Onorevoli Osso, Carcagnosso, Mastrosso: presenti. Chi dite che sia la ‘ndrangheta se non il consigliere regionale del male? Il consigliere regionale della ’ndrangheta è colui che siede accanto all’onesto consigliere di territorio. Il consigliere regionale della ’ndrangheta una volta conquistato il seggio elettorale, sottraendolo con violenza e fraudolenza al sistema democratico legale, comanderà due volte: prima nel collegio che lo ha eletto con i voti inquinati e frodati poi nell’istituzione regionale con l’astuzia, il raggiro ideologico, la furbizia e la scaltrezza criminale, con il falso compromesso, l’omertà e l’offerta del proprio voto a chi, di volta in volta, ne abbia bisogno, perché il suo consenso potrebbe essere decisivo per questa o quella maggioranza.
di Vito Barresi e Giovanna Fichera
Il consigliere regionale della ’ndrangheta arroga a sé anche la funzione politica più elevata e sofisticata, cioè quella di monopolizzare e tenere costantemente attivo il quadro di collegamento tra le oligarchie nazionali del potere politico che agiscono nei vari schieramenti, a Roma e nel Parlamento.
Il consigliere regionale della 'ndrangheta, che è il consigliere del male antidemocratico contro quello del bene democratico, si fa addirittura garante e rappresentante della forza marginale e attiva dell’intera regione, per il tramite anche riflesso di “portatori sani” delle istituzioni, politici non soggettivamente legati o affiliati, mettendolo al servizio del potere corrotto nazionale e internazionale.
Il consigliere regionale della ’ndrangheta non tralascia per questo di supervisionare e controllare costantemente quel che fanno gli altri consiglieri onesti, allorquando questi si faranno promotori di qualche soluzione amministrativa e legislativa al servizio dell’elettore di riferimento, luogo, gruppo, categoria, ecc., magari svolgendo del tutto legittimamente la funzione minima di patronato, sostegni, benefici e finanziamenti che diventano per questo occasione di frode e voracità, terreno dell’ambiguità e del camuffamento, per aggirare de eludere le leggi dello Stato.
L’egemonia della ’ndrangheta nella vita politica della regione, si manifesta nella forma organica e strutturata di un vero e proprio partito della Calabria, pronto a rivendicare a se il potere di uno speciale “neo sovranismo mafioso”, con candidati e liste regionali direttamente selezionate e gestite da varie famiglie locali, applicando la propria forza strumentale e di pressione, al seguito delle scadenze legislative di quinquennio in quinquennio.
Il consigliere regionale della ’ndrangheta è il nemico giurato della democrazia dell’alternanza, non ha preferenze se non le proprie verso il sistema di voto maggioritario o proporzionale, avversa con ogni mezzo il reale cambiamento, la trasformazione radicale e sincera degli ingiusti rapporti di forza tra le classi sociali prepotenti, ricche e quelle più umili, diseredate culturalmente e materialmente, gli strati più poveri e abbandonati di questa terra, frena ogni reale e liberatorio anelito alla libertà, al progresso delle mentalità e della cultura pubblica; ne spezza i primi segnali, la minaccia, la inibisce e ove non riesce a contenerla tenta di inquinarla e delegittimarla, anche con la violenza e la morte.
Il consigliere regionale della ’ndrangheta ha una sola legge che non è quella del razionalismo politico ma dell’esclusivo e avido vantaggio personale. Per questo punta all'essenziale, all'immediato, al tutto e subito per gli altri ma all'eterno per se stesso, manipolando il carattere sociale e la psicologia individualistica di una vieta subcultura della politica in contesti della povertà materiale e intellettuale, mescolando affari, famiglie, clientelismo, parentela e carrierismo politico.
Il consigliere regionale della ’ndrangheta firma un contratto, stabilisce un patto d’onore sulla sua parola e sull’omertà, protegge il silenzio, la menzogna, la falsa testimonianza, facendo parte integrante di un “nuovo ordine regionale della ‘ndrangheta” che governa con un lodo scellerato il rapporto di subalternità tra mafia e politica.
Questo “nuovo ordine regionale della ‘ndrangheta” è più che mai forte, dinamico, operativo, vincente.
Anzi, persino “convincente” perché riesce a fornire certezze nel panorama politico della società dell’incertezza, proponendo strumenti di efficacia, rapidità, decisionalità che bruciano i tempi morti della politica, sfruttando le coperture di determinati modelli di potere, turbo-ideologie di una spregiudicata borghesia regionale, nazionale e internazionale, gruppi di potere rapaci e immorali, a cui può fornire immediatamente soluzioni sia economiche che relazionali.