La Calabria ha rispettato, con automatismo sincronizzato, il principio di alternanza, come negli ultimi 25 anni di Regionalismo ma, anche, sul modello delle moderne democrazie occidentali o del bipartitismo: Inghilterra, Stati Uniti etc. Un’alternanza che, laddove si realizza, produce risultati ed effetti per le Comunità amministrate anche sulla spinta di una competizione positiva.
di Domenico Critelli
Il recupero di ritardi o incompiute, denunciate quando si era opposizione, e su una visione generale che, quando manca - come è mancata a tutte le Giunte avvicendatesi in 25 anni - crea disparità e diseguaglianze che zavorrano l’intero sistema economico, sociale e produttivo di una Regione, peraltro già ultima di suo e in notevole difficoltà, rispetto a qualunque prospettiva di autonomia differenziata, o rafforzata, che si voglia immaginare.
E, quindi, il 26 Gennaio scorso, mentre la Regione più all’avanguardia del Paese, la Lombardia, era il focolaio nazionale di una, da lì a poco, Pandemia dalle proporzioni globali; la Calabria, la cenerentola d’Italia, si dava un Governo di “alternanza” che, per i Calabresi, è quasi sempre stato di “speranza”.
Per la prima volta, e quasi a rafforzare lo spirito di rinnovata fiducia nelle Istituzioni, è una donna a doversi prendere cura della crescita e della prospettiva della “grande famiglia” Calabrese.
Il Covid-19 non ha neppure condizionato la nascita della Giunta Santelli perché legata ai tempi di proclamazione degli eletti ed alle fisiologiche discussioni fra partiti, per ricercare un equilibrio, legittimo, tra il consenso raccolto e l’incidenza nella funzione di Governo. Un tempo ragionevole, e persino utile, per compiere le scelte più oculate.
La Governatrice, molto opportunamente, non ha neppure dato corso, in piena emergenza Covid, al proverbiale spoils o merit system, riguardante la struttura dipartimentale e delle relative responsabilità, interamente “ereditata” dal suo predecessore e dalla maggioranza di centro-sinistra.
Non so se vi darà corso successivamente o come intenderà rimodulare l’impianto burocratico Regionale, secondo gli indirizzi e gli obiettivi che la nuova maggioranza si è data per Governare i prossimi 5 anni.
Il dibattito in corso
sarà il crinale sul quale
si articoleranno
tanto le modalità
di programmazione
degli interventi nazionali
che di quelli comunitari
Qualunque saranno le scelte, la Presidente Santelli sa di averne titolo e legittimità popolare per compierle, sapendo che è a lei che, poi, i Calabresi ne chiederanno conto. A lei e alla maggioranza uscente, esattamente come avvenuto negli ultimi 25 anni.
In questi mesi di “confinamento” (lockdown) la Calabria ha tenuto un atteggiamento lineare, mai sopra le righe e soprattutto improntato al realismo e alla consapevolezza che le crisi di sistema - e questa lo sarà - si superano con il concorso di tutti ma, soprattutto, con una solidarietà ed una prospettiva transnazionale.
È il dibattito in corso e sarà, a mio giudizio, il crinale sul quale si articoleranno tanto le modalità di programmazione degli interventi nazionali e comunitari, quanto del sistema delle alleanze che le sorreggeranno e che non potranno ignorare che ciò che avviene a Strasburgo si riflette, immediatamente, a Roma e anche a Catanzaro come a Crotone.
Questo, ovviamente, non implica né richiede che la stessa maggioranza che Governa in Europa (Ppe, Pse, Liberali e Verdi) debba essere adattata ai sistemi nazionali e men che meno a quelli Regionali. Ma così come non lo contempla, non lo può neppure frettolosamente bypassare.
E non è neppure immaginabile, sine die, che quanti giocano sull’ambiguità o suggestione semantica dell’essere critici o scettici, costruiscano il proprio consenso sulla base di un’anti Europeismo di facciata e occasionale. Cioè, a seconda delle convenienze e del ruolo che gli attribuisce l’elettorato.
Per cui, se si è all’opposizione si spara a palle incatenate sulle contraddizioni Europee anziché correggerle. Se si è maggioranza ci si accomoda, con l’espressione, più o meno feroce, quasi a ribadire che siamo sì il Paese dalle tante eccellenze e in grado di avere una ricchezza (risparmi, titoli azionari, proprietà etc.) di gran lunga superiore (oltre il doppio) del debito sproporzionato che, in previsione prossima 2021, raggiungerà il 155% del PIL; ma anche quelli di un’evasione fiscale ed un livello di corruzione della Pubblica Amministrazione insopportabile quanto la congestione del sistema giudiziario e la conflittualità di quello politico.
