Al Referendum del post Covid-19 tra libertà, diritti e democrazia, la mia scelta di votare No

11 agosto 2020, 11:53 Opinioni&Contributi

Il Referendum del 20 e 21 settembre 2020, che convoca gli elettori italiani per votare e decidere su una riduzione consistente del numero dei parlamentari, dagli attuali 945 a 600, è il primo grande appuntamento politico nazionale dopo l'epidemia e le misure di limitazione della libertà personale e sociale imposte agli italiani dal Governo Pd-M5S. Un momento di verifica decisivo anche perché decidere con un No o con un Sì la riduzione della rappresentanza costituzionale e sovrana è un atto che può incidere direttamente sulla trasformazione della democrazia e sulla sua involuzione e/o involuzione istituzionale.


di Vito Barresi

Personalmente ho già scelto, soprattutto dopo quanto avvenuto nella lunga e difficile stagione dell’emergenza, in cui si è governato a colpi di Decreti Presidenziali, anche sospendendo alcuni capisaldi costituzionali altrimenti intoccabili, di votare No, in difesa dei valori costituzionali e delle prerogative fondamentali del popolo di esprimere sempre e in ogni luogo della democrazia italiana, la più ampia, libera, forte e plurale rappresentanza parlamentare.

Un conto è la Casta degenerata e opportunista, ben altro sono i principi della Costituzione Italiana. Un conto è il degrado della politica, ben altro è la Politica in quanto orizzonte della partecipazione e della formazione delle scelte civiche, territoriali, nazionali, europee, mondiali.

L’antipolitica all’italiana è sbrigativamente qualunquista e furbescamente opportunista. L’antipolitica dei vaffanculisti della prima ora, aizza polveroni e alza le proprie “grida scandalizzate” contro la Casta altrui con il solo obiettivo di decidere regole e condizioni per difendere la propria posizione di vantaggio anche se oggi si è vestita dei paramenti sacri e degli orpelli più vetusti dell’aristocrazia uninominalista, persino proponendo il voto a sorte e l’eliminazione dei “vecchi” dal diritto di voto.

Votare No significa fermare e limitare il potere in ascesa di un “nuovo ceto politico” ambiguo e amorfo, senza alcuna base ideale solida, funzionalista e strumentale alle sole logiche degli interessi più forti e prevalenti, una nuova casta padrona che intende mettersi al riparo dai legittimi controlli che provengono dal “territorio” e dalla pubblica opinione civica e diffusa.

Voto No, perché sono contro il loro tentativo oligarchico e reazionario, di voler dividere la società italiana in nobili e plebei, premiando i notabili e colpendo i diritti dei plebei, strumentalizzandone cinicamente le sofferenze economiche e gli svantaggi relazionali.

Voto No alla riduzione dei Parlamentari, perché diminuirne il numero è per certi versi persino infidamente antidemocratico e golpista”, in quanto questa diminuzione della platea è finalizzata a rafforzare la “nuova casta padrona”, cioè a solo favore di una ristretta élite di potere che diventerà la proprietaria anche aziendale e assoluta di tutti i meccanismi di selezione della dirigenza politica parlamentare e a ogni livello nazionale, regionale, comunale ed europeo.

Non per essere lugubremente dietrologisti ma il profilo della scena che vorrebbero imporre con il falso referendum assomiglia “mostruosamente” a quel famigeratopiano di rinascita democratica” della P2 di Licio Gelli, non a caso promotore di un minaccioso schema politico istituzionale molto simile alla riforma che si vorrebbe gabbare come avanzata, efficientissima e progressista.