Sono le due cose che piacciano di più in questo periodo di primavera: le patate silane e le macchiette telefoniche del signor Rocco Loria di San Giovanni in Fiore. Al telefono impazza la satira di un insospettabile caratterista della cultura popolare calabrese di montagna che va a Cutrone con la sua “panda iang rossa” perché la moglie lo ha portato a lamiera e finisce per perdersi alla ricerca di “nu brekebrek”, mentre sulle tavole della quarantena tra pranzo e cena, secondo le statistiche di mercato nell’economia del Coronavirus, il cibo che vince su tutti, sarebbe addirittura la Patata della Sila Igp.
di Vito Barresi
Idem con patate per gli italiani che restano a casa. Impennata di consumo di patate acquistate a sacchetti sui banchi dei supermercati, alcuni aperti anche di notte, senza eguale nei listini storici delle vendite degli ultimi cinquanta anni, con picco raggiunto e superato di oltre il 50 per cento di immediato incremento.
E tanta allegria, quale allegria, facendo finta che la gara sia arrivare in salute al gran finale, da parte dei produttori silani che dai sonnecchiosi inverni di una volta sono improvvisamente passati alle grida globali dei mercati ortofrutticoli mondiali.
Ma, sussurrano nel bosco tra le patate nel parco (come dimenticare i danni ambientali, nematodi compresi, il gusto lungo dei silani, dovrebbe dircelo) gli “gnomi” calabresi della pataticoltura, che l’inatteso incremento di domanda sta mettendo alla prova l’intera “ingegneria” aziendale e produttiva della area agricola più importante della montagna calabrese, logisticamente impegnata a fare meglio e di più in uno scenario che richiede maggiore sicurezza e massimo rispetto degli standard sanitari imposti da regole e decreti governativi e ministeriali.
Sta di fatto che i “patatari” al lavoro sui campi silani non vedono il sole dalla parte del tramonto bensì da quella che per loro potrebbe essere un’importante momento di rilancio, posizionamento, fatto di cospicui extra profitti aziendali (si potrebbe rivedere il canone dell’acqua prelevata dai laghi artificiali?).
Cose non da niente che vanno affrontate in un quadro più integrato come avverte Albino Carli, direttore del Consorzio Produttori Patate Associati-PPAS, in un commento rilasciato al giornale online FreshPlaza, sulle misure operative affrontato in queste giornate davvero campali:
“ci sono problemi legati ai trasporti: gli autotrasportatori lavorano con l'obiettivo di avere i mezzi sempre pieni e, in questo momento emergenziale, ciò non è sempre realizzabile. I flussi commerciali si stanno complicando, perché i camion partono dal sud Italia pieni e molto spesso ritornano vuoti. Si aggiungano tutti i timori degli autisti per il virus e le mille difficoltà cui devono far fronte durante i viaggi”.
Più che sotto la cenere, dopo una partenza stentata tra autunno e feste natalizie, il colpo di frusta c'è stato con l'avvento dell’economia del coronavirus che ha messo le ali alle patate silane.
Le stesse che per la Pasqua vedono non solo l’agnello al forno ma anche i freschi benefici climatologici della neve caduta in abbondanza sull’altopiano toccando i 30 centimetri, guardando con cauto ottimismo ai dati pluviometrici del periodo.
Sperando che nel frattempo la moglie di Loria, dopo averlo ruvidamente scartavetrato, lo faccia entrare in casa rifocillandolo con un classico piatto di patate ‘mpacchiuse.