Il Manifesto della Fiducia letto a Crotone dove nessuno più crede né al Comune né allo Stato, né tanto meno alla Provincia e alla Regione

22 luglio 2020, 18:20 100inWeb | di Vito Barresi

Dovrebbero avere il loro effetto, un rimbalzo locale, una certa propagazione territoriale. Non si chieda altro che sarebbe inseminazione, e germinazione in questa terra di nessuno chiamata Calabria, città a sud-est dello Jonio, Crotone, alle idee, le proposte, i suggerimenti contenuti ne “Il Manifesto per la Fiducia”, presentato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha ricevuto al Quirinale Luciano Carta, Presidente di Leonardo SpA, e Luciano Violante, Presidente della Fondazione Leonardo - Civiltà delle Macchine.


di Vito Barresi

Non mi illudo punto, anzi virgola, sono altrimenti quasi certo che tale risultato non lo avranno simili progetti in una realtà come è questa, ormai completamente schiavizzata e prigioniera di logiche divisive, irrazionali, grottesche e primitive, dove ognuno con la clava in mano cerca di farsi largo tra gli altri per diventare sindaco o vice o assessore o consigliere e sedere su un trono di pietra, qualche scannato scannetto comunale.

Leggo attentamente il Manifesto proposto da Luciano Violante e sottoscritto dalle numerose personalità, tra cui Mario Botta, Maria Chiara Carrozza, Ferruccio de Bortoli, Veronica de Romanis, Luciano Floridi, Franco Gallo, Giovanna Iannantuoni, Aurelia Sole, Paola Severino, Antonella Viola, (https://fondazioneleonardo-cdm.com/it/news/manifesto-sulla-fiducia/) con la tecnica del controluce, alla Leonida Repaci di Baroni Controluce, su Il Ponte, appena dopo la seconda guerra, la Calabria di fronte alla ripresa post bellica, non propriamente tipo Covid-19, qualcosa di più distruttivo, devastante per giovani e vecchi, donne e bambini.

Anche per via del fatto che probabilmente è la troppa luce del Mediterraneo che qui comanda sull’attenzione, sul discernimento che richiede speculazione notturna, insomma sul raggio di sole dei nostri interessi, quasi come un Critone (che non è un vino bianco e cirotano) pronto a sorvegliare il Socrate ai ceppi, con parole sussurrate all’alba, oltre l’orecchio del carceriere, del canaio e del cavallaro che lo vedi, bisogna mettersi pensiero dell’opinione del popolazzo”.

Già, il popolazzo, il nostro caro, carissimo, attentissimo, scaltro e intelligente popolazzo socratico e platonico, è la lama acuminata di un filosofo sofista che aspetta un nome, due, tre, a proposito di possibili candidati a sindaco, quelli che sembrano le uniche persone, almeno a seguire la loro rudimentale propaganda individuale che passa attraverso i social, a non darsi troppa cura di leggere quanto scritto nel documento, cioè senza avere in testa:

l’obbiettivo della ‘ripresa' per la terza fase del dopo-Covid” che deve costituire un momento di svolta nella vita della Repubblica, sostenuta da una spinta anche ideale che valorizzi le nostre capacità di innovare e che dia perciò obbiettivi strategici all’intero Paese.”

Per Crotone, per il Mezzogiorno per la Calabria, per i sindaci che saranno votati, non si sa da chi né da quanti, amministrare città e territori di una realtà in profondo e rapido deterioramento sociale, economico, lavorativo, scolastico e relazionale, è solo una dettaglio superfluo, asfaltata dal Covid, forse definitivamente sudamericanizzata e mediorientalizzata dall'economia della cocaina che scorre a fiumi anche nei santuari della legalità, quel che ne sarà del cittadino semplice nella stagione che verrà, quel che sarà concretamente e materialmente il nostro domani che si chiama Crotone.

I fiduciosi, tutti nordisti, dicono inoltre che

“bisogna riprendere a parlare di futuro non come astratta aspirazione, ma come realtà da costruire, come mondo verso cui dirigere le nostre speranze. Una svolta così profonda ha bisogno di un cambiamento culturale. Occorrono fiducia e risultati. Senza fiducia anche le più grandi esperienze umane si impoveriscono.”

Visto che annoto quotidianamente sul mio block notes elettorale le esternazioni dei vari candidati a Sindaco, devo constatare di non aver mai spuntato la parola “fiducia, non solo verso gli altri, non solo degli altri verso se stessi, ma fiducia nel senso augurale e prospettico del termine stesso cioè

“l’accordo che si faceva nel trasferire in un altro per un tempo limitato la proprietà di una cosa colla promessa della restituzione; ma questa in origine dipendeva soltanto dalla fides. Tale accordo era usato nella consegna di un pegno o di un deposito, come pure nell’emancipazione. L’adempimento della promessa valeva come un sacro dovere, e si poteva richiedere con una actio fiduciae”.

Dunque, la fiducia è la prima risorsa, il bene primario che stabilisce l'equilibrio nel rapporto tra elettori e candidati, e qui purtroppo sono in pochi quelli che si affiancano agli italiani pensosi che in

“molti si interrogano sulla fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni politiche; ma la fiducia si nutre di reciprocità. È difficile nutrire fiducia nei confronti di chi manifesta sfiducia. La fiducia reciproca rafforza i legami sociali, consente l’adozione di comportamenti cooperativi, costruisce certezze, aiuta il progresso civile”.

Qui la fiducia negli altri, e poi nel Comune, e poi nello Stato, e poi nella pubblica amministrazione, e poi nella Provincia, e poi nella Regione Calabria, è un’autentica bestemmia.

Per dirlo al di la della morale, la fides, mi fido di te tu ti fidi di me, in politica e nella vita pubblica è macro economicamente un bene scarso, quasi introvabile, visto quel che accade da sempre e quotidianamente, per le delusioni, le attese, le mancanze, gli imbrogli, la corruzione, gli interessi, le ruberie, la ricerca del vantaggio subdolo ed egoistico, come quando uno si candida con l’insostenibile leggerezza dell’essere al di sopra di ogni sospetto.

Figuriamoci quanto dura il feeling, la fiducia tra elettori e sindaci, tra cittadini e istituzioni locali, tra sindaco e consiglieri comunali, ecc. ecc.

Magari basterebbe solo scrivere correttamente il proprio account, la biografia di una vita, la storia di vita e l'impegno costante per il territorio, la bandiera civica, i valori identitari e nativi, permettendo agli altri non già di giudicare ma semplicemente di scegliere liberamente e opportunamente.

Ecco perché in una regione quale la Calabria, in cui quasi un milione di cittadini su scarso due di residenti, non è andato neanche alle urne, la fiducia non è una cosa che si vende al chilo ma va pesata come oro, argento, platino.

Non si sa mai che dal letamaio del solito voto di scambio possa miracolosamente uscire una miniera di diamanti puri.