Si sono sprecati gli appelli delle associazioni di categoria a difesa dei propri iscritti, al fine di ricevere nel più breve tempo possibile l’indennità destinata ai possessori di partita iva. Ma a fronte di tanto baccano, nessuno ha preso posizione per i lavoratori, cassintegrati ed abbandonati a loro stessi.
di Francesco Placco
La data del 4 maggio pare segnerà il punto di svolta in questa drammatica situazione. Un progressivo allentamento delle misure restrittive inizierà proprio da quel giorno, dopo due mesi infiniti fatti di attesa e apprensione.
Nelle ultime ore l’indiscrezione sembra essere sempre più certa: riapriranno anche le attività commerciali, in particolare quelle di abbigliamento e calzature (QUI), per le quali si sta studiando un rigido e quanto mai necessario decalogo per limitare al massimo un eventuale contagio.
Per quanto la voce circoli insistentemente, si tratta ancora di una voce: dovremo aspettare l’approvazione del nuovo decreto, previsto entro il 25 aprile, per essere certi delle nuove misure.
Tuttavia, un’eventuale riapertura prevista per 4 maggio porta in seno una beffarda curiosità: ad oggi non è stato erogato neppure un versamento previsto dalla cassa integrazione straordinaria. I dipendenti, insomma, andranno a lavoro senza aver percepito l’equivalente di due mesi di stipendio.
E a dirla tutta, dopo oltre due mesi i tempi non sono ancora certi. Il primo accredito sarebbe dovuto arrivare entro i primi giorni di aprile grazie ad una imponente riduzione dei tempi burocratici. Passati i dieci giorni, si disse entro Pasqua, ma anche la festività passò senza vedere un euro.
Oggi, siamo in attesa della fine del mese, ennesima data promessa dall’Inps, e che varrà - sempre se varrà, vista la mancanza di accordi con le associazioni bancarie - solo per gli emolumenti erogati dall’ente.
Chi è in cassa integrazione in deroga, invece, è gestito dalla Regione Calabria, che oggi fa sapere di aver ricevuto circa 14.000 richieste (QUI). La provincia di Crotone è quella con il minor numero di richieste, avanzate da appena 94 aziende, ossia il 5,1% del totale regionale.
La situazione è complessa, ma le difficoltà di gestione - così come viste nel corso dell’invio delle domande per l’indennità riservata alle Partite Iva - poco c’entrano con il disinteresse nei confronti degli impiegati e dei dipendenti.
Queste persone, nell’arco degli ultimi due mesi, sono rimaste appese a delle promesse mai mantenute. Nessuna associazione di categoria si è schierata al fianco dei lavoratori, gli stessi che tengono in piedi le aziende di tutti quegli imprenditori che hanno dichiarato – chi in televisione, chi sui giornali, chi online – di necessitare di sostegni urgenti.
Eppure, quanti dipendenti hanno dovuto fare i conti con le difficoltà economiche di questo periodo? In quanti hanno tirato a campare alla meglio, senza soldi e solo grazie al proverbiale aiuto della famiglia? In quanti hanno sacrificato un carrello della spesa per garantire un uovo di pasqua ai propri figli?
Una situazione paradossale ed incomprensibile, che lascia trasparire una differenza reale tra cittadini, dove i riflettori sono puntati sempre e solo su una parte della popolazione, mentre all’altra viene chiesto - costantemente - di aspettare e “sperare bene”.