Il Quarto Stato con la mascherina. Sindacati contro il Covid-19 minaccia per Patria Nazione e Occupazione

26 marzo 2020, 13:00 Politica.24

Eccolo in prima pagina, nel momento più grave della vita nazionale, il ritorno sulla scena del proletariato. Compagni, dai campi e dalle officine, prendete la falce, portate il martello, scendete giù in piazza, picchiate con quello, scendete giù in piazza, affossate il virus, ma tutti muniti di mascherine come in un dipinto corale di un Quarto Stato, questa volta 4.0 che avanza unito e solido sotto la bandiera dell’unità nazionale.


di Vito Barresi

Lavorare nei giorni e nelle notti del virus. Lo fanno i lavoratori del commercio, i lavoratori dell’industria e dell’artigianato, del chimico-farmaceutico, quelli delle lavanderie industriali, dell’energia petrolio, trasporto gas, miniere e dei servizi ad alta rilevanza tecnologica, elettricità, acqua, gas, i lavoratori agricoli e quelli dell’industria di trasformazione alimentare, i lavoratori della conoscenza scuola, università e ricerca, i lavoratori pubblici, i medici, gli infermieri, ma anche gli autotrasportatori, i metalmeccanici, i lavoratori della filiera alimentare e commerciale.

Un vero e proprio esercito della salvezza e della salvaguardia civile composto da un elenco enorme di tante mansioni, profili e figure professionali, posizioni organizzative che, a ciclo continuo H24, sono negli uffici e nelle strade di città e paesi, per rompere l’assedio della bestia feroce e invisibile, sconfiggere il nemico mortale e malvagio, avido e ingannevole che minaccia l'intero popolo.

Da qui la ripresa di vigore, il ripristino della forza e del peso politico del movimento sindacale italiano è apparso immediato, persino sorprendente, facendo scorgere a più di un osservatore non solo l’autorevolezza in termini di rivendicazioni immediate per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori esposti, ma anche di incisività ed efficacia nel recepimento delle proprie proposte nei decreti speciali del primo ministro.

A tal punto che nel dipanarsi ansioso degli eventi epidemici, tra bollettini di guerra, numero dei contagi e dei caduti sulla trincea della pandemia bellica, nessun altro attore sociale e politico, all’infuori del Capo del Governo, può rubar loro il primo piano, eludere il confronto con i leader sindacali come sottolinea il segretario della Cgil:

“abbiamo sottoscritto un protocollo condiviso tra governo e parti sociali perché in tutti i luoghi di lavoro ci siano condizioni di sicurezza per lavoratrici e lavoratori. Quel testo prevede sanificazione, protezioni individuali, ammortizzatori sociali, riduzione e sospensione delle attività. Se un’azienda non rispetta il dovere di messa in sicurezza, la Rsu o le organizzazioni sindacali territoriali di categoria ricorreranno a tutti gli strumenti di azione sindacale perché la salute viene prima di tutto.”

Tasto su cui i sindacati hanno cominciato a battere con sempre maggiore consapevolezza mediale per come si comprende dalla calibrata presenza in video, in radio e sulla stampa dei segretari generali delle tre principali confederazioni, tra cui spicca il numero uno della Cgil, Maurizio Landini che specifica: “noi vogliamo che si lavori in tutte le attività oggi essenziali, applicando il protocollo sulla sicurezza firmato a Palazzo Chigi”, spiegando perché molte categorie e molti territori stanno scioperando con il sostegno delle confederazioni.

Un preambolo che consente al capo sindacale di portare la palla al centro del dischetto, posizionandola nell’area di rigore del confronto e dei tavoli di trattativa dopo anni di quasi esclusione da parte del governo e della politica, non tanto e non solo per scongiurare lo sciopero generale quanto per inquadrare complessivamente la partita, il gioco, il confronto tra le parti sociali e il governo:

“sarà il lavoro a sconfiggere il virus. Come già oggi vediamo nell’impegno eroico di migliaia di lavoratori della sanità e di tutti i settori e attività che stanno permettendo a tutti noi di continuare una vita quasi normale, rischiando in prima persona.”

Disciplinato, coraggioso, granitico, unito, pronto a respingere l’assalto dell’armata infida e contagiosa che avanza sotto la bandiera gialla del coronavirus, come ieri, come sempre, al canto dell’Inno dei Lavoratori scritto da Filippo Turati, gli operai delle fabbriche e delle officine, i compagni sindacalisti si rimettono in marcia con sprezzo del pericolo, su musica di Zenone Mattei, spronando alla mobilitazione la falange industriale e dei servizi per combattere uniti contro l'epidemia e per l'economia sul campo sempre più complicato della vita quotidiana:

“Su fratelli, su compagne, su, venite in fitta schiera… Il riscatto del lavoro dei suoi figli opra sarà: o vivremo del lavoro o pugnando si morrà...”