Come dovrebbe cambiare Crotone (e i crotonesi) dopo la pandemia? La resilienza, anche nella versione più nobile della resistenza, non basta. Ci vuole di più. Occorre ripartire dalla nostra realtà concreta, valutare attentamente le priorità, allungare lo sguardo in avanti, rifondare una nuova città. È questo il desiderio più immediato e diffuso che si avverte tra i crotonesi dopo la dolorosa e difficile stagione del Coronavirus. Nello scrivere questo pezzo, il mio pensiero va prima di tutto a quanti miei concittadini non sono più tra noi, perché dolorosamente trafitti e uccisi dal contagio.
di Vito Barresi
Persone del mio popolo che fanno parte del nostro vissuto quotidiano, professionisti stimati e artigiani laboriosi che hanno testimoniato umilmente attenzione e attaccamento alla comunità locale; anziani e donne che hanno lasciato un vuoto immenso nelle loro famiglie, a tutti loro vittime della pandemia va il nostro ossequio e commosso ricordo.
Tuttavia, e lo scrivo con estremo rammarico, non ho inteso nessuno dalle istituzioni locali, statali civili e religiose, a cominciare dal Comune guidato dalla Commissaria Prefettizia Tiziana Costantino, purtroppo ancora nessuno aver proposto un tributo, comunque, una cerimonia pubblica di cordoglio e riflessione, per esprimere un sentito quanto profondo sentimento di commossa pietà popolare.
Sarebbe oltre che un atto dovuto anche un primo momento di memoria collettivo, pubblico e partecipato, tanto più necessario perché è anche nel nome di questi concittadini che occorre ripensare ad una nuova fase di rilancio, rigenerazione e rifondazione di questa città che ha più che mai bisogno di un nuovo modello di sviluppo dopo il covid-19, centrato su una ampia e obiettiva analisi multidisciplinare della situazione sociale ed economica che si è determinata con il diffondersi e il protrarsi dell'epidemia in un territorio debole, economicamente arretrato, affamato più che mai di proposte concrete per la ripartenza.
Siamo di fronte a un grande mutamento del mondo attuale, una trasformazione dei ritmi, delle distanze, dei rapporti, delle relazioni umane, sociali, economiche, industriali, ambientali, internazionali che richiede uno straordinario impegno di conoscenza, responsabilità, passione, convinzione e preparazione.
Se non intende
sprofondare
Crotone
e subito deve
rendersi conto
che la storia
è cambiata
radicalmente.
Sebbene - ma qualcuno dirà di lusco e di brusco - la nostra rete sanitaria locale abbia dato discreta prova di resilienza di fronte all'immane ondata virale, e non mi riferisco soltanto al presidio ospedaliero dove medici, infermieri e personale ausiliario hanno dimostrato scrupolosa abnegazione, bensì all'intero sistema di allerta diffuso che si è auto-organizzato nei giorni più pericolosi della malattia, su almeno due grandi temi siamo più che mai a grande rischio e immediata emergenza:
1) la vulnerabilità economica e sociale del territorio e della città;
2) la diseguaglianza urbana civile, culturale, formativa, territoriale e infrastrutturale dell'intera area jonica centrale di cui noi rappresentiamo il centro geografico e il fulcro dinamico, oltre che potenzialmente lo snodo strategico marittimo nazionale e internazionale.
Dal cambiamento climatico che incombe come una minaccia ormai costante, al Coronavirus che ha ferito nel profondo la memoria e la nostra generazione, sta emergendo con spaventosa evidenza, che Crotone se non vuole essere cancellata come già accaduto nel passato, ancora una volta nella sua storia bi-millenaria, se non intende sprofondare nel fango e nel sottosuolo di una città scomparsa, da oggi e subito deve rendersi conto che la storia è cambiata radicalmente.
Come sempre nella storia, che è unica e vera maestra di vita, dalle tragedie nascono nuove opportunità, dalle sofferenze sgorgano più grandi impulsi, si aprono nuovi orizzonti di speranza e di ricostruzione.
Anche per Crotone è più che mai necessario ripensare un nuovo modello di sviluppo multidimensionale, un sistema sanitario rafforzato sul territorio, un coordinamento delle forze civili e istituzionali proteso a migliorare a ogni livello la qualità media della vita pesantemente minacciata dalla crisi economica del dopo coronavirus.
Sono convinto che occorre pensare a istituzioni locali che costruiscono un diverso ambiente e una rinnovata sociabilità di Crotone, allestendo un quadro specifico e preciso di incentivi, atti deliberativi e progetti intelligenti, capaci di stimolare e premiare la partecipazione individuale e di gruppo, dando energia e funzioni propulsive all'autonomia dell'ente comunale.
Ma prima di tutto, per dirla con lo schietto folklore del dialetto cirotano, bisogna sgombrare il campo, il tavolo e le strade dalla tanta, troppa fragaglia che c'è in giro.
Fragaglia davvero in senso collettivo, fragaglia di triglie, sarde, alici, “vope e cazzi i re” (ossia la Donzella, Coris Julis, il pesce jolly di tutto il mediterraneo), che si è già messa in vendita mescolata e adatta per prossime fritture, e che circola liberamente, senza alcun controllo annonario, nella politica pitagorica.