Etty Hillesum, la casa ad Amsterdam nel mirino delle ruspe. L’Olanda reagisce allo sfregio della memoria

Se “nessun profeta è gradito in patria” figuriamoci che cosa accade per le “profetesse”. Tale come è stata nella vita, nelle opere, nel pensiero e nella sua struggente libertà, una donna olandese, europea di cultura ed ebraica di ascendenze, che molti stiamo imparando a conoscere e amare per la sua immensa sensibilità umana e femminile, Etty Hillesum. In una lettera del 1942 al suo amico Osis Kormann, scrive: “quando dal mondo saranno spariti i fili spinati verrai a vedere la mia camera, è così bella e tranquilla”.


di Francesca Barresi

Gli edifici di Gabriel Metsustraat 2,4 e 6 di Amsterdam, dove visse la scrittrice e martire Etty Hillesum, rischiano di essere demoliti. È questa una notizia che ferisce nel profondo: si tratta della distruzione di un mnemotropo, uno dei più sacri luoghi della nostra storia.

Da quella stanza che affaccia sul Museumplein, vero e proprio patrimonio dell'umanità, finestra sul nuovo umanesimo, Etty ha visto una possibilità di salvezza della bellezza, della libertà e della vita.

“Il gelsomino dietro casa è completamente sciupato dalla pioggia e dalle tempeste di questi ultimi giorni, i suoi fiori bianchi galleggiano qua e là sulle pozzanghere scure e melinose che si sono formate sul tetto basso del garage. Ma da qualche parte dentro me esso continua a fiorire indisturbato, esuberante e tenero come sempre”.

Scrittrice e martire di grande sensibilità e delicatezza, al punto di sfuggire a ogni canonica e rigida classificazione di parte, resta di lei il fecondo tratto umano e intellettuale che l’accomuna alla trasversalità delle mistiche medievali, attenta a tutte le più esili e frastagliate sfumature delle varie tradizioni religiose, quasi un filo teso tra l’ebraismo e il cattolicesimo di ispirazione femminile ed europea.

Laureata in giurisprudenza, avvocata dei più deboli e indifesi, fu vittima della Shoah, spirando nel campo di concentramento di Auschwitz nel novembre del 1943, di lei in Olanda, per restare in tema biblico, è rimasta una memoria minore se non sminuita, quasi relegata e seppellita in quel “campo degli orfani” che non si può invadere, dove nessuno può “spostare il confine antico”.

Invece, probabilmente lo sapete già, visto che è da giorni che se ne parla, la casa di Etty Hillesum, in pieno centro di Amsterdam, gli edifici di Gabriel Metsustraat, dove era la sua abitazione, verranno presto demoliti dalla ruspe per far posto a un nuovo piano edilizio, cancellando un pezzo importante del patrimonio storico, racchiuso nel luogo dove ha sede il Museumplein in uno dei quartieri architettonici più ricchi della città di Amsterdam dal XIX e XX secolo.

Qui Etty Hillesum scrisse i suoi diari nel 1941 e nel 1942, respirando l’aria di una via è di una città che fa fatica a identificarsi in quanto uno dei disegni urbanistici tra i più rari, e ancora da scoprire, del Novecento europeo.

Ho personalmente contattato dall’ambasciatore al ministro della cultura nederlandesi, ma sulle prime la risposta sembrava essere sempre la stessa: “quella casa non è un monumento”, e sta solo al comune di Amsterdam deciderne il destino.

Poi uno spiraglio che arriva dal signor Bas Ernst, addetto culturale dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma, il quale gentilmente mi comunica quanto segue:

“Abbiamo ricevuto delle notizie positive da Amsterdam. Oltre il ricorso contro il permesso di demolizione, è stato avviato il processo per inserire il palazzo nell’elenco comunale di monumenti su richiesta dell’Associazione Cuypers che si batte per il patrimonio storico architettonico nella capitale. Ovviamente non si tratta ancora di una decisione definitiva, ma ci sono delle buone speranze per salvare il palazzo. Allego il link del Comune di Amsterdam con la notizia (purtroppo solo disponibile in lingua neerlandese): https://www.amsterdam.nl/nieuws-oud-zuid/start-procedure-aanwijzing-monument/

Etty Hillesum, a cui restiamo devoti e grati per essere stata la più alta personalità femminile della cultura olandese del Novecento, rappresenta per le giovani donne europee un esempio più unico che raro, un punto di riferimento universale, talmente forte e significativo che l’abbattimento della la sua casa avrebbe una ricaduta in termini di impoverimento umano e culturale di peso e livello incalcolabile per Amsterdam e per l’Europa intera.

Tuttavia, se la mobilitazione positiva ha dato un primo risultato, in ogni caso bisogna continuare e se riuscite vi pregherei di lasciare una firma a protezione di quello che è più di un monumento: è uno dei luoghi più sacri della nostra storia, della libertà e della Resistenza. Dimenticarlo, o peggio non riconoscerlo, significa fare ancora una volta il medesimo errore.