Dal 24 settembre in libreria l’ultima opera del matematico Umberto Bottazzini, "Pitagora, il padre di tutti teoremi”, un'avvincente avventura nella mente pitagorica che si apre con le parole del Premio Nobel per la Letteratura, Wislawa Szymborska, la schietta confessione, ora nelle pagine di “Letture facoltative”, della poetessa polacca, di non avere alcuna “difficoltà a immaginare un'antologia dei più bei frammenti della poesia mondiale in cui trovasse posto anche il teorema di Pitagora”, perché, più che altrove, solo “lì c'è quella folgorazione che è connaturata alla grande poesia, e una forma sapientemente ridotta ai termini più indispensabili, e una grazia che non a tutti i poeti è stata concessa”.
di Vito Barresi
Presentato al Festival della Scienza e della Filosofia, da un recensore di grandissimo prestigio artistico e culturale, Ferdinando Scianna, uno dei massimi maestri della fotografia contemporanea, questi ha gustosamente impostato la sua riflessione sul filo di una saggia e colta ironia.
Ammettendo subito di aver goduto in anteprima della lettura del testo, specie quando Bottazzini ha tratteggiato il profilo di un Pitagora che scopre e codifica il mondo delle cose animate e inanimate, secondo il senso di una non ancora vasta ed elaborata categoria dell’armonia cosmica.
Tutto e nell'insieme sull’abbrivio di un'intuizione che va oltre il bello in quanto incanto dell’universo, raccolta nel silenzio ricco e suggestivo della contemplazione di un cielo stellato sopra le spiagge di Crotone e le rive joniche del Mediterrano magno-greco, laddove il Kosmos si tocca, si respira per dirla con George Steiner, proprio come fosse un cosmetico, un profumo, dunque, un essenza che rigenera e lenisce, in una parola con quel termine prima usato per indicare il belletto delle donne, la cosmetica esattamente.
In breve, con un lampo di genio olimpico, tutte le cose che rendono belle le donne e non solo, cioè l’essere armonioso, la bellezza, che si potrebbe dire botticelliana, raffaellitica, michelangiolesca, leonardesca, sta nella sostanza e nella forma dei volti del mondo, nella misura delle cose che ci circondano, nell’intuizione di un’altra dimensione del tempo e dello spazio che consente ai pitagorici di attuare per primi nella storia delle idee e dell’umanità un vero e proprio salto di qualità percettiva e scientifica.
Bottazzini, infatti, ci porta dritti nell'epoca lontanissima, siderale, del “big bang” da cui sgorgherà una visione culturale straordinaria, che fonda e radica il codice filosofico occidentale, semplicemente con pochi tocchi di bacchetta magica, gli stessi che con una formidabile energia generativa e produttiva, mettono in contatto e connessione bellezza e conoscenza, armonia e astrattezza, pensiero e realtà.
Ma ciò che suscita interesse e persino una certa “suspense” intellettuale è capire come nel corso dei millenni sia venuto a sedimentarsi, consolidarsi e persino strutturarsi un mito come quello di Pitagora, anche se poi qualcuno mette in dubbio che realmente egli sia davvero esistito, almeno a seguire le fonti quasi tutte composte su frammenti di frammenti, rimbalzi e notizie, citazioni e postille di altre precedenti fonti in un gioco a labirinto di rimandi e memorie orali.
Ci aiuta per questo l’affabulazione intrigante che Scianna ci offre di questo libro, collocandola nel registro altissimo dell’eloquio siculo.
Da questa sponda lo legge ad alta voce, lo declama e lo attraversa alla maniera di Ciullo d’Alcamo, raccontando la vita del crotoniate come una nenia orientale, una poesia cantata in terra d’occidente, quasi fosse Ignazio Buttitta che declama Pitagora di Samo, città d'origine su cui pare che siano tutti d’accordo, che poi sbarca a Crotone, in Italia, nella parte italiana della Magna Grecia, e qui lui fa capire agli altri che è un bel tipo, perché riesce subito, a quanto pare, a ritagliarsi un ruolo molto importante.
E non è che questo ruolo, se ho ben capito, dice Scianna, fosse basato esclusivamente sulla capacità di dimostrare la sua importanza scientifica. Anzi è che forse era un ciarlatano, un seduttore, un retore che faceva delle cose anche un po’ bizzarre, tipo fermare un’epidemia a Crotone, e oggi ne avremmo bisogno di uno come lui, per la Pandemia si che ci vorrebbe un Pitagora. Ma di lui si dice che la fermò davvero questa epidemia.
Insomma, ci sono delle cose affascinanti sul piano delle mitologie. Perché parlava pure con gli animali, tra le altre cose, e si racconta che parlasse con un'orsa e che la rese addirittura persuasa, parlandole nella sua lingua, sarà stato l'orsese?, di smettere di mangiare gli uomini, tanto che veniva considerato un santone, un uomo tra i pochi con un'influenza così formidabile nella storia della cultura e della scienza come Pitagora, pur avendo questo background, diciamo così, borderline.
Tutte cose che nella “biografia” matematica di Bottazzini danno ‘conto’ di un personaggio molto ambivalente, colui che secondo Bertrand Russell portò il disordine nel paradiso della filosofia greca, dunque, un serpente a sonagli che buttò veleno sulla ragione ellenica, ma che pure ebbe la genialità di staccare il discorso sui numeri e sulle figure dalla concretezza e materialità per portarlo sul piano dell’astratto, al livello della ricerca formale.
Tanto da far scrivere che Pitagora è stato certamente una figura carismatica ma al contempo anche un personaggio divisivo che suscitò ambiguità, incertezze, persino la taccia di essere pure un poco jettatore - sorride Scianna - un essere straordinario di cui alcuni dicevano che era un cialtrone altri che era il principe degli ingannatori e dei chiacchieroni, altri invece che era un divino sapiente.
Il libro ci offre pagine di inesauribile curiosità e approfondimento su questo mitico personaggio, la cui vita fu tutta giocata sulla commistione tra mistico e reale, nello specchio di mondi religiosi misteriosi, sospesi tra reincarnazione e trasmigrazione delle anime.
Tanto da far chiosare all’unisono Bottazzini e Scianna che Pitagora è Pitagora, niente di più né di meno, l’autorevolezza di un uomo che introdusse nel pensiero dell'umanità il termine filosofia. Non una cosa di poca rilevanza, tanto da consentirgli per primo nel creato a definirsi solo e semplicemente un grande filosofo.