Nel Cortile di Francesco si sono ritrovati, rigorosamente a norma anti Covid presenti e distanziati, per interrogarsi su “La Trasformazione dei Mercati”, sotto la regia intelligente della moderatrice Agnese Pini, direttore de “La Nazione” che, con dolce quanto incisiva grazia, ha saputo raccogliere le analisi e le risposte, le ansie e le speranze, di Claudio Descalzi, Amministratore Delegato Eni, Luigi Gubitosi, Amministratore Delegato Tim, Fabio Maria Lazzerini, Amministratore Delegato Alitalia, Gianfranco Battisti, Amministratore Delegato Ferrovie dello Stato Italiane e Stefano Antonio Donnarumma, Amministratore Delegato Terna.
di Vito Barresi
Periodo indimenticabile, frattura storica vera e propria tra un prima e un dopo, tanto che in quel tempo inedito, assurdo e inaspettato bisognava ritrovare a ogni istante la necessaria concentrazione delle scelte, nella solitudine del ripensamento e della riflessione, non sbagliare il dettaglio giusto nascosto nella mappa dei sentimenti, emozioni, preoccupazioni, paure e angosce, discernimenti e valutazioni, da cui ricavare una più forte carica d’interiorizzazione, persino accenti teologici, riassunti nel passo lungo e diverso che De Scalzi riesce a dare alla sua analisi, secondo cui
“quando parliamo di cose, quando parliamo di cambiamento e di migliorarsi, i discorsi dalla materialità dei mercati devono passare più a un profilo spirituale… Dopodiché il ricordo di quello che si è passato deve rimanere, devono esserci delle azioni strutturali per essere più resilienti che è, infatti, uno degli obiettivi del Recovery Fund, cioè in generale di forti interventi istituzionali, che puntano alla crescita e alla resilienza, quindi creare una società che abbia meno debolezze intrinseche”.
Quella di De Scalzi è testimonianza diretta, “account” etnografico di vita aziendale per una memoria storica nazionale, sinteticamente offerta in forma di rapidi scenari del post Covid italiano, sugli esisti e le ricadute di una pandemia inquadrata in quanto
“una grande anomalia che ci pone tutti sullo stesso piano davanti alla morte, davanti alla vita, davanti alla paura di un virus che non vedi. Per questo io penso che il solo l'elemento che alla fine porta a una maggiore solidarietà è il fatto che soffrendo tutti insieme si capisce anche la sofferenza dell'altro e quindi forzatamente si deve migliorare. Chiaramente il Covid ha trovato in generale nel mondo, una società molto debole che attraverso un modello di sviluppo che ha già avuto dei tentennamenti, delle crepe pesanti nel corso degli ultimi decenni, ha creato sempre di più società con un divario, un gap da un di vista sociale e culturale, esistenziale, e tanta povertà, fame, mancanza di energia. E’ chiaro che in una situazione che è stata resa più fragile dalla mancanza di solidarietà e di attenzione all’altro, quando arriva una pandemia che ci rende tutti uguali, quando il nostro modello di sviluppo non ci pone in una situazione di uguaglianza, bisogna cambiare”.
Alla dr.ssa Agnese Pini, coordinatrice dell’incontro, che gli chiede in quali tempi compatibili si potrà sperare di essere migliori dopo un lockdown che ha scosso nel profondo strutture economiche, quadri sociali, resistenza psicologica e tessuto politico istituzionale del Paese, De Scalzi risponde con dati e riferimenti imprenditoriali precisi e specifici che dovranno segnare il passaggio a una nuova fase di crescita per il sistema, nella cornice di un ampio rinnovamento ecologico e ambientale:
“Diciamo che quando si parla di queste grosse trasformazioni il discorso del profitto immediato è abbastanza difficile. Se in questi cinque anni avessi guardato solo al profitto, non avrei fatto un investimento in ricerca e sviluppo ma avrei comprato delle cose, avrei 4 miliardi in più, come pure avrei un sacco di ricercatori in meno, gente molto arrabbiata, e non avrei un futuro. Quindi gli investimenti che stiamo facendo adesso sono di accelerazione. Perché a mio avviso l'industria petrolifera nel suo totale se non guarda all'ambiente avrà pochissimo spazio davanti. Per cui se voglio vedere un Eni che sarà diversa ma ancora viva e forte, e che riuscirà a dare un servizio completamente pulito, devo investire adesso e non domani”.
Dal suo angolo visuale si intravede lo spaccato di un contesto, un’anteprima, simile a un già e non ancora si diceva una volta, in cui si narra il vissuto di mesi, settimane, ore e giorni difficilissimi, lo svolgimento di un attraversamento nel terribile mare in tempesta, scosso e sconvolto da un demone virale sconosciuto e assassino, che ha infranto sicurezze e certezze di un Paese intero, ma che vanno al più presto recuperate, restaurate, rilanciate, puntando sulla genialità dei ricercatori, sull'audacia degli imprenditori, sulla visionarietà dei leader che agiscono sul terreno dell’economia, dei sistemi social, delle ingegnerie etiche e spirituali:
“è chiaro che noi abbiamo lavorato in modo anche ‘speculativo' per prepararci a un Eni diversa. Perché la mia sensazione, per me che sono da 40 anni nel petrolio, nel gas, e nell’energia, è che se dovessimo rimanere così nei prossimi 4-5 anni, fra 10 anni non esistiamo più. Abbiamo quadruplicato il numero dei ricercatori. Tutto questo è redditizio se la ricerca ha un 'time to market' veloce. Cosa vuol dire? Solitamente la ricerca viene fatta in serie, cioè c’è la ricerca scientifica, poi ce lo sviluppo tecnologico, poi c'è un implementazione di un prototipo, dopo c'è la parte industriale. Investendo così tanto ho dovuto cambiare e mettere in sovrapposizione i segmenti. Tutta la parte di modellizzazione e tutta la parte prototipale è stata fatta praticamente insieme. L'abbiamo parallelizzata, messa in parallelo, e poi abbiamo lavorato col mercato finale per fare promozione. Quindi, chiaramente, fra 3-4-5 anni noi dobbiamo essere radicalmente diversi. Tanti sono gli elementi di diversità. Tutti i prodotti che vendiamo dovranno essere decarbonizzati. È questo il solo modo per trasformarsi, accelerando i tempi dopo il Covid”.
Incontro essenziale, attento, ben misurato negli interventi e nelle singole esposizioni particolari. Con un approccio integrato e connesso tale che se non è stata una 'confessione' tra le quinte ascetiche di Assisi, c’è comunque in pensieri, opere e parole, tutto il succo vero di un tumultuoso racconto mozzafiato, quasi il registro con toni epici e letterari, di una imminente “Storia della Pandemia italiana nell’anno 2020”, prime pagine di un capitolo preprint originale e avvincente.