Peppino Vallone padre nobile del patetico ritorno di un’illusione

9 giugno 2020, 16:45 Politica.24

In un momento socio-economico e amministrativo “terribile” per la città di Crotone, in cui la crisi del post Coronavirus sta assumendo il carattere di una recessione economica profonda che rischia di inabissarsi e trascinare con se famiglie, piccole e grandi ricchezze, prosciugando contanti, svendendo proprietà, azzerando conti in banca, bruciando risparmi di una vita, con fallimenti e perdite da lacrime e sangue, ci si sarebbe aspettato certamente di più, almeno un più costruttivo e concreto contributo di maggiore partecipazione e rinnovamento da parte di figure “apicali”, dirigenti e appartenenti a quel che resta della “sinistra storica”, nello specifico dal “pater familias” del Pd crotonese, l’ex sindaco per un decennio Peppino Vallone.


Al contrario, le sue più recenti mosse ed esternazioni, raccontate come una specie di Disfida di Barletta da qualche cronista in crisi di ossigeno, non possono che suscitare, al netto dell’ilarità, anche e soprattutto una patetica commiserazione su un personaggio, ai bei tempi delle vacche grasse fin troppo “miracolato” da Enzo Sculco, che forse non sa neanche più se rappresenta se stesso o soltanto, tra la sera e la mattina, il più scaltro e “vigile” nipote del signor “lodo Chisari”.

Vallone, come altri suoi compari di cordata e non, ha avuto nelle sue mani le sorti e il destino di questa città, anzi l’intero mazzo di carte in quanto già sindaco di Crotone, già Presidente della Provincia, già Presidente dell’Anci Calabria, già Presidente del Pd calabrese, ecc. ecc.

Ma eccolo di nuovo che ritorna, che ci fa ciao con una superficialità politica più unica che rara che sfiora l’allarme e il pericolo tra gli elettori pitagorici presto chiamati al voto per eleggere il nuovo sindaco e il Consiglio comunale.

In questi giorni, infatti, è ricomparsa dopo lunga quarantena la sua ombra ventriloqua, il resto del carlino di quel che è stato uno dei sindaci più “incolori”, più insipidi e più inconcludenti di tutta la storia municipale dal dopoguerra ai nostri giorni.

Da un ex sindaco come lui ci si aspettava che appena finita la Fase 2 del Coronavirus arrivasse uno spassionato contributo di propria volontà, senza logiche di schieramenti e di camarille pidiessine, una pur minima ‘donazione’ gratuita sul destino futuro della città, una proposta concreta nella direzione di un auspicabile rinascimento di una Crotone allo sbando, fortemente in pericolo di essere sbattuta fuori da ogni direttrice di sviluppo regionale, nazionale ed europea.

Al contrario Vallone, ripercorrendo incautamente tutti i suoi clamorosi e grossolani errori amministrativi e politici del passato, tenta ancora di cincischiare, di fare ammoina campanilista, di prendersela con il suo compare d’anello politico e non solo esclusivamente perché lui o chi per lui vorrebbe prendere il posto davanti.

Non può che stupirci se proprio da chi come il Vallone, un uomo politico sui generis che ha avuto una decennale responsabilità amministrativa, gestendo “monocraticamente” la cosa pubblica municipale, non ci sia la benché minima comprensione del verso che va prendendo la deriva in cui si trova questa città, sia per colpa sua che dei suoi antichi produttori politici democristiani, popolari, margherita e infine litigiosamente ma insieme “pidiessini” qui e fuori di qui.

Vallone e il suo Pd, già sconfitti dalla storia stessa e da Ugo Pugliese, facciano un minimo di mea culpa e ammettano colpe e peccati talvolta persino capitali, come quelli della perdita delle fabbriche prima e della provincia dopo.

La desertificazione di questo territorio, il disarmo dei servizi pubblici essenziali in prima linea quello della sanità, sono principalmente dovuti alla loro spaventosa irresponsabilità politica e alla completa ignoranza amministrativa, gestionale e strategica degli enti locali.

Ad atteggiarsi a “padre nobile” di questo Pd locale, dove tutti i figli e i “nipoti” convivono liberamente con il solito amante “more uxorio, Vallone non aveva e non avrà davvero più nulla di che guadagnarci.