Enzo Sculco tenta di far dimenticare ai crotonesi che ha consegnato la città al commissario prefettizio, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. “Brancaleone” Sculco (perché a Crotone il vero, unico allestitore di “armate Brancaleone”, da anni, è proprio lui, soltanto lui), in una recente intervista rilasciata a “Il Quotidiano del Sud” cerca di creare nebbia per nascondere il fallimento della sua ultima armata, quella che aveva espresso Ugo Pugliese come sindaco.
di Sergio Iritale
Ora siamo a una nuova puntata del sequel, sempre più scadente, sempre più ripetitivo, con la pretesa di proporci una trama nuova quando, invece, la sceneggiatura è sempre la stessa: nuove comparse, nuovi soldatini, un solo, mai rimosso regista.
Lui, Enzo Sculco, ai cui piedi si raccolgono truppe allo sbando, improbabili cercatori di pepite in una città che di pepite non ne ha più.
Che in una siffatta compagnia possano trovare posto spezzoni di quel partito ormai estinto che è il PD crotonese, grazie ai colpi che gli hanno inferto proprio questi signorotti di quel teatrino politico che mortifica la città da troppi anni, non mi sorprende.
Erano stati eletti per fare opposizione, hanno finito, molti di loro, per sostenere in Consiglio Comunale l’amministrazione Pugliese. Strabicamente, trovavano le sedi di riferimento a Via Roma o a Via Firenze, mai a Via Panella.
Ma una domanda vorrei porla al regista del sequel: non è strano che la vicenda della candidatura di Grillo, condotta da Vallone, si sia conclusa con un nulla di fatto?
Che il simbolo del PD sia rimasto nel cassetto cosicché l’armata Brancaleone non ne subisce danno?
Non è strano che ci siano stati incontri tra Iacucci ed esponenti dei piddini di obbedienza sculchiana e che, guarda un po’, alla fine il Pd non abbia presentato lista?
Non è strano che il commissario regionale del Pd, Graziano, non abbia aperto mai bocca, consentendo a tipi come Marilina Intrieri (!) di sostenere che il vero Pd erano lei e gli altri amici di cordata?
Non è strano che siano avvenute manovre trasversali, a volte inconfessabili, ma evidenti a chi ha occhi per vedere e cervello per giudicare?
Chi, allora, sta dietro chi? Non è strano che le cose denunciate dallo stesso Gaetano Grillo dopo la sua rinuncia non siano state, fino ad oggi, smentite?
A chi dunque, bisognava restare fedeli? A un partito che abdicava, abbandonando totalmente il campo? Da chi si sentiranno delusi e traditi gli elettori del centrosinistra, da chi non ha voluto perpetuare una recita ipocrita di appartenenza a un mondo scomparso o da chi li ha lasciati, colpevolmente e forse volutamente, privi della possibilità, del diritto di esprimere con il voto il loro orientamento politico e la loro dedizione ai valori e agli ideali della loro vita?
Bene, ho già perso troppo tempo. Penso che i crotonesi abbiano altri, più importanti problemi a cui pensare, quasi tutti eredità delle “invenzioni” del monarca di Via Firenze, dei suoi adepti e delle sue epocali alleanze politiche (qualcuno ricorda Mario Oliverio, le sue passeggiate per Crotone e i tanti sgarbi fatti alla città?).
Ora è tempo di liberare Crotone dalle sue mire, è tempo di liberare Crotone dai fallimenti ultradecennali di un centrosinistra slegato dalla società, lontano dai giovani e dalle loro istanze, incapace di immaginare un futuro sulla cui costruzione impegnare energie e competenze.
Un centrosinistra incolore, scialbo, inabissatosi nelle eterne e mai risolte guerre tra clan, personaggi, rivalità, inconcludenze.
Crotone ha sprecato dieci anni col centrosinistra, dopo che la sua crisi aveva regalato la città a Senatore, e poi altri anni con l’ultima armata fallimentare, anni in cui il ruolo e il peso di Enzo “Brancaleone” è stato sempre preponderante.
Ora vogliono farci credere che hanno allestito un transatlantico, ma è solo una piccola paranza che affonderà come le altre. È tempo di voltare pagina, di restituire centralità alla politica, anche alla politica che si esprime attraverso i partiti.
Il deficit politico e democratico di cui parla il “padrone” di Via Firenze è tutto lì dove decide uno solo, dispone uno solo, distrugge uno solo: non ci sono partiti, non ci sono organismi politici, non c’è confronto.
A quale politico della vecchia classe dirigente democristiana, che tanto lustro ha portato alla città, si è ispirato per la sua condotta di spregiudicato avventuriero? Che ci sta a fare un giovane con questo soggetto degno di stare nella bolgia n. 5 di Dante?
Che in una famiglia, poi, i singoli componenti possano essere autonomi e liberi nelle proprie scelte è qualcosa che lui non arriverà mai a concepire.
Che le scelte dei padri non debbano impegnare quelle dei figli è un semplice principio democratico che lui non arriverà mai a concepire.
Ai crotonesi, la prossima, definitiva parola. La riscossa è possibile ed è tutta nelle loro mani. Riflettano bene, c’è in gioco l’avvenire di intere generazioni.
***
Le opinioni espresse in questa pagina non impegnano in alcun modo la nostra testata rispecchiando esclusivamente il pensiero dell’autore a cui viene rimandata ogni responsabilità per quanto in essa contenuto. La testata resta comunque disponibile a pubblicare integrazioni, risposte e rettifiche a quanto riportato e a firma di chiunque sia direttamente o indirettamente coinvolto.