Probabilmente la solidarietà non ha odore. Neanche quello di Biomasse Italia che frequentemente ben si avverte e si spande sull’intera popolazione di Crotone. Odore che diventa nuvola bianca che sbuffa sulla costa azzurrissima dalle due centrali che movimentano le navi al porto, il trasporto gommato su strada e che fa girare a pieno ritmo i due stabilimenti sulla 106 Jonica distanti pochi chilometri, l’uno dall’altro. Profitti alle stelle in oltre un decennio in cui i loro bilanci straricchi sono scritti con cifre di milioni e milioni di euro di utili e vantaggi. Tutte cose che ben sanno i pochi soliti noti che monopolizzano i contatti con le nuove fabbriche di una ex (ma è un trucco e anche uno zingaro, lo avrei stracciato con la fantasia) città industriale.
di Giovanna Fichera e Vito Barresi
Neanche una mascherina industriale, un guantino da lavoro usa e getta. Niente. Se qualcuno si aspettava qualcosa dalle industrie in marcia, quelle stesse che profittevolmente producono energia e non solo, sfruttando al massimo le risorse e le fonti naturali del territorio, deve purtroppo ricredersi.
Dalle nuove ciminiere di questi colossi multinazionali del gas, del vento e dei boschi, come un tempo dai comignoli dei baroni feudatari dell’antica Cotrone agricola, non è uscito neanche il fumo di una candela.
Jonica Gas, Centrale Eletrica A2a di Scandale, Biomasse Crotone e Strongoli, Biomasse ex Marcegaglia a Cutro, ma chi li ha visti?
Sì perché per quanto qualcuno possa fantasticare che siano finite con i fuochi d’artificio di qualche premiata ditta di giochi pirotecnici, le grandi industrie esistono, eccome, anzi lavorano h24, programmano, gestiscono, dispongono e soprattutto profittano, forti del fatto che qualcuno fa finta di non accorgersi che gli stemmi di questi colossi multinazionali, essendo lontani dall’isola pedonale che bucolicamente circonda il Palazzo del Comune, vanno anche a gonfie vele.
Perché se si escludono alcuni (Salvaguardia Ambientale, Cai Service) la solidarietà del mondo delle imprese a favore della popolazione crotonese in periodo di Covid-19 è stata pari allo zero.
Ovviamente quando si parla d’imprese non si fa riferimento alle piccole unità manifatturiere e di servizio, agli artigiani e alle Partita Iva, ma si fa riguardo alle grandi industrie, alle fabbriche, alle grandi imprese esterne, cioè ai colossi multinazionali che prendono tutto da questo territorio anche se, oggettivamente, alla prova dei fatti non danno al sistema socio-economico locale davvero nulla.
Povera città di Crotone ma quante sono “realmente” le società globali che hanno geograficamente in mano il presidio del territorio con i propri insediamenti industriali?
A domanda risposta: si va da Biomasse Italia, con stabilimenti a Crotone e Strongoli, di proprietà di EP New Energy Italia, società del gruppo energetico ceco EPH (Energetický a prumyslový holding), che nel 2017 ha acquisito l'intero capitale di Biomasse Italia e Biomasse Crotone, alla Centrale “ex” Marcegaglia di Cutro, alla Centrale Termoelettrica di Scandale di proprietà mista A2A e ancora una volta della concentrazione ceca, che si dice avrebbe “autorevoli” protettori presso lo zar di tutta la Russia e, infine, alla Jonica Gas, di proprietà Eni, come pure per non dimenticare alla Syndial, oggi rinominata Eni Rewind.
Pensavamo che in città esistessero i soliti ricchi del paese? No, ci sono anche quelli la cui faccia non si vede, ben coperti dalle “mascherine” di tanti referenti locali.
Bene, molto bene avvocato, il suo inglese è perfetto... continuiamo ancora a immaginare che l’asino vola… vedrete sicuramente che ai crotonesi, specie in tempi duri come quelli del Covid-19, non resterà che accontentarsi con lo “spicchio d’aglio” del reddito di cittadinanza che passa il convento.