare sulla devastante epidemia del Coronavirus in Lombardia e in Italia.