Pd sempre più nel caos: Grillo ad un passo dal forfait e quel gran genio di Iacucci che riunisce gli alleati (degli altri)

18 agosto 2020, 14:05 Sr l'impertinente

“Il mondo è una interminabile sfilata di simboli”, sosteneva John Gardner. Appena riposta in frigo l’anguria di ferragosto il commissario provinciale del Pd, Franco Iacucci, è dovuto nuovamente correre a Crotone per cercare di sbrogliare la matassa delle liste del centro sinistra. Ma neanche in questa sua ennesima sortita in città ha potuto scrivere il lieto fine a questa storia, sempre più simile ad una telenovela in salsa bruzio-pitagorica, con qualche sentore perfino catanzarese (visti i referenti regionali delle parti in causa).


di Sr* l'impertinente

Da queste parti quando qualcuno sia ben lontano dall’obiettivo prefissatosi, si suole dire che gli manchi “la prima come la chitarra”: intendendosi in questo caso il candidato a sindaco della coalizione.

In realtà, il “prescelto” sarebbe stato pure trovato, Gaetano Grillo, ex sindaco e storico dirigente del Pd, che però aspirerebbe a veder la dote della sposa, intendendosi la coalizione che fu del centrosinistra.

Il pezzo pregiato - promesso ma non ancora visto - sarebbe il simbolo del Partito democratico, che lo stesso Iacucci si era affrettato a rassicurare di detenerne il “titolo”, ma che però tarda e fin troppo ad arrivare: e la cosa comincia ad infastidire lo sposo.

Al grido di ccà nessuno e fesso ma anche al motto caro all’ex sindaco Ugo Pugliese, “pagare moneta, vedere cammello”, Grilllo si è preso o, meglio, ha dato 24 ore di tempo a Iacucci per risolvere la questione: altrimenti salta tutto.


“Il simbolo sta

al sentimento

come l’allegoria

sta al pensiero”.

(Alain)


Se quel “benedetto” simbolo non dovesse arrivare, Grillo, infatti, si ritirerà dalla contesa e il centro sinistra tornerà al punto di partenza, con l’aggravante che questo caos scoppierebbe proprio a pochi giorni dalla scadenza della presentazione delle liste, ovvero il prossimo sabato.

Ma, da quanto si è appreso, il simbolo non arriverà affatto ed il commissario dem, per uscire dal cul-de-sac in cui si è andato a cacciare, stavolta dovrà estrarre dal cilindro davvero un bel coniglio se non vorrà fallire nella sua missione elettorale.

E dire che, solo fino a pochi giorni fa, lo stesso Iacucci ostentava sicurezza, quasi al limite della superbia, con affermazioni del tipo “il simbolo è mio e me lo gestisco io” di sessantottina memoria.

Era arrivato a scrivere, sempre il buon Iacucci, non solo che la gestione del “brand” spettasse alla federazione provinciale ma anche che non vi fosse alcun dubbio in merito su questa vicenda che oseremmo definire al limite del paradossale.

E meno male, verrebbe da sbottare, visto quanto stia avvenendo in queste ore e che rischia di danneggiare un partito che, davvero, sembra studiarle tutte ma proprio tutte per farsi male da solo, trovandosi nemici sempre al suo interno.

Come se non bastasse, poi, il commissario provinciale aveva pure assicurato, e con tono trionfante, che il simbolo del Pd avrebbe campeggiato sulle schede elettorali accanto al nome di Gaetano Grillo, che adesso naturalmente chiede il conto.


“La presenza dei simboli

nei sogni per alcuni versi

facilita la loro interpretazione,

ma la rende per altri versi

più difficile”. (Sigmund Freud)


Anche nella visita di ieri di Iacucci, a Crotone, non son mancate le sorprese, rappresentate in questo caso dall’incontro con la segretaria cittadina del Pd, Antonella Stefanizzi, con cui i rapporti non possiamo certo dire fossero idilliaci.

Su cosa si siano detti in quell’incontro, il primo appunto dopo il lungo periodo di gelo, non è dato di sapere ma è questo, comunque, giù di per sé un dato di significativo, visto che nelle sue precedenti visite il commissario aveva visto tutti, perfino esponenti del centrodestra, tranne che la stessa segretaria Stefanizzi.

Aveva infatti incontrato, nell’ordine, Leo Pedace (ogni volta sia stato in città), Luca Mancuso ma anche Giovanni Capocasale, oltre che Filippo Sestito, che era stato colui che aveva introdotto il candidato Grillo per poi candidarsi a sua volta e ritirarsi.

In fondo, però, quando a bocce ferme si analizzerà l’azione portata avanti dal commissario provinciale e presidente della Provincia di Cosenza, comunque gli andrà riconosciuto almeno merito, cioè di aver ricompattato uno schieramento: poco importa che sia quello degli avversari, il centrodestra, e non il suo che invece è più diviso di prima.

Infatti, proprio quando si stava sancendo l’accordo con i movimenti, Impegno comune di Pedace e Mancuso, e Krotone da vivere di Capacasale e Bianchi, questi sono passati nel centrodestra, appoggiando il candidato Antonio Manica.

Davvero una mossa da maestro quella di Iacucci che è riuscito in ciò in cui, in precedenza, avevano fallito personaggi del calibro di Mimmo Tallini, Baldo Esposito e finanche la presidente Jole Santelli.


“Ciascuno legge

ciò che vuole leggere.

Le parole non sono

che un insieme di simboli

che si adeguano sempre

ai nostri gusti”.

(José Carlos Somoza)


Tornando al simbolo del Pd: il commissario provinciale nel rivendicarlo ha più volte citato il “sacro testo”, lo statuto del Partito democratico che a suo dire ne stabilirebbe con certezza le modalità di assegnazione.

Peccato che, nell’avvertire Iacucci di aver preso un abbaglio, Marilina Intrieri prima e la Stefanizzi poi, abbiano citato lo stesso documento e rivendicato gli stessi diritti.

Sarebbe davvero un bel caso di studio questo statuto, se può essere interpretato in modo diametralmente opposto da due parti confliggenti e, per giunta, su un aspetto così importante come l'assegnazione del simbolo.

Tra i due litiganti - come si suol dire - il terzo gode: in questo caso gli indizi portano diritti diritti ad Enzo Sculco, “maestro” delle strategie politiche e che siamo certi stia già orchestrando un altro colpo sul tavolo da gioco delle Comunali.

Certo, anche lui riteniamo avrebbero avuto piacere nel vedere il simbolo assegnato alla parte del Pd con cui è alleato, ma la partita che si sta giocando è perfino più importante, con all’orizzonte l’Opa che da tempo pare aver lanciato sul Partito Democratico.

Ed i tempi di acquisizione è lecito pensare si accelereranno se andrà a segno il colpo di arrivare al ballottaggio con il resto del partito avverso, invece, ridotto ai minimi termini dopo l’ennesima sconfitta sancita dalle urne.


“L’arte è un simbolo

perché l’uomo

è un simbolo”.

(Oscar Wilde)


Giusto perché di confusione ce ne era già poca, ad alimentarla ulteriormente ci hanno pensato componenti di spicco delle segreterie regionale e nazionale del partito, nelle persone di Stefano Graziano e Nicola Oddati.

Graziano, che aveva legittimato con la sua presenza l’assemblea cittadina che ha votato per l’alleanza con l’area Sculco, aveva comunicato infatti l’attribuzione del simbolo a Iacucci per poi far trapelare trattarsi di un mero errore materiale, insomma: avevano scherzato!

Il responsabile del Sud del Pd, non con una nota ufficiale quanto invece con un’intervista, aveva difatti lasciato intendere che fosse sulla stessa linea del commissario provinciale, ma non è stato conseguente nei fatti.

Se non fosse in gioco una posta importante come il futuro della città di Crotone, già sull’orlo del baratro, ci sarebbe proprio di che ridere (per non piangere) su questa vicenda che farebbe invidia ad un testo da teatro dell’assurdo di Ionesco.

Al Pd crotonese non son bastate le innumerevoli batoste prese in questi anni con il conseguente calo di consensi ma continua a recitare lo stesso copione di sempre, all'insegna di liti e contrasti interni.

Ma anche gli attori, in fondo, son sempre gli stessi ed a nessuno, finora, è mai venuto in mente che forse non sappiamo affatto stare in scena? D’altronde ciò che conta è pur sempre il cachet!

*Simbolo dello Stronzio