In un clima pesantissimo per la peggiore crisi economico-sociale degli ultimi settant’anni lentamente e quasi furtivamente sta prendendo avvio la prossima competizione elettorale amministrativa nella città di Crotone.
Le liturgie sono sempre le stesse. I rituali sempre più vacui e scontati. La cittadinanza prona aspetta una formula che, ancora una volta, l’imbonisca.
I protagonisti abituali non rinunciano ai loro cerimoniali. I nuovi protagonisti, o presunti tali, giocano a chi la spara più grossa. Alla città piegata e piagata non viene proposta una soluzione politica né una terapia programmatica convincente.
I partiti ufficiali sono ridotti mere sigle vuote e a meri comitati elettorali. I movimenti civici che “amano la città” sono tutti alla disperata ricerca di candidati e slogan, improbabili panacee alla mancanza di idee e di soluzioni. Impera l’autoreferenzialità, abbonda il pressapochismo e il cerchiobottismo e, soprattutto, il cattivo gusto.
Niente di veramente nuovo e diverso sul fronte occidentale ed anche il “nuovismo” appare peggiore della malattia.
Il Partito Democratico non riesce a fare i conti con il passato e nemmeno con il presente. Le risse elettorali al suo interno sono esasperate da posizionamenti precongressuali. Resiste solo il Moloch fasullo del partito al di sopra di tutto e di tutti, il fantasma della città sbiadisce sullo sfondo.
Il Centro destra, già di per se poco radicato, ricorre a soluzioni familistiche e di clan. Non si percepisce quale blocco sociale rappresenti. Nessuno che parametri una propria eventuale responsabilità istituzionale con il macigno delle difficoltà già presenti e comunque incombenti e quelle dietro l’angolo.
Questa città, ferma ed impantanata da decenni, dovrebbe essere ripensata, rimodellata e rimodulata ed invece non traspare e non emerge un’idea, una visione del come, del quando e del perché.
A nostro avviso lo strumento esisterebbe ed è il Piano Strutturale Comunale. Ma da generazioni siamo abituati ad usare lo strumento urbanistico per assecondare e favorire speculazioni edilizie che hanno ferito e sfregiato Crotone, ora che si potrebbe finalmente usare in stretta correlazione ad una visione moderna e funzionale della città ci troviamo impreparati non solo ad ipotizzarlo ma temiamo anche ad immaginarlo.
In questa confusione e in questa babele di linguaggi non tutti ci fanno caso ma Crotone è reduce da tre cicli istituzionali incompleti. L’ultimo per le dimissioni del sindaco Pugliese. Il precedente, quello con Vallone, si concluse senza l’approvazione dell’ultimo bilancio e senza rendicontare alla cittadinanza per evitare di certificare un fallimento amministrativo incalcolabile. Quello ancora prima si concluse con la fuga precipitosa, in direzione Palazzo Campanella, del compianto Senatore, un altro che amava la città.
A questo punto a nessuno viene in mente che Crotone possa avere ormai radicato e somatizzato l’ingovernabilità o se si preferisce il caos organizzato?
E secondo voi, un nuovo ordine dovrebbe esser realizzato da dilettanti allo sbaraglio o da qualcuno che a vario titolo è stato coprotagonista di tanti disastri?
A Crotone, come amava dire il nostro amato Ennio Flaiano: “la situazione politico amministrativa è grave ma non è seria”
(Bonnie e Clyde)