Flixbus Termine di Corsa. La prima compagnia di viaggi europea ferma ai box per coronavirus

8 maggio 2020, 21:20 Il Fatto

Prima di partire per un lungo viaggio l’avviso ai viaggiatori con cui Flixbus avverte che le corse sono finite è laconico, triste. Drastico, al pari di un bollettino di guerra, il documento affisso in tutte le autostazioni comunica ‘sine die’ che “a seguito delle restrizioni di viaggio imposte dai diversi governi a causa dell’emergenza Coronavirus (Covid-19), FlixBus ha sospeso fino a nuovo avviso tutti i collegamenti transfrontalieri da e verso l’Italia, nonché il suo servizio su tutto il territorio nazionale”.


di Vito Barresi

Sapete tutta la vera storia dei pullman? E perché molto spesso ci capita erroneamente di confondere simile mezzo motore con un autobus? Conosciamo più o meno la storia delle autolinee in Italia e in Europa, per non dire degli Stati Uniti e quella pionieristica delle corriere?

Facciamocene una ragione ma con il coronovirus tutto è improvvisamente cambiato nel settore dei trasporti e della mobilità su gommato. E forse per questo è arrivato il momento di mettersi comodamente seduti e approfondire l'argomento.

Ovviamente, causa coronovirus, senza riuscire ad andare in nessun altro luogo, da nessuna parte, ma rimanendo attenti a sfogliare l’album dei ricordi, quando la corriera con il suo famoso clacson avvisava finalmente la fine del viaggio, tra sorrisi, allegria, abbracci e saluti, nello scenario di una bella Italia divisa tra strapaese e stracittà.

Per questo si resta disorientati, attoniti, basiti persino rattristati e infelici tornando a visitare una qualsiasi autostazione italiana, ora completamente deserte, con le sale d’attesa chiuse e le panchine vuote, priva di ogni movimento macchina, senza autisti, personale viaggiante, a zero manovra.

A tal punto che come un miraggio, una trance psicoanalitica davanti agli occhi ti balugina l’immagine di quelle incredibili serate di inverno, se una notte un viaggiatore alla Italo Calvino, con il carico e scarico di bagagli, la concitazione di una partenza dopo le feste, la nostalgia canaglia di intere generazione che vanno verso il nord, attraversando, tra il sonno e la veglia, l'intero stivale, salvo soste in desolati autogrill, previo annuncio "signori, facciamo quindici minuti di sosta".

Dal 1821, anno in cui faceva la sua apparizione nella storia il primo autobus costruito dall’inglese Julius Griffith, non era mai accaduto che le linee di trasporto si fermassero completamente, neanche nei due tragici periodi delle guerre mondiali, nemmeno davanti a alluvioni, catastrofi e terremoti.

Persino dopo il 1831 quando in Inghilterra, una volta fondate svariate compagnie e società di autolinee, ferrovie, ferrovieri e cocchieri, cercarono di bloccare l’espansione del fenomeno concorrenziale, a tal punto che dopo un incidente mortale nel 1839, riuscirono a far approvare leggi che proibivano gli autobus.

Per la mobilità da e per l’Italia, in arrivo e in partenza da una regione periferica tipo la Calabria, il blocco di FlixBus equivale ad un incremento impressionante dell’isolamento, a una drastica riduzione della circolazione di passeggeri, utenti, turisti di raggio medio-breve, si pensi solo all’interscambio anche economico e commerciale con la vasta area metropolitana napoletana, flegrea e campana, collegamenti fin qui garantiti dalla rapida e poderosa espansione di una compagnia di primo livello europeo nel mercato degli spostamenti extra regionali della popolazione.

Secondo molti esperti proprio quest'ultimo operatore, sul mercato dal 2013, ha saputo offrire una valida alternativa alle carenze della rete ferroviaria italiana che ha tagliato fuori molte zone interne e ampie linee minori, trasversali e litoranee come la jonica e parte dell’adriatica, proponendo un servizio di trasporto abbastanza agevole ed economicamente sostenibile per giovani, famiglie e anziani. Clientela a cui ha saputo affiancare un’attenta pianificazione della rete di collegamenti in autobus intercity, di fatto la più estesa d’Europa, con oltre 300 mila collegamenti al giorno verso oltre 1.700 destinazioni in 28 Paesi.

Con l’hub di Sala Consilina in Campania, Filobus aveva esteso i collegamenti fino a Udine, praticamente con quasi tutte le regioni italiane senza cambi, passando, da Salerno, Caserta, Ferrara, Padova e Venezia, proponendo viaggi spediti e comodi a studenti e lavoratori fuorisede.

Ma adesso che tutti i motori sono spenti e le vetture sono ferme ai box delle autostazioni italiane e calabresi, ancora una volta c’è da chiedersi se il “distanziamento” sanitario non si tramuterà nell’ennesimo divario territoriale tra il Nord e il Sud di un Paese alle prese con una difficilissima, per non dire delicata e complicata, Fase 2.

Libera circolazione dei cittadini nel territorio europeo, trasporto pubblico, mobilità, occupazione di settore, sicurezza e salute, impatto ambientale del gommato e riconversione ecologica del parco vetture, in sintesi il green deal, temi da affrontare con competenza adeguata e al più presto.

Altrimenti, come al solito, pagano sempre i ceti sociali più svantaggiati, le fasce più deboli di salariati, stipendiati e redditi bassi, traducendosi il tutto in un ulteriore ridimensionamento della qualità della vita per una parte ampia di una società sempre più diseguale.