Ci sarebbe poco da ridere. Eppure questi cantano alla maniera di Enzo Jannacci del Vengo anch’io, rido quando mi pare rido. Praticamente mentre tutti ridono Ugo ancora piange in una camera. A voler essere pessimisti stiamo per questo assistendo all’ultimo spettacolo un po’ scalcinato e degradante che, similmente alla Corrida di Corrado, manda in scena una sfilza di dilettanti allo sbaraglio, aspiranti ma non respiranti, per diventare capi, quando aritmeticamente è certo quanto sarà difficile per i “fabbricatori” di sindaci con il cappello trovare un candidato/a perfetto e alla bisogna per quel serve.
di Vito Barresi
Nella totale mancanza di partiti nazionali (se si esclude la sola Lega che ha nominato i suoi dirigenti provinciali e cittadini), nella sempre più pericolosa assenza di federazioni provinciali con veri segretari autenticamente legittimati dai voti congressuali, le selezioni dei vari pretendenti avvengono secondo principi e criteri che per essere eleganti definisco esoterici, per prenderla alla leggere vanno chiamati “ad capocchiam”.
Se questa dovrà essere la classe dirigente del prossimo quinquennio a Crotone c’è veramente nulla da aspettarsi.
Lo spettacolo è quanto meno desolante, composto in chiave di violino in una rissa ogni giorno, ogni giorno più truce e becera, per l’accaparramento della prima posizione, con toni che sfiorano sempre più l’uscio della bettola e delle non dimenticate cantine storiche, con una sovrapposizione di canti, giambi, attacchi, padrone e sotto, che sono la quintessenza delle indimenticabili rumanze e cantilene che si potevano ascoltare alla locanda di ‘coccio d’ulivo’ e nella memorabile osterie della ‘Pimpinella’.
Sebbene in questa straordinaria fase 3 di emergenza e rilancio economico e sociale la città avrebbe urgente bisogno di un gruppo dirigenziale valido, una classe politica responsabile e valida, coesa e solidale, protesa alla concordia di sistema, questi se ne continuano a strafottere pensando solo alla propria “cadrega”, alla conquista della poltrona di sindaco a prescindere dai problemi reali, incapaci di avanzare anche la minima proposta organica per l’economia locale, la giustizia sociale, la diminuzione degli svantaggi strutturali.
Invece, il battaglione di questi “svamponi” senza alcuna base in curriculum, spesso privi delle più elementari competenze politiche e amministrative, continua a dare la squallida rappresentazione di una città “pezzente”, un variegato compostato di gretto narcisismo, spaventosa avidità, tracotante spavalderia.
Per Crotone, sempre ultima nelle classifiche nazionali pro capite e qualità, è più che mai un momento decisivo se è vero come è vero che la prospettiva economica e sociale di questa città va collocata e comparata in un quadro nazionale allarmante per cui secondo il Fondo Monetario Internazionale, a fine 2020, il Pil italiano crollerà del 12.8 per cento.
La città ha per questo estrema necessità di aiuti, sostegni, contratti di reciprocità con lo Stato e la Regione, in breve di un modellino ben quadrato, un prototipo amministrativo da consegnare nella mani di un gruppo dirigente che degno di fiducia e non ad un accozzaglia di “prenditori” e “servitori” di svariata e incerta provenienza.
Lo spettacolo fin qui offerto dagli “aspiranti” sindaci non è esaltante anche se bisogna munirsi di pazienza e di buona volontà. Tanto che viene in mente il corto di un grande quale fu Salinger, “The laughin man’, l’uomo che ride.
Ma forse non è il caso viste le più recenti lacrime amare non di Victor Hugo ma più modestamente per noi del nostro ex sindaco Ugo Pugliese, costretto in tutta fretta a rassegnare le dimissioni, per aver creduto alle opportunità di chi invece gli aveva offerto soltanto rischi.