Tutti elementi che sconsigliano di fare dell’Italia un approdo stabile salvo quello attrattivo e occasionale dedicato al turismo.
Programmazione comunitaria e relative risorse, lavoro, ambiente e green economy ed ecosostenibilità, economia circolare, sanità e turismo.
Solo per citare una parte delle nostre fragilità economico esistenziali, pur in un quadro di peculiarità territoriale, di ecosistema e di avamposto mediterraneo, con la Sicilia, che si attagliano alle linee guida della Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen.
Quando si adottano
atti Amministrativi
essi devono produrre
risultati, effetti,
condivisione massima
anche se non
necessariamente unanime
Ebbene, il voto Calabrese, in contro tendenza con le previsioni e con il recentissimo voto Europeo, ha consegnato alla Presidente Santelli e alle liste che si rifanno alla cultura Popolare e Liberal-democratica del PPE - di cui rappresentano la “Sezione Italiana” - la maggioranza relativa e la leadership della coalizione di Centro Destra.
Se questo avesse dato corso ad un gruppo unico Regionale dei Popolari Europeisti Calabresi, sarebbe stato non solo utile a dare una immagine di unità ma, addirittura, foriero di una crescita di consenso, di solidità politica e di nuova classe dirigente, oltre che “laboratorio” del fondamento Cattolico Democratico che ha fatto grande l’Italia e avviato il processo di Unione Europea.
Non è richiesto, dai Calabresi, un duello sulle sfumature, sulle tempistiche differenziate o divergenti come, neppure, dei conflitti giurisdizionali.
Quando si adottano atti Amministrativi essi devono produrre risultati, effetti, condivisione massima anche se non necessariamente unanime.
Quando, al contrario, provoca reazione diffusa, e non solo dei soggetti politici - vedi Ordine dei Medici - diventa un atto perfettamente inutile per le ragioni di cui sopra e per le sue implicazioni.
Così come il rientro ai propri domicili di qualche migliaio di Calabresi, disposto dall’ultimo DPCM, va inquadrato in quella collaborazione Istituzionale per cui il Governo consente, dopo due mesi, il ricongiungimento familiare, e la Presidente, molto opportunamente, ne chiede una preventiva comunicazione e ne prescrive alcuni adempimenti per la sicurezza collettiva.
Tutto semplice e regolare quando non si vuole, a tutti i costi crearsi il “nemico” o delegittimare un altro livello Istituzionale.
Fa specie che a questo rimpallo di competenze e di prerogative si prestino due fra i più autorevoli esponenti della Giunta e di Forza Italia.
Mi fa specie, personalmente, perché con quanti da sinistra polemizzarono con il Vice Presidente Spirlì, della Lega, per aver “espulso” Crotone dalla Calabria, ne ho rilevato la strumentalità e apprezzato, di contro, il richiamo della Consigliera Regionale Crotonese Flora Sculco.
La Calabria
e il Mezzogiorno
sono attesi
ad una sfida titanica
che non potrà
essere affrontata
con le stesse modalità
immaginate fino
a qualche mese fa.
Come allo stesso modo, ho rifiutato il protrarsi della polemica e dell’inquisizione, sulle dichiarazioni lascive di Vittorio Feltri, ritenendo le risposte della Santelli e dello stesso Spirlì, degne di rappresentare i sentimenti di dignità dei Calabresi e non il loro risentimento. Quella di Spirlì di più, perché motivata e argomentata con spessore culturale e politico.
Eppure, il suo leader nazionale, Matteo Salvini, lo ipotizzava, anche se per effetto indotto (Meloni) possibile candidato alla Presidenza della Repubblica.
Quel Senatore Salvini che per oltre un anno ha sottratto il seggio Senatoriale alla giovane e valida imprenditrice Calabrese Fulvia Caligiuri, a dispetto di qualsiasi criterio di legittimità - la Giunta per le elezioni a maggioranza 5Stelle e Lega non si riuniva mai - o di rispetto dell’alleato. L’alleato non si imbonisce, non lo si deve compiacere per forza quando le ragioni dell’alleanza sono solide.
E nei confronti di Lega e FdI sono molto più forti le basi ideali e progettuali dei Popolari Italiani ed Europei.
Conservatori e Sovranisti non potranno rappresentare una sintesi valoriale né fra di loro e neppure fra le altre famiglie democratiche Europee. Di certo non per i prossimi 5 anni che saranno quelli decisivi per affrontare gli effetti devastanti della crisi Mondiale.
C’è da augurarsi che il Presidente Berlusconi riesca a rendere i Leghisti “Sovranisti Illuminati” e a determinarne l’ingresso nel PPE dialogando con la parte che non si oppone, oggi, a Salvini ma che non pensa nemmeno come Salvini che, in verità, non è semplice da decifrare e interpretare nel medio e lungo termine che sono, in definitiva, le basi propedeutiche del leader lungimirante e autorevole.
La Calabria è il Mezzogiorno sono attesi ad una sfida titanica che non potrà essere affrontata con le stesse modalità immaginate fino a qualche mese fa.
La crisi da Covid19 che molti definiscono, a ragione, simmetrica, non è simmetrica per niente per noi meridionali e di Calabria soprattutto.
Mai come in questo momento potremmo morire per Covid19 e per asimmetria economica e sanitaria per la quale non solo non è pensabile una rimodulazione del fondo di coesione ma sulla programmazione comunitaria e sul bilancio Europeo che si appresta a varare il fondo di ricostruzione e sul MES (interventi sanitari) noi dovremo immaginare il nostro New Deal.
Plaudo ad una delle ultime incompiute che ha visto la luce, il polo sanitario e universitario Pugliese-Ciaccio accorpato a Germaneto.
Questo è l’avvio di un polo Regionale di alta specializzazione e ricerca che dovrà rappresentare, nei prossimi anni, un centro di eccellenza anche per impedire il pendolarismo sanitario e del costo sul SSN di oltre 300 milioni di euro verso l’eccellenza sanitaria del nord, pubblica e privata.
L’azienda Sanitaria Regionale potrebbe dare vita agli ATS (Ambiti territoriali sanitari) non più per ambiti provinciali ma per bacini demografici di 200/300 mila abitanti che anticipino la riforma e la ridefinizione degli ambiti Provinciali.
Non è più sostenibile una Provincia di 700mila abitanti, Cosenza, e altre come Crotone e Vibo che non superano i 180mila.
Gli “Ospedale d’ambito territoriale” dovranno rompere la vecchia concezione di Ospedali cittadini ed essere immaginati all’esterno del contesto municipale per decongestionare i centri urbani, renderli fruibili alla popolazione esterna ai capoluoghi e prevedendo l’infrastrutturazione necessaria per una mobilità più agevole.
La riconversione o ristrutturazione degli attuali manufatti potrebbe rappresentare un esempio di investimento di economia circolare: da Ospedale a Tribunale. Da Case della salute a Cittadelle della Legalità.
A Crotone, per esempio, Ministero dell’Interno (Questura e Prefettura) e Ministero di Grazia e Giustizia (Tribunale) non hanno sedi di proprietà.
La Calabria
non si spopola
se oltre a trattenere
richiamiamo le nostre
intelligenze migliori
È scontato che l’elenco è lungo, la discussione e il confronto assolutamente stringenti, perché potrebbe non esserci il tempo per dividersi ma solamente per costruire.
È su questo che dovrà incentrarsi la dialettica politica, anche su come si favorisce la partecipazione alla formazione delle scelte da parte della periferia. Una periferia che per esprimersi e contare ha dovuto trasferire la sua residenza nei centri capoluogo.
Uno stillicidio lento che negli ultimi 30 anni ha portato fuori dalla Regione circa 850mila Calabresi.
Alle due Calabrie, quella Ulteriore (nord) e quella Citeriore (centro sud) anche quella Exteriore per come l’ha ribattezzata Cesare Fiumi in un articolo sull’inserto del Corsera.
La Calabria non si spopola se oltre a trattenere richiamiamo le nostre intelligenze migliori che persino in questa crisi, il Governo nazionale ha indicato in incarichi di responsabilità, vedasi Arcuri e Colao.
Nei mesi prossimi dovremo avviare un confronto serrato dove non sarà richiesta appartenenza fideistica e ideologica.
Non basterà sventolare vessilli e insegne, richiamare vecchie liturgie di tavoli e caminetti. Servirà una discussione all’aria aperta e di merito. E competente. E lungimirante. In questi casi, i vessilli o le insegne intralciano visione e immaginazione.
E noi, soprattutto a Crotone, non c’è lo possiamo consentire.