Inoppugnabilmente, qualunque sarà il numero reale del voto espresso dai crotonesi in questa tornata elettorale, il suo valore si sostanzia nella netta e altisonante sconfitta del modello politico fin qui rappresentato nel centrosinistra e nel sistema locale e provinciale dalla leadership e dal comando di Vincenzo Sculco. È lui il vero, unico e grande perdente nella non “allegra” compagnia di un Pd ridotto a “morzello”, frantumato e definitivamente cancellato, almeno per il momento, dall’agone democratico pitagorico.
Se saranno confermate le intenzioni di voto fotografate dagli exit poll (QUI), sarà altrettanto poderosa e significativa la plebiscitaria vittoria dell’alternanza nelle sue varie sfaccettature, rappresentate in maggioranza “localista” da Vincenzo Voce, in “concorrenza” da Antonio Manica e in “minoranza” da Andrea Correggia.
Se si esclude quest’ultima, abbondantemente fuori dal ballottaggio, la partita adesso si potrebbe giocare direttamente tra Voce e Manica che - se dal punto di vista degli schieramenti non rappresentano gli antipodi classici - dovranno per questo presentare programmi annuali, triennali e quinquennali, convincenti ed attuabili, nonché nomi e cognomi di squadre assessorili composte da persone sufficientemente preparate ad affrontare con perizia e capacità i disastri lasciati dalle precedenti amministrazioni e dal più recente commissariamento prefettizio, tipo rifiuti, urbanistica, viabilità e traffico, lavori pubblici, commercio e fieristica, sanità di base e ospedaliera, scuole pubbliche, impianti sportivi, stadio, aree archeologiche, beni culturali, povertà e servizi sociali, partecipate, ecc. ecc.
Una possibile vittoria di Voce confermerebbe non solo il totale disinteresse da parte di alcuni tra i principali partiti nazionali verso Crotone ma anche, in positivo, l’ora zero per avviare un ricominciamento della democrazia comunale, territorialmente protesa alla costruzione di un diverso rapporto tra città, Regione e Governo centrale.
Inoltre, accanto al pesante colpo inferto dagli elettori al centrismo e al “pansindacalismo” marca Sculco e ai più bellicosi, indomabili e irriducibili ultimi “boia chi molla” dell’ei fu siccome immobile Partito Comunista di via Panella (in cangiante, camaleontica e mutevole versione storica Pds, Ds, Progressisti e Partito Democratico) ciò che appare eclatante è la disfatta verticale del Movimento 5 Stelle crotonese, l’insufficienza manifesta del suo attuale portavoce Correggia che ha portato “finito” il principale partito di governo, movimento in cui starebbe per aprirsi una resa dei conti feroce e sanguinaria, il cui esito potrebbe sfociare nell’eclatante espulsione di qualche parlamentare che si è posta in aperta ed evidente posizione di rottura, per ancora non ben chiari motivi carrieristici, opportunistici e persino scissionisti.
Si tratta poi di capire che cosa accadrà in quella “terra di nessuno” in cui è stato ridotto un centrosinistra completamente devastato e desertificato dal verticismo assolutistico dello “sculchismo”, vale a dire chi riuscirà a pescare meglio in questo mare prosciugato di voti, figure controfigure e portatori d'interessi già abbondantemente saccheggiato dallo stesso Voce e non solo.
Ora il nostro auspicio è quello che i due candidati in lizza, presumibilmente al ballottaggio, sappiano parlare ai crotonesi più sinceramente, più propositivamente.
Senza cioè quei tatticismi propagandistici che non avrebbero più senso di fronte alle ardue prove a cui sono chiamati, in primo luogo il Bilancio di Previsione 2021, già approvato dalla Commissaria, e che, appena dopo il secondo turno, sarà ben in vista sulla scrivania del prossimo sindaco.
Un documento che non potrà certamente essere considerato come una specie di polizza assicurativa da esibire per i primi 12 mesi di sindacatura, magari giustificandosi col non aver contribuito in nessun modo alla sua stesura.