Se immaginiamo le elezioni in forma di opera teatrale, per assistere al finale ci vogliono tre atti: ora siamo praticamente sul chiudersi del sipario del primo, tutto dedicato alla selezione e composizione degli attori scelti per recitare la commedia davanti ad una platea di spettatori che, nel terzo atto, sarà chiamata a conferire la palma o l’oscar di migliore attore.
Ora, nel prendere in considerazione la “compagnia”, il gruppo di attori, comparse e protagonisti di rosso vestiti, che dovrà recitare la parte del centrosinistra, non si può che rimanere desolati, basiti e terrorizzati dinnanzi allo spettacolo deprimente in cui si trova un arco di forze che va dal Partito Democratico fino agli ultimi centristi di stampo ex democristiano.
È come trovarsi difronte alle macerie di Ercolano e Pompei. È come assistere agli ultimi giorni di un’epoca che, probabilmente, a settembre conoscerà non l’inizio dell’autunno ma l’inverno più cupo e triste di forze, culture e personaggi, che pure potevano vantare i loro antichi natali ideologici nel caldo sole dell’avvenire.
Ciò che ai crotonesi - dopo la pandemia di coronavirus - dice la sinistra, attualmente acefala e senza alcun capo di prestigio e di spessore politico-culturale, è soltanto astio, divisione, contrasto, arroganza, autoreferenzialità, frammentazione, senza alcuna capacità di analisi politica e territoriale, senza alcuna progettualità in grado di aprire alla città nuove finestre sul futuro ma soltanto un baratro infernale sul più distante ma anche recente passato.
È chiaro che dopo la disastrosa parentesi della precedente amministrazione comunale, che è bene ricordare essersi sfarinata in seguito all’incriminazione del sindaco e di altri e vari assessori e dirigenti da parte della Procura della Repubblica, dunque un’amministrazione caduta sotto i colpi della “questione morale”, i crotonesi si aspettavano una forte autocritica e una riflessione sincera, ampia e profonda, che in questo primo atto, sull’ala sinistra, è totalmente mancata, dissolvendo nel nulla e, senza alcuna ammissione né pentimento, gli errori e le colpe commesse, molto gravi e continuate.
Una sinistra praticamente divisa in tre tronconi tra di loro in furibonda lotta potrebbe addirittura scaraventare questa città in un vero e proprio inferno etnico di tipo balcanico e jugoslavo, tant’è il pericolo di faide, la componente di odio e il quoziente di avversione tra i vari accampamenti dislocati in quest’area, fino al punto di sospingerla ad una lotta corpo a corpo, postazione per postazione, per abbattere e sterminare cugini, fratelli e sodali ritenuti nemici e avversari.
Neanche Gaetano Grillo con le sue doti classiche di anziano e blasé avvocato di provincia è riuscito nell’intento di riunirli, riappacificarli, sedarli e riconciliarli.
Nemmeno un professionista come Grillo, capace di leggere persino le sottili psicologie della sinistra locale e del Pd, è riuscito ad imporre la sua proverbiale abilità di ricompositore delle liti, neanche in veste di curatore fallimentare di un patrimonio storico dissipato e distrutto da una classe dirigente del Pd rimasta nientepopodimeno che orfana del compianto onorevole Rocco Gaetani.
Dopo il velleitario ed insignificante tentativo da parte di una sedicente sinistra civica e culturale, capitanata dal Circolo Arci di Crotone e da confusi comitati pro Magna Graecia; dopo il braccio di ferro tutt’interno ad una logica di guerre puniche nel Pd; dopo l’occulta regia di “manovratori” di varia risma; quel che resta delle tre sinistre a Crotone è soltanto un minuscolo e marginale sistema di potere personalistico che, ormai, non conviene più ad ampia parte della società e dell’economia locale.
Anzi, al di là del lodevole tentativo del “curatore fallimentare”, avvocato Gaetano Grillo, un simile ed insulso modo di far politica è diventato il vero e grande ostacolo per il rilancio di questa città.
Che non ha più bisogno di odiare qualcuno ma soltanto di poter uscire da una situazione indegna, indecorosa e non più sopportabile agli occhi della regione e del Paese.