Il male oscuro del ‘Calabro-Leghismo’. Salvini in Calabria tra avide ambizioni e vecchie faide della politica

5 settembre 2020, 08:25 Politica.24

Sull’ibrida sperimentazione effettuata tra un vecchio ceppo calabrese e l’innesto del più fresco germoplasma della Lega Salvini, si potrebbe scrivere persino un trattatello neo-lombrosiano dal serioso titolo "Il fenomeno del Calabro-Leghismo tra Politica e Antropologia sociale". Non già per pura accademia quanto per enucleare, nel vivo di quel laboratorio etnico che si chiama "Regione Calabria", i “peccati” capitali, altrimenti tipizzabili in quanto errori basilari, tutti i punti di debolezza che potrebbero presto portare anche all’implosione di ciò che sembrava l’ultima spiaggia, l’urlo leghista e salviniano, su cui impiantare una nuova stagione e un diverso stile nell’impegno pubblico e istituzionale di una nuova classe politica calabrese.


E, invece, la Lega di Matteo Salvini, in Calabria, pare vada assumendo di giorno in giorno, quasi lombrosianamente le tare ereditarie e le deformazioni genetiche di una regione in cui da sempre, nella politica come nella realtà sociale, prevalgono le faide, le contrapposizioni, le vendette, i veti incrociati, in breve un clima di rissa e di odio diretto, individuale e di fazione, che impedisce ogni civile e democratica vita di partito.

A meno che non si pensi che la vice presidenza di Nino Spirlì abbia ottenendo risultati politici rilevanti, il progetto politico della Lega in Calabria sta per fallire e a Matteo Salvini qualcuno dovrebbe ricordare che questa vicenda delle nomine di sottogoverno avrà il suo peso negativo anche sulle elezioni amministrative a Reggio Calabria e a Crotone.

Erano forse queste le positive ambizioni del progetto Lega di Salvini in Calabria? Forse qualcuno dei suoi vuole fare dimenticare ai calabresi che in campagna elettorale il leader leghista aveva promesso che, andati al governo, i suoi uomini si sarebbero occupati di agricoltura, turismo, sanità e montagna. Soprattutto di agricoltura. Nulla di tutto questo.

Certamente non basterà un Calabretta alla Sorical e una Mancuso a Calabria Etica per poter sbandierare, tra un selfie e l'altro, che la Lega è davvero il motore del cambiamento.

Bramosi di potere e collocazioni di vantaggio, chi fa parte del solito ristrettissimo gruppetto di calabresi che sta spingendo affinché la Lega mandi una lombarda alla guida di Calabria Etica?

Anna Mancuso, architetto che vive da sempre a Monza, ex senatrice eletta nel Lazio (per scorrimento mortis causa), potrebbe essere la seconda delle indicazioni della Lega di Matteo Salvini alla presidente Santelli per ricoprire ruoli di sottogoverno.
La seconda dopo quella di Calabretta posto ai vertici della Sorical.

Le voci nelle stanze della politica si rincorrono, in attesa di possibili decisioni concrete: la Mancuso andrebbe a governare Calabria Etica, il carrozzone in liquidazione da anni ed oggetto anche di significative inchieste della magistratura.

“Proprio la svolta che i leghisti nostrani chiedevano” si ironizza nelle stanze della politica calabrese e negli ambienti in cui è abitudine parlare di governo e di sottogoverno.

Calabria Etica è in liquidazione da anni e potrebbe essere chiusa con pochi passaggi amministrativi, invece che assistere a un debito in aumento anche a causa dell’indennità al liquidatore.

I malumori interni alla Lega di Calabria si infittiscono sempre di più, specialmente sul finire di quest’estate densa di problemi, vissuta nella costante paura di una ripresa della pandemia, per cui negli ambienti, sulle chat e nei social su cui si dipana il dibattito e il confronto tra la base e la dirigenza calabro leghismo, si sentono boatos contro un’eventuale scelta di questa natura, che rappresenterebbe una grande ipocrisia politica della Lega, uno schiaffo all’orgoglio calabrese di quanti giovani e professionisti si vedrebbero ancora una volta “scavalcati da una persona che in Calabria ci è solo nata, che non ha alcuna competenza certificata nell’ambito. Del resto il curriculum professionale dell’architetto Mancuso potrebbe essere ben speso nel privato. Perché inviarla, se fossero vere le anticipazioni di corridoio, alla guida di Calabria Etica?”

Voci e posizioni che si rincorrono su Anna Mancuso che viene biografata non per diretta conoscenza sul territorio ma per i si dice, per spezzoni di notizie e informazioni curriculari, tipo “pare sia entrata in contatto con Matteo Salvini tramite il commissario regionale Cristian Invernizzi, con il quale peraltro i rapporti politici si sarebbero raffreddati”.

Sotto il cielo blu dei “calabro-leghisti” si avverte sempre più astio, confusione e sconcerto, persino un principio di delusione, la tentazione dell’abbandono e della transumanza altrove a dar peso ai rancori di chi si chiede “a che titolo e per quali meriti politici la Mancuso verrebbe indicata dalla Lega per un posto di sottogoverno? A seguito di una visione meramente colonialista della Lega di Salvini? Quello stesso spirito colonialista e nordista che invece il leader della Lega tenta di allontanare da sé quando gli piovono critiche del genere in tutto il Sud Italia?"

Salvini, nell’ultimo tour politico-elettorale, ha detto che in Calabria la gente chiede lavori produttivi e non assistenza, opportunità e non prebende o poltrone, sviluppo economico vero e non logiche del tirare a campare, meritocrazia e non vecchia politica.

In questo contesto di alti valori come si collocherebbe un’eventuale nomina per Anna Mancuso? Quale messaggio politico giungerebbe a elettori, militanti e dirigenti?