In Calabria “terra di mafia e non di archeologia” finalmente saltano i lucchetti di chiusura del Tempio di Hera Lacinia

9 luglio 2020, 16:18 Il Fatto

Al telefono degli uffici della Direzione del Polo Museale della Calabria con sede in Cosenza, anche a Roma sapevano, non è raro ottenere delle risposte agghiaccianti del seguente tenore: “La Calabria? Ma cosa crede, questa è terra di mafia e non di archeologia”.


di Giovanna Fichera

Come per miracolo di mezza estate improvvisamente si sbloccano le chiusure a “lucchetto” sia del Museo Archeologico Nazionale di Crotone che dell’area magnogreca di Capocolonna.

Evidentemente frutto delle nostre sonore fischiate giornalistiche e di tante altre proteste di turisti e visitatori rivolte a chi (burocrati di stato che vantano più ampollosi titoli sovraintendenti, parlamentari con patente di carrierismo archeologico, ecc.) voleva invece fare la solita parte in teatro del mercante senza orecchio.

Speriamo presto di salutare con applauso e giubilo la cesoia di Efesto, autogenerato da Hera come Atena da Zeus.

Lo stato di vergognoso degrado in cui si trova l’intero parco archeologico crotonese ha dato a tutti la plateale conferma di quanto lo Stato in Calabria sia una mera finzione scenica, nella misura in cui non sa difendere i beni più preziosi del patrimonio pubblico che sono i monumenti, la cultura, la storia, la memoria, il paesaggio e il decoro.

Un oltraggio a tutti gli italiani che sarà apparso insopportabile dopo varie quanto inutili sollecitazione anche agli uffici centrali del Ministero che hanno raccolto ampie conferme dell’inefficienza e del ritardo dei funzionari e dirigenti periferici, particolarmente disattenti alle esigenze e alle problematiche di tutto il crotonese, dovendosi qui parlare non solo del Museo archeologico di Crotone ma anche di quello di Cirò Marina, della chiusura dei Castelli di Crotone e Le Castella.

Per questo, in tutta fretta, con toni quanto meno eccessivamente trionfalistici, è stata annunciata la riapertura dei siti che si auspica non a singhiozzo né tanto meno confusa e abborracciata, almeno per quel poco di generico che si può leggere in un comunicato diffuso dalla Direzione del Polo Museale Regionale con sede a Cosenza, con cui si è disposto il ripristino della normalità e la riapertura dei siti in questione, con grande spolvero d’orgoglio da parte della signora Antonella Cucciniello, in arte e parte Direttore della Polo Museale della Calabria.

Avremmo meglio atteso che a questo punto si convocasse anche una cerimonia ufficiale per far saltare quell’obbrobrioso lucchetto “Viro” con cui è stata messa agli arresti ambientali la splendida quanto martoriata Colonna di Hera Lacinia.

Ma stiano certi questi Lor Signori dell’archeologia, capo in testa la madamina senatrice di Crotone che fa parte persino della Commissione Parlamentare antimafia, presieduta da quel noto “filosofo cosentino tale Morra delle lande bruzie e discendente di Telesio, che la bella dea ha ancora buoni amici tra i fabbri, specialmente gode di amore e affetto da parte del figlio Efesto, il dio fabbro della mitologia greca, a cui forse dovremmo tributare immediati e dovuti ringraziamenti che se non fosse stato per lui quell’orrendo catenaccio d’acciaio che brilla sotto il sole focoso non sarebbe mai saltato